ZEN, Alessandro
– Del ramo detto ai Frari, nacque nel palazzo di famiglia, in parrocchia di S. Polo, dal matrimonio di Marco di Domenico e Paola Da Mosto di Antonio (1° marzo 1683, Archivio di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, reg. 93, c. 290v), il 5 aprile 1700, battezzato Alessandro Girolamo da Marco Bembo di Francesco (7 settembre 1701, Venezia, Archivio storico del Patriarcato, Chiesa S. Polo. Battesimi, reg. 10, c. 71).
Poco brillante la carriera del padre, non andato oltre due elezioni al saviato di Terraferma, pur essendo nipote di Girolamo (v. la voce su questo Dizionario) e Alessandro di Vincenzo, accreditati ambasciatori della Serenissima. Zen fu l’ultimo di almeno sei fratelli, nessuno dei quali si mise in luce in politica: Domenico, Alvise, Antonio, Marco Antonio Giuseppe, morto infante, Marco Antonio Ignazio, Girolamo.
Nonostante fosse soprannominato ‘il Gobbo’, a causa di una malformazione giovanile (Archivio di Stato di Venezia, Misc. codd., I, St. veneta, 23, c. 359), il 19 febbraio 1727 contrasse un prestigioso matrimonio con Chiara Marcello, figlia del procuratore di S. Marco de supra Pietro (Avogaria di Comun, reg. 94, c. 286v), dalla quale ebbe almeno otto tra figli e figlie: Marco, a sua volta ambasciatore in Francia e Spagna (v. la voce in questo Dizionario), Pietro Antonio, savio di Terraferma e del Consiglio, Alvise, che ebbe discendenza da Elena Grimani di Girolamo, Paola, accasatasi con Giacomo Foscarini di Alvise, Maria Eletta, monaca a S. Zaccaria, Chiara, sposa di Alvise (V) Mocenigo di Alvise (IV) da S. Samuele, Carlo e Fausta.
Ebbe un’educazione, a suo stesso dire, fortemente influenzata dagli insegnamenti dei padri gesuiti (Notarile, Testamenti, b. 396/66) ed esordì in politica con l’abituale tirocinio da savio agli Ordini (23 maggio e 16 dicembre 1725, Segretario alle Voci, Pregadi, reg., 22, c. 20), facendo poi esperienza con gli incarichi di capitano a Vicenza (6 mar. 1729, Segretario alle Voci, Maggior Consiglio, reg. 27, c. 189) e officiale ai Dieci offici (20 giugno 1731, c. 19). Entrò quindi in Pien Collegio, magistratura deputata a ricevere i diplomatici esteri accreditati, quale savio di Terraferma (7 giugno 1732, Segretario alle Voci, Pregadi, reg. 22, c. 16). Rifiutata la podestaria di Verona (12 luglio 1732, Segretario alle Voci, Maggior Consiglio, reg. 27, c. 192) poté in tal modo candidarsi all’ambasciata in Francia, conseguita il 31 luglio 1732 (Segretario alle Voci, Pregadi, reg. 22, c. 76). La commissione gli fu decretata il 22 febbraio 1733 (Senato, Commissioni ambasciatori, f. 20, alla data).
Il 28 febbraio 1734, accompagnato dalla moglie, partì da Padova e, presa la via di Verona e Lione, giunse a Parigi, per dare il cambio all’ambasciatore ordinario uscente, Alvise (IV) Mocenigo di Alvise (III), che compiva (Senato, Dispacci Francia, f. 223, nn. 1-3). Nella sua legazione dovette giustificare la neutralità della Serenissima nella guerra per la successione polacca con una diplomazia francese spesso insofferente, ma che seppe accattivarsi con la visita al deposto re di Polonia Stanislao I Leszczyński, padre della regina di Francia, Maria, creato duca di Lorena dagli accordi di Vienna del 3 ottobre 1735 e ospitato dal genero nel palazzo reale di Meudon (Relazioni di ambasciatori..., a cura di L. Firpo, VII, 1975, pp. 732 s.). Fu attento a segnalare il «floridissimo» commercio francese, in particolare quello di tessuti e vini, favorito da efficaci politiche ‘protezionistiche’ a suo tempo avviate dal «reputatissimo e celebre Colbert» (pp. 725 s.). Riuscì infine a comporre le spinose liti causate dai danni del transito delle milizie francesi nel territorio bresciano.
