DOLCI, Alessandro Virginio
Nacque a Bergamo il 24 maggio 1890 da Giuseppe e Teresa Mazza. Entrò a sedici anni all'istituto musicale "Donizetti" della città natale, dove fu ammesso nella classe di canto del maestro A. Melli. Nel 1908, essendo stata soppressa la scuola di canto individuale, si iscrisse al corso di contrabbasso; contemporaneamente frequentò le lezioni di pianoforte e armonia del maestro V. Baccanelli. La naturale predisposizione alla vocalità, unita a una grande passione per il teatro, lo indusse nel 1909 a lasciare l'istituto musicale per proseguire i suoi studi, privatamente, a Milano con il maestro D. Lari.
Dotato di una voce tenorile voluminosa, estesa, dal timbro chiaro e squillante, ed avendo acquisito una buona base di cultura musicale, il D. iniziò una brillante carriera artistica che lo vedrà protagonista nei maggiori teatri italiani, europei e statunitensi. Debuttò al Goldoni di Livorno il 28 febbr. 1914 nell'opera Parisina di P. Mascagni. Si trattava della seconda edizione, dopo la prima scaligera del 15 dic. 1913, che Livorno, città natale del Mascagni, si era assicurata grazie all'iniziativa dell'impresario A. Tanzini, diretta dallo stesso compositore.
Parisina ebbe a Livorno diciotto rappresentazioni che registrarono un successo trionfale sia per l'interesse intrinseco dell'opera, fondata su uno stile vocale di recitativo-declamato, sia per la direzione, sia per la bravura degli interpreti: il mezzo soprano L. del Lungo (Stella dell'Assassino), il soprano Francisca Solari (Parisina) e il D. nel ruolo di Ugo d'Este. Nello stesso anno la Fonotipia pubblicò in tredici dischi su due facciate una selezione dell'opera: il Celletti afferma che, nonostante l'assoluta precarietà dell'accompagnamento orchestrale, affidato a pochissimi strumenti, nell'incisione si mise in luce il D. per la voce chiara, facile, timbrata, capace di sfoggiare inflessioni soavi, frasi ampie ed espressive, accanto a un veemente e impetuoso declamato interrotto da momenti di grande drammaticità con bellissime sequenze di squillanti acuti (la bemolle, la naturale). La sua voce potente, pur ammirevole nei duetti ricchi di calore e di sentimento, piacque maggiormente per l'espressione fiera e lo squillo epicheggiante.Dopo questo primo successo il D. fu al teatro La Fenice di Venezia, nella stagione 1915, con La Gioconda di A. Ponchielli, per proseguire nel maggio a Livorno e a Bologna con il Mosè di G. Rossini, sotto la direzione di Mascagni e con il basso N. De Angelis. Il 4 ottobre debuttò come Radamès nell'Aida verdiana al teatro Comunale di Bologna, ruolo che aveva precedentemente ricoperto alla Scala con G. Marinuzzi, sostituendo all'ultimo momento il tenore A. Crimi. Oltre a quelle precedentemente citate, in cui si cimenterà frequentemente, il D. affrontò al politeama di Genova, il 5 ott. 1915, la parte di Dick Johnson nella Fanciulla del West di G. Puccini, accanto al soprano Carmen Melis.
Nel 1917 tornò nella città natale per la prima rappresentazione di Liacle di A. Berlendis, compositore bergamasco; sempre al Donizetti di Bergamo canterà in opere come Loreley di A. Catalani, Larondine di G. Puccini, La traviata e Laforza del destino di G. Verdi e Mosè di G. Rossini. Nella stessa stagione fu al S. Carlo di Napoli, quale interprete della Rondine e di Villa Clermont di D. Napoletano, all'Opera di Roma e alla Scala di Milano con il Mosè, di G. Rossini, diretto rispettivamente da E. Panizza e da T. Serafin.
