SOZZINI (Socini), Alessandro
SOZZINI (Socini), Alessandro. – Nacque a Siena, dove fu battezzato il 7 marzo 1510, primogenito di Mariano di Alessandro e di Camilla Salvetti.
Discendente da una dinastia di celebri giuristi, quali il padre Mariano il Giovane, il prozio Bartolomeo e il bisnonno Mariano il Vecchio, Alessandro già dal 1527 studiava diritto civile all’Università di Padova, dove il padre insegnava dal 1525. Distintosi come consigliere della natio toscana, il 18 marzo 1531 entrò a fare parte della commissione dei riformatori dello statuto dell’ateneo patavino, ma non si laureò a Padova, bensì a Siena, dove conseguì il dottorato in diritto civile il 19 ottobre 1531, avendo tra i promotori un maestro della levatura di Filippo Decio. Al suo esame di laurea era presente, in qualità di testimone, l’amico Alessandro di Angelo Piccolomini, arciprete della cattedrale di Siena, che si sarebbe distinto come uno dei maggiori letterati senesi del proprio tempo.
Sozzini, appena laureato, fu condotto dal novembre 1531 alla lettura di Istituzioni giustinianee nello Studio patrio per un biennio con il salario di venticinque fiorini e tenne l’insegnamento per tutto l’anno accademico 1531-32, mentre partecipava alla vita pubblica senese come risieduto nella suprema magistratura del Concistoro per il bimestre gennaio-febbraio 1532, ma durante l’anno accademico successivo interruppe le lezioni presumibilmente tra febbraio e marzo del 1533. Si può ipotizzare che l’interruzione fosse dovuta al fatto che nel novembre del 1532 Sozzini era stato chiamato a leggere Istituzioni anche all’Università di Padova con il compenso ben più sostanzioso di sessanta fiorini anche «per satisfatione» del suo «excellente» padre, ma dalla stessa fonte si apprende che Alessandro, «per sui impedimenti», in quell’anno accademico non poté insegnare neppure nello Studio patavino (Archivio di Stato di Siena, Pergamene Bichi-Borghesi, P 233). In realtà il giovane giurista si stava preparando a sostenere l’esame finale in diritto canonico, che superò presso l’Università di Siena nell’ottobre del 1533, avendo per promotori Bernardino Buoninsegni e Marcello Biringucci, e infatti nel suo diploma di laurea si legge che, non accontentandosi di avere ottenuto il dottorato in diritto civile, si era in seguito applicato «summis vigiliis et lucubrationibus» allo studio del diritto canonico e «post tantos longos labores» era riuscito a conseguire il risultato desiderato (ibid., P 280).
In novembre, il doge Andrea Gritti comunicò alle autorità di Padova che il Senato veneziano aveva deliberato di affidare a Sozzini una lettura pomeridiana di diritto canonico con il compenso annuo di ottanta fiorini per un biennio, riservandosi la facoltà di poterlo spostare ad altro insegnamento secondo le esigenze dell’ateneo. In dicembre, infatti, Sozzini leggeva sicuramente nello Studio patavino e l’anno seguente passava alla terza lettura ordinaria mattutina di diritto civile, insegnamento che manteneva ancora nel giugno del 1535 e forse sino ai primi mesi del 1537, allorché il 5 marzo, sempre a Padova, ricevette, insieme con il padre, dall’arcivescovo Cesare Riario, patriarca d’Alessandria, il titolo di conte e cavaliere del Sacro Palazzo Lateranense con tutte le immunità e i privilegi connessi, come la facoltà di conferire i gradi accademici a chi fosse stato giudicato idoneo e di nominare i notai.
D’altra parte Sozzini non restò docente nel prestigioso ateneo dove la fama paterna lo stava probabilmente ponendo in ombra e nell’autunno del 1537 fece ritorno a Siena, dove insegnò diritto civile per tutto l’anno accademico 1537-38 e, sebbene con alcune interruzioni, anche negli anni accademici 1538-39 e 1539-40. Nello stesso tempo riprese a impegnarsi nella vita pubblica della sua città e dal luglio al dicembre del 1538 fu membro della magistratura dei quattro Regolatori, che tra le altre competenze aveva quella di rivedere la contabilità di quanti maneggiassero denaro pubblico. Inoltre, l’anno seguente prese in moglie, ottenendo in dote quattromila fiorini, una donna di famiglia illustre, Agnese figlia di Borghese di Pandolfo Petrucci e quindi discendente dei signori di Siena, dalla quale ebbe due figli: Fausto e Fillide. Non rimase estraneo alle vicende della famiglia paterna: nel gennaio del 1539 chiese e ottenne da Mariano, che risiedeva a Padova, il consenso ad assumere la tutela dei figli di Giovanni Sozzino e, nel settembre dello stesso anno, ritornò a Padova per assistere alle nozze della sorella Porzia con il giurista senese Lelio Pecci e in tale circostanza si incontrò con l’amico Alessandro Piccolomini, studente in quella città, a cui recò notizie sugli studi letterari e filosofici ai quali si stavano dedicando i comuni amici Marcantonio Cinuzzi e Marcantonio Piccolomini, tutti appartenenti all’Accademia senese degli Intronati, come lo stesso Sozzini, che in quella congrega era soprannominato il Ruvido.