Il 13 settembre 1736 venne votato nuovo ambasciatore ordinario in corte cesarea (Archivio di Stato di Venezia, Segretario alle Voci, Pregadi, reg. 22, c. 75) e, il 4 novembre seguente, passate le consegne a Francesco Venier di Pietro, ambasciatore ordinario entrante, si congedò da Luigi XV, che lo armò cavaliere, e dal primo ministro di questi, l’influente cardinale André-Hercule de Fleury, rientrando in patria (La storia dell’anno MDCCXXXVI, Amsterdam 1734, pp. 222-224). Lesse la relazione in Collegio il 1° settembre 1737 (Relazioni di ambasciatori..., VII, cit., p. 734) ed ebbe la commissione per il nuovo incarico il 7 settembre 1737 (Archivio di Stato di Venezia, Senato, Commissioni ambasciatori, f. 20, alla data). Il 21 dicembre iniziò da Padova un difficile viaggio invernale verso Vienna, gratificato dalla nomina a savio del Consiglio, la magistratura di riferimento del potere esecutivo, per la qual carica gli venne «riservato il loco» (31 dicembre 1737, Segretario alle Voci, Pregadi, reg. 22, c. 9). Dovette qui gestire i non facili momenti seguiti alla morte dell’imperatore Carlo VI d’Asburgo e all’attuazione della prammatica sanzione, facendo in modo di non impegnare la Serenissima nella guerra di successione al trono cesareo. A tale scopo, il 10 novembre 1740, i Pregadi lo destinarono a Pressburg, ambasciatore straordinario a Maria Teresa di Asburgo, alla quale venivano dal Senato riconosciuti i titoli di arciduchessa d’Austria e regina di Ungheria e Boemia (c. 74). Con l’arrivo dell’ambasciatore ordinario entrante, Pietro Andrea Cappello di Pietro Girolamo, si restituì a Venezia (21 gennaio 1741, Senato, Dispacci Germania, f. 241, n. 3).
Riebbe «il loco» tra i savi del Consiglio il 28 marzo 1741 (Segretario alle Voci, Pregadi, reg. 22, c. 10), quindi fu fatto consigliere di Venezia per il sestiere di S. Polo (23 luglio 1743, Segretario alle Voci, Maggior Consiglio, reg. 27, c. 4), ma dovette quasi immediatamente recarsi a Padova quale podestà (c. 154). Terminato il mandato, non si allontanò più dalla laguna. Fu savio del Consiglio dal 30 dicembre 1744 al 29 giugno 1745, e poi dal 31 dicembre 1745 al 28 giugno 1746 (Segretario alle Voci, Pregadi, reg. 23, cc. 2, 3). In quei giorni, l’11 aprile 1746, gli venne conferita la dignità di procuratore di S. Marco de ultra per merito (Segretario alle Voci, Maggior Consiglio, reg. 28, c. 114). Era ormai nel novero delle persone più ascoltate in Senato e rimase una presenza fissa tra i savi del Consiglio: ne fece parte dal 30 marzo al 30 settembre 1748, e quindi, senza interruzione, dal 1754 al 1761 (Segretario alle Voci, Pregadi, regg. 23, cc. 4, 7; 24, cc. 2, 3).
Fu attivo nel vivace mondo della cultura di quegli anni. Con i colleghi procuratori di S. Marco Francesco Lorenzo Morosini di Michele, Marco Foscarini di Nicolò e con Girolamo Venier di Leonardo e Pietro Vendramin di Francesco, lo si trova tra promotori di un ambizioso progetto per il rinnovo del teatro di S. Moisè ispirato da un giovane patrizio destinato a sua volta a una grande carriera, Andrea Memmo di Pietro (3 aprile 1755, Notarile, Atti, reg. 7562, cc. 380r-381r). L’ascesa al soglio pontificio di Clemente XIII, il cardinale veneziano Carlo Rezzonico di Giovanni Battista, lo vide tra gli otto ambasciatori straordinari di ‘complimento’ destinati a Roma, ma la S. Sede, consapevole delle sottili implicazioni politiche dell’omaggio, dispensò la Repubblica da tale formalità.
