TADINO, Alessandro
– Nacque probabilmente a Milano, attorno al 1580, da Giovanni Giacomo, medico e membro del Collegio dei medici fisici di Milano, e da Isabella Monti.
La famiglia vantava antenati che si erano distinti nell’arte militare, nella carriera ecclesiastica e nella professione medica: era pure medico un avo, Tadinus senior, autore di Consultationes manoscritte datate 1521, 1526 e 1528.
Compì gli studi universitari prima a Padova (dove fra l’altro seguì i corsi di Galileo Galilei che vi «legeva matematica», come risulta da una lettera che Tadino gli scrisse il 16 novembre 1619, in G. Galilei, Opere, XII, Firenze 1902, p. 498), e poi a Pavia, ove si laureò in medicina nel 1603. Nello stesso anno fu aggregato al Collegio dei medici fisici di Milano. Agli inizi del 1617 era sposato con Giovanna Donesani (che nell’aprile 1630 cadde vittima della peste), come risulta da un epitaffio composto all’epoca. Sappiamo che nel 1630 abitava sul corso di Porta Orientale.
L’attività professionale esercitata a Milano è attestata da una ricca messe di perizie medico-legali, questioni di medicina pratica e consulti clinici manoscritti, in originale e in copia, datati fra 1603 e 1651, già conservati nella Biblioteca Trivulziana di Milano e ampiamente documentati, ma distrutti da un bombardamento nell’agosto del 1943.
Tadino assunse un ruolo pubblico a partire dal 1627 quando Ludovico Settala, protofisico dello Stato di Milano, lo nominò suo luogotenente; l’anno seguente divenne conservatore del Tribunale della sanità assieme a Senatore Settala, figlio di Ludovico.
Tra le relazioni coltivate nell’ambiente medico che gravitava fra Milano e Pavia va menzionato il rapporto di amicizia e collaborazione con Gaspare Aselli, professore di anatomia a Pavia, che morendo nel 1625 lasciò Tadino e Ludovico Settala curatori delle sue carte. In tal veste i due promossero la pubblicazione postuma del De lactibus sive de lacteis venis (Milano 1627): l’opera attestava il coinvolgimento dei due medici nella vivisezione di un cane, che consentì ad Aselli di individuare i vasi chiliferi disposti lungo il mesenterio e sulla superficie intestinale (ibid., pp. 19 s.).
Di notevole interesse l’attività di Tadino di divulgatore in lingua italiana delle opere latine di Ludovico Settala a beneficio di chirurghi e speziali; così promosse la traduzione di una parte delle osservazioni raccolte nei Animadversionum et cautionum libri novem, concernenti la composizione dei medicamenti e il trattamento delle ferite. Motivava tale scelta con l’intento di favorire l’uso della «nostra italica favella» rispetto alla «oscurità del parlar latino», sottolineando altresì l’affetto che lo legava al Settala, per il quale «il mondo et i posteri» leggeranno congiunti i loro due nomi (Avertenze et osservationi..., 1630, c. a.2r). Redasse anche un compendio di altre osservazioni di medicina fisica e di chirurgia sul trattamento dei tumori lasciate manoscritte da Settala (Breve compendio, 1646).
Il coinvolgimento nelle fasi di prevenzione e di gestione della gravissima epidemia di peste del 1630 consacrò il nome di Tadino nelle storie della medicina e della letteratura grazie al rilievo che il suo Raguaglio dell’origine et giornali successi (1648) ebbe fra le fonti di cui si servì Alessandro Manzoni nella stesura dei Promessi sposi.
Il testo, scritto volutamente in italiano (giudicato «la favella naturale»), è diviso in due parti. Nella prima sono riportate una lettera, scritta a Como il 4 novembre, e una relazione stesa al termine della missione che espone i sopralluoghi compiuti dall’autore, in compagnia di un auditore di giustizia, tra il 25 (o 26 ottobre) e il 14 novembre 1629 nelle zone di Como, Lecco, Valsassina e Brianza, toccando oltre quaranta località accuratamente segnalate per accertare la diffusione del contagio; di particolare interesse il resoconto sulle visite agli infermi e sulle osservazioni dei cadaveri, anche riesumati dalla sepoltura, per accertare segni e sintomi del morbo. Nella seconda sezione è riprodotto il regolamento del lazzaretto milanese di S. Gregorio, dove Tadino ebbe responsabilità sanitarie e amministrative (Processo agli untori, 1988, pp. 31, 109), dando ampio spazio agli episodi della peste «manufatta» e ai conflitti che opponevano i medici alla popolazione cittadina (Raguaglio..., cit., pp. 25-28, 31-50). Una lettera, inviata sempre da Como il 4 novembre, all’amico Senatore Settala, sollecitava l’invio del trattato sulla peste del padre di lui Ludovico (evidentemente il De peste et pestiferis affectibus, stampato a Milano nel 1622) per aver contezza dei «molti remedii preservativi et curativi in simile materia» e si augurava un rapido rientro a Milano «atteso la mala vita et stento che io faccio in questi paesi per li pericoli a quali non si può fare di meno che non mi sottoponga» (Storia di Milano, X, Milano 1957, pp. 506 s.).