Agli inizi dell’anno accademico 1540-41 Sozzini era ancora professore nel patrio ateneo, ma nello stesso tempo, il 25 ottobre, fu chiamato a insegnare nello Studio appena istituito a Macerata, dove probabilmente si recò tra la fine dell’inverno e gli inizi della primavera del 1541.
A Macerata, Sozzini morì il 26 aprile 1541 a causa di una grave malattia. Il suo corpo fu subito trasportato a Siena e il 2 maggio sepolto nella chiesa di S. Domenico, nel sepolcro di famiglia. La sua prematura scomparsa suscitò una forte emozione negli amici che, a cominciare da Alessandro Piccolomini, rievocarono la sua figura celebrandola in prosa e in versi.
Secondo una tradizione erudita Sozzini scrisse repetitiones sul Digestum novum e alcuni consilia, ma della sua produzione giuridica non si trova traccia ancorché presso i posteri si sia guadagnato l’appellativo di «principe delle sottigliezze» (Tedeschi, 1965, p. 298), né egli deve essere confuso con il letterato Alessandro, appartenente a un ramo collaterale e autore del Diario delle cose avvenute in Siena dal 20 luglio 1550 al 28 giugno 1555 e di un’Oda scritta con lacrime la notte XXIX di giugno del LII (I codici Palatini, 1889, p. 454).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Siena, Balia, 1013, cc. 22v, 97rv; 1014, c. 26v; 1018 (II), cc. 36v, 72v, 101r; 1019, c. 30v; 1020, cc. 51r, 79v; 1021, c. 21v; Biccherna, 1134, c. 144r; Diplomatico, Bichi-Borghesi, perg. P 233 (1533 novembre 17); P 280 (1533 ottobre 4); P 288 (1537 marzo 5); Gabella dei contratti, 362, c. 158v; Mss., A 63, c. 146r; A 65, c. 90r; Siena, Biblioteca comunale degli Intronati, Mss., P.III.4, c. 158rv n. 60; A.VII.36, c. 106r.
A. Piccolomini, Alexandri Aphrodisiensis in quatuor libros meteorologicorum Aristotelis commentatio lucidissima, Venetiis 1545, c. 55r; A. Piccolomini, I cento sonetti, Roma 1549, n. 82; C. Bargagli, Tractatus de dolo, Hanoviae 1604, p. 397; A. Fontana, Amphiteatrum legale seu Bibliotheca legalis amplissima, Parmae 1688, Pars secunda, col. 297; I. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini opera collecti ab anno MDXVII quo restitutae scholae sunt ad MDCCLVI, Patavii 1757, Pars tertia, pp. 97, 126; I codici Palatini descritti dal professore Luigi Gentile, I, Roma 1889, p. 454, II, 1, 1890, p. 315; F. Cerreta, Alessandro Piccolomini letterato e filosofo senese del Cinquecento, Siena 1960, pp. 44 s.; J.A. Tedeschi, Notes toward a genealogy of the Sozzini family, in Italian Reformation studies in honor of Laelius Socinus, a cura di J.A. Tedeschi, Firenze 1965, pp. 278, 298 s.; P. Zimmermann, A sixteenth century list of the Intronati, in Bullettino senese di storia patria, LXXII (1965), p. 94; A. Mazzei, Breve storia della nobile e celebre famiglia senese dei Sozzini dalle sue origini alla sua estinzione (sec. XIV-XIX), in Bullettino senese di storia patria, LXXIII-LXXV (1966-1968), pp. 140 s.; V. Marchetti, Sull’origine e la dispersione del gruppo ereticale dei Sozzini a Siena (1557-1560), in Rivista storica italiana, LXXXI (1969), pp. 134 s.; Id., Gruppi ereticali senesi del Cinquecento, Firenze 1975, pp. 144, 150; P. Nardi, Note sulla scuola giuridica senese negli anni della caduta della Repubblica, in Studi senesi, LXXXVII (1975), pp. 198 s.; A. Stella, Una famiglia di giuristi fra eterodossi padovani e bolognesi: Mariano e Lelio Sozzini (1525-1556), in Rapporti tra le università di Padova e Bologna. Ricerche di filosofia, medicina e scienza, a cura di L. Rossetti, Trieste 1988, pp. 137-139, 153-155, 157; L. Košuta, Documenti per la storia dello Studio senese dal 1531 al 1542, in G. Minnucci - L. Košuta, Lo Studio di Siena nei secoli XIV-XVI. Documenti e notizie biografiche, Milano 1989, pp. 397, 400, 403, 406, 410, 505, 530; Le lauree dello Studio senese nel XVI secolo. Regesti degli atti dal 1516 al 1573, a cura di G. Minnucci - P.G. Morelli, Siena-Firenze 1992, pp. 52 s.; S. Serangeli, Atti dello Studium generale maceratense dal 1541 al 1551, Torino 1998, p. 12 nota 19; A. Piccolomini, Discorso fatto in tempo di Repubblica per le veglianti discordie de’ suoi cittadini, a cura di E. Refini - F. Tomasi, Siena 2008, p. 5; K. Eisenbichler, The sword and the pen. Women, politics and poetry in sixteenth-century Siena, Notre Dame (Ind.) 2012, pp. 89 s., 92, 301, 305, 309.