Esordì quindi negli Stati Uniti: per un anno, dall'autunno 1918 al 1919, cantò all'Auditorium Theater di Chicago e al Lexington di New York, molto apprezzato in Loreley, Traviata e Norma di V. Bellini. Tornato in Italia, nel 1920, debuttò al politeama di Genova nel ruolo di Cavaradossi nella Tosca di G. Puccini. Le doti di vigoroso ed incisivo declamatore, la dizione esemplare, la grande musicalità unita a un'azione scenica disinvolta e d'effetto gli permisero di emergere anche in opere di R. Strauss particolarmente impegnative come Salomè (Milano 1923; 1928; 1933); Arianna a Nasso nella prima esecuzione italiana (Torino, teatro Nuovo, 7 dic. 1925); Elektra (Milano 1933), con grandi direttori d'orchestra, quali lo stesso Strauss, V. Gui e V. De Sabata.
Il 6 febbr. 1932 al teatro Carlo Felice di Genova andava in scena Debora e Jaele di I. Pizzetti, diretta dallo stesso autore; tra gli interpreti, oltre al D., erano Giulia Tess, Luisa Bertana, A. Rossini. La critica elogiò i cantanti che, soliti ad eseguire pagine più semplici e lineari, avevano dato prova di bravura nell'affrontare la difficoltà di un'opera moderna con i suoi estesi declamati lirici; in particolare sottolineò la capacità del D. di penetrare il testo e la musica rendendo il personaggio con straordinario senso drammatico.
Il 9 marzo, diretto da G. Marinuzzi all'Opera di Roma, fu Pollione nella Norma con E. Stignani (Adalgisa) e R. Raisa (Norma).
Il suo repertorio incluse, oltre alle opere citate, Boris Godunov, di M. Musorgskij (Milano, teatro alla Scala, 16 aprile, 5 nov. 1927; 3 febbr. 1931); L'oro del Reno di R. Wagner (Milano, 16marzo 1930, 24 febbr. 1931); Giulio Cesare di G. F. Malipiero (Torino, teatro Carlo - Nabucco di G. Verdi (Genova, Felice, 1936). Carlo Felice, 2 marzo 1937); Macbeth di E. Bloch (Napoli, S. Carlo, 5 marzo 1938).
Ritiratosi dalle scene, il D. si dedicò all'insegnamento e a Bergamo fu docente dell'istituto musicale "Donizetti". In questa città morì il 17 sett. 1954.
Tenore dal timbro chiaro e squillante, dopo aver affrontato ruoli del repertorio romantico, rivelò nelle opere di Mascagni, Strauss e Pizzetti la sua particolare attitudine alla declamazione e a un tipo di interpretazione che, più che sulle qualità strettamente vocali, faceva leva sul vigore drammatico e la caratterizzazione dei personaggi da lui curati con estremo rigore e resi in vasta gamma di sfumature psicologiche.
Bibl.: C. Scotti, Il Pio Istituto musicale Donizetti in Bergamo, Bergamo 1928, pp. 3, 111; G. Donati Petteni, L'Istituto musicale G. Donizetti, Bergamo 1928, pp. 25 ss.; A. Geddo, Bergamo e la musica, Bergarno 1958, pp. 300, 328, 358 ss.; R. Celletti, Il teatro di Mascagni attraverso il disco, in P. Mascagni, Contributi alla conoscenza della sua opera nel 1ºcenten. della nascita, Livorno 1963, pp. 358 ss., 652; M. Morini, P. Mascagni, Milano 1964, I, p. 381; II, pp. 64, 69, 193; G. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte, Milano 1964, I, pp. 73, 75, 77, 83, 85, 87, 89, 91, 93; II, pp. 259, 296, 316, 328; L. Trezzini, Due secoli di vita musicale. Storia del teatro Comunale di Bologna, Bologna 1966, pp. 147, 151, 170; F. De Filippis-R. Arnese, Cronache del teatro S. Carlo di Napoli (1737-1960), Napoli 1967, II, pp. 50, 67, 91; U. Frajese, Dal Costanzi all'Opera (1918-1932), Roma 1977, IV, pp. 132, 164; E. Frassoni, Due secoli di lirica a Genova, Genova 1980, II, pp. 114 s., 136, 213, 233, 241; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, Roma 1928, p. 189; Encicl. dello spett., IV, col. 815; Encicl. della musica Ricordi, II, p. 76; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, II, p. 513.