Il 13 ottobre 1761 fece testamento (Notarile, Testamenti, b. 396/66) e, il 4 novembre, morì «de pulmonia dipendente da congestioni per materia di petto» nel palazzo di famiglia ai Frari (Venezia, Archivio storico del Patriarcato, Chiesa S. Polo, Registri dei morti, reg. 6, alla data).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, regg. 62 (=XII), c. 396v; 93 (=VI), c. 290r; 94 (=VII), c. 286v; Collegio, Relazioni, b. 10, alla data 1° settembre 1737; Misc. codd., I, St. veneta, 23: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de patritii veneti..., VII, c. 359; Notarile, Atti, regg. 7562, cc. 380r-381r; 13331, cc. 289r-290v; Notarile, Testamenti, b. 396/66; Segretario alle Voci, Maggior Consiglio, regg. 27, cc. 4, 19, 154, 189, 192; 28, c. 114; Segretario alle Voci, Pregadi, regg. 22, cc. 9, 10, 16, 20, 74-76; 23, cc. 2-4, 7; 24, cc. 1-3; Senato, Commissioni ambasciatori, f. 20, alle date 22 febbraio 1734, 7 settembre 1737; Senato, Dispacci Expulsis Papalisti, ff. 19, n. 10; 21, nn. 68, 72, 74, 119, 129; 23, nn. 14, 22; 24, nn. 24, 37, 100, 150, 152, 180, 184, 189, 194, 199, 204; 26, n. 309; Senato, Dispacci Francia, ff. 222, nn. 306-309; 223, nn. 1-9, 11-67, 69, 70; 224, nn. 71, 73, 75-78, 80-111, 113-122; 225, nn. 123-128, 130-177; 226, nn. 178-231; 227, nn. 232-284; Senato, Dispacci Germania, ff. 234 bis [non consultabile], n. 286; 235, nn. 1-13,15-21, 23, 25-36, 38-71; 236, nn. 72-99, 101-144; 238, nn. 145-149, 151, 153-179, 181-183, 185-188, 190-193, 195-198, 200-233; 239, nn. 205-264; 240, nn. 265-308, 310-345; 241, n. 3; Venezia, Archivio storico del Patriarcato, Chiesa S. Maria Formosa, Matrimoni, reg. 9, c. 359, alla data 8 aprile 1761; Chiesa S. Polo, Battesimi, reg. 10, c. 71; Chiesa S. Polo, Morti, reg. 6, alla data 4 novembre 1761; Biblioteca del Museo Correr, Cicogna, 2504 (=515): M. Barbaro, Discendenze patrizie..., VII, cc. 188v-189r; Biblioteca nazionale Marciana, Mss. it., cl. VII, 16 (=8305): G.A. Capellari Vivaro, Campidoglio veneto, IV, c. 225v; 1116-1117 (=8848-8849): Lettere di A. Z. e P.A. Cappello...; Descrizione del ricevimento fatto a Parigi da A. Z. [...] nel 1734..., a cura di N. Barozzi, Venezia 1886; Relazioni di ambasciatori veneti al Senato, a cura di L. Firpo, II, Germania (1506-1554), Torino 1970, p. LIX; IV, Germania (1658-1793), 1968, p. 796; VII, Francia (1659-1792), 1975, pp. XXXII-XXXIV, 713-734; Relazioni dei rettori veneti in Terraferma, a cura di A. Tagliaferri, IV, Padova, Milano 1975, p. LV; VII, Vicenza, 1976, p. XXXIX.
La storia dell’anno 1736..., Amsterdam s.d. [1737], pp. 222-224; J. Facciolati, De Alexandro Zeno equite..., Venetiis 1746; Poetici componimenti per l’ingresso di [...] A. Z. ..., Venezia 1746; E.A. Cicogna, Saggio di bibliografia veneziana..., Venezia 1847, pp. 366, 521; Inventari dei manoscritti d’Italia..., LXXXVII, a cura di G. Zorzanello, Venezia 1967, p. 20; G. Gullino, Tron, Andrea, in Dizionario biografico degli Italiani, XCVII, Roma 2020, s.v.