Il Raguaglio... fu utilizzato da Giuseppe Ripamonti per il suo De peste e venne pubblicato nel 1648, solo diciotto anni post eventum. L’opera di Tadino fu criticata nell’Ottocento per lo «stile malagevole ed ostico», anche se alcuni brani apparivano «scritti con semplicità e pieni di vigore» (Ferrario, 1857, p. 31). Nel Novecento fu oggetto di astiose notazioni e giudicato una «fonte infidissima» (Nicolini, 1937, pp. 50 s., 53). Più sfumata la storiografia più recente, che puntualizzava imprecisioni e contraddizioni, ma anche la ricchezza delle informazioni riportate (Preto, 1987, p. 60).
Nel 1637 Tadino era uno dodici membri del Tribunale di provvisione di Milano. Nel 1645 svolgeva la funzione di prefetto dell’archivio del Collegio dei medici fisici. Il 6 ottobre 1653 fu insignito del titolo di conte palatino da Ferdinando III d’Asburgo con altri colleghi del collegio di Milano.
Morì a Milano il 16 novembre 1661 e fu sepolto nella chiesa dei Cappuccini di Porta Orientale.
Le carte manoscritte in cui erano confluiti autografi e copie di scritti miscellanei di Tadino e di altri medici del suo tempo, già appartenenti alla Biblioteca Trivulziana e distrutte nel 1943, sono state dettagliatamente descritte da Virgilio Ducceschi (1923, pp. 535-544).
Opere. Avertenze et osservationi appartenenti alla compositione de i medicamenti, tradotte dal nono libro delle Osservationi del Sig. Lodovico Settala..., Milano 1630; Avertenze et osservationi appartenenti al curar le ferite, tradotte dall’ottavo libro delle osservationi del signor Ludovico Settala..., Milano 1641; Breve compendio per curare ogni sorte de tumori esterni et cutanee turpitudini, raccolto dalle osservationi fisice et chirurgice nelli ultimi anni fatte dal sig. Lodovico Settala..., Milano 1646; Raguaglio dell’origine et giornali successi della gran peste contagiosa, venefica et malefica seguita nella Città di Milano et suo Ducato dall’anno 1629 sino all’anno 1632..., Milano 1648; Ven. Collegii Physicorum Mediolanensium Antiquitas, Privilegia, Statuta, Ordinationes in Compendium redacta, Milano 1645 (si tratta di un catalogo dei privilegi concessi al Collegio dai duchi di Milano e dal governo spagnolo e compendiato da Alessandro Tadino).
Fonti e Bibl.: B. Corte, Notizie istoriche intorno a’ medici scrittori milanesi e a’ principali ritrovamenti fatti in medicina dagl’Italiani, Milano 1718, pp. 177-179; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum mediolanensium, II, Milano 1745; P. Sangiorgio, Cenni storici sulle due università di Pavia e di Milano e notizie intorno ai più celebri medici, chirurghi e speziali di Milano dal ritorno delle scienze fino all’anno 1816, Milano 1831, pp. 293-297; S. De Renzi, Storia della medicina in Italia, IV, Napoli 1846, p. 351; E. Ferrario, La vita di A. T. medico milanese, Milano 1857; V. Ducceschi, I manoscritti di Gaspare Aselli (1581-1625), in Archivio di storia della scienza, 1922, vol. 3, pp. 125-134; Id., I medici dei Promessi sposi. Lodovico e Senatore Settala, A. T., in Rendiconti del Reale Istituto lombardo di scienze e lettere, s. II, 1923, vol. 56, pp. 509-545 (in partic. pp. 515-521); F. Nicolini, Peste e untori nei Promessi sposi e nella realtà storica, Bari 1937; L. Belloni, La medicina a Milano fino al Seicento, in Storia di Milano, XI, Milano 1958, pp. 637 s.; S. Rota Ghibaudi, Ricerche su Ludovico Settala, Firenze 1959; F. Vono, Fonti manzoniane: l’opera di A. T., in Contributi dell’istituto di filologia moderna dell’Università cattolica, II, Milano 1966, pp. 265-330; P. Preto, Epidemia, paura e politica nell’Italia moderna, Roma-Bari 1987, ad ind.; Processo agli untori. Milano 1630: cronaca e atti giudiziari in edizione integrale, a cura di G. Farinelli - E. Paccagnini, Milano 1988.