FONTANA, Alessio
Nacque a Sassari, nel primo decennio del sec. XVI. Di famiglia agiata, poté ricevere una certa istruzione letteraria in una città che avrebbe conosciuto la prima scuola pubblica solo a partire dal 1532. Si recò giovanissimo in Spagna al seguito di un importante funzionario dell'amministrazione pubblica, il catalano Miquel Mai, fino ad allora reggente la Cancelleria del Regno di Sardegna. Lo stesso Mai, divenuto uno dei cinque reggenti del Consiglio della Corona d'Aragona, lo introdusse nella carriera di "letrado" al servizio della burocrazia imperiale orientandolo, per l'appunto, a specializzarsi nella trattazione delle pratiche concernenti i territori della stessa Corona.
Questa attività dovette essere preceduta o accompagnata da studi di carattere giuridico. Poté fin da questo periodo entrare in contatto con le idee erasmiane, molto in voga nella burocrazia imperiale; né si trattava soltanto di una moda letteraria, come avrebbe mostrato di lì a poco la determinazione con cui il suo stesso protettore Mai, inviato da Carlo V presso il papa Clemente VII, affrontò le trattative dopo il sacco di Roma.
Che anche il F. venisse influenzato da questa corrente di pensiero emerge dalla biblioteca che portò con sé quando tornò in Sardegna nel 1557 - la prima attestata nell'isola di cui si possegga anche l'inventario completo - e che conservava .ancora numerose opere di Erasmo o di erasmiani; e, questo, sebbene negli ultimi anni il F. si fosse riavvicinato a forme di devozione tradizionale criticate dal maestro di Rotterdam. Ciò è anche confermato dal fatto che egli fu certamente in contatto con Alonso de Valdés, suo collega nella burocrazia imperiale, autore del graffiante Dialogo de Lactancio y del Arcediano e fratello del più famoso Juan cui avrebbe fatto capo un importante circolo napoletano, poi individuato come fortemente penetrato di idee luterane.
L'attività burocratica del F., che nel frattempo aveva cominciato a ricevere nomine per uffici che potevano essere esercitati attraverso sostituti - la prima fu quella ad aiutante straordinario del maestro razionale di Sardegna emanata dall'imperatrice Isabella di Portogallo nel 1531 -, venne interrotta nell'estate del 1535, quando egli partecipò all'impresa di Tunisi, al seguito di Carlo V: vi si distinse, anzi, in qualche fatto d'arme per cui venne investito cavaliere.
Quando nel 1543, prima di recarsi in Germania, Carlo V nominò il figlio Filippo reggente degli Stati iberici, il F. e a maggior ragione il suo protettore Mai, fin dal 1533 preposto alla direzione del Consiglio della Corona d'Aragona in qualità di vicecancelliere, dovettero rimanere in Spagna per coadiuvare il principe reggente. Il F. vi si trattenne fino allo scorcio del 1548, quando seguì la piccola corte di quest'ultimo, chiamato in Germania da Carlo V perché visitasse i domini asburgici e fosse presentato ai magnati dell'Impero; il F. tornò, così, a far parte della corte imperiale.
Sono gli anni che conosciamo meglio della vita del F., soprattutto grazie all'importante corrispondenza che egli intrattenne con Ignazio di Loyola: tra lettere che questi gli fece scrivere dal suo segretario G.A. Ponalco e quelle scritte o almeno sottoscritte direttamente da lui, ce ne sono pervenute 35, scaglionate tra il maggio 1553 e il luglio 1556. Così sappiamo che il F. era "la prima persona o una delle prime nella casa del segretario Varga", cioè di Diego Vargas, il potente segretario imperiale per gli affari d'Italia.
Questa posizione consentiva al F. non solamente di dare informazioni e consigli ai gesuiti di passaggio a corte, a quelli fissi nelle Fiandre - dove solitamente la corte soggiornava - e persino a quelli del centro romano della Compagnia, ma anche di sollecitare per loro conto pratiche giacenti nei vari uffici dell'amministrazione imperiale, come pure di mettere a disposizione i canali della stessa posta imperiale sia per l'avvio a Roma della corrispondenza dei gesuiti gravitanti nell'area fiamminga e tedesca sia per lo smistamento di quella diretta loro da Roma. L'intensa attività che egli vedeva svolgere dai membri del nuovo Ordine sia a favore della riforma della Chiesa sia per l'istruzione della gioventù e il contatto con Pietro Spiga, il primo gesuita sardo fattosi religioso proprio mentre studiava all'università di Lovanio, lo portarono ad insistere ripetutamente - ma senza successo - con Ignazio di Loyola perché venisse fondato un collegio anche nella sua città natale.
Nel 1556, dopo l'abdicazione di Carlo V, il F. dovette lasciare i ranghi dell'amministrazione, sottoposta a importanti avvicendamenti da parte del nuovo sovrano Filippo II; mentre già si apprestava a far ritorno nell'isola, l'inaspettato decesso del maestro razionale di Sardegna nominato appena alcuni mesi prima rese vacante quel prestigioso ufficio che venne affidato proprio al F. (Bruxelles, 6 ott. 1556), ora obbligato a raggiungere quanto prima la sua nuova destinazione.
Compì parte del viaggio di ritorno con Pietro Spiga, toccando l'isola nel maggio 1557. Le condizioni di salute - ci mancano informazioni precise sulla sua malattia - lo costrinsero però a ritirarsi subito a Sassari, dove, senza aver potuto prendere in mano le pratiche inerenti al suo ufficio, morì ai primi di marzo 1558.
Pochi giorni prima (27 febbraio) il F. aveva consegnato al notaio il proprio testamento (ora pubblicato da Batllori) nel quale disponeva che i beni da lui personalmente acquisiti, amministrati da una giunta composta da arcivescovo, governatore regio e capo dell'amministrazione civica, venissero destinati alla costituzione di un istituto di istruzione da affidare prioritariamente ai gesuiti; se questi avessero rifiutato, quei beni sarebbero stati gestiti dalla stessa giunta incaricata di reclutare con pubblico concorso professori che insegnassero grammatica, dialettica, retorica, logica, arti, filosofia e istituzioni, seguendo, però, nei metodi e nei programmi il "modus Parisiensis".
Giunti due anni dopo, i gesuiti poterono dare inizio all'insegnamento già nel 1562; il loro collegio crebbe fino a diventare, nei primi decenni del secolo seguente, università di diritto pontificio e regio; il ruolo del F., come fondatore del collegio veniva, proprio allora, sottolineato con l'apposizione del suo stemma sul portone principale dell'importante edificio appena terminato e che ancora oggi costituisce la sede centrale dell'ateneo sassarese.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Cagliari, Antico Archivio regio, H 6, ff. 66r-67v, 94v-96r; H 7, ff. 65r-70r (nomine ricevute dal F.); Ibid., Fondo Aymerich, b. 2, docc. 195, 299, 383, 425, 437 (notizie biografiche); Barcellona, Archivo de la Corona de Aragón, Cancilleria, reg. 3975, cc. 1r-3r (nomina); Roma, Archivuni Romanum Societatis lesu, Sardinia 18, ff. 32r-35v, 54r-61v (biografie); Monumenta Ignatiana, S. Ignatii de Loyola epistulae et instructiones, Madrid 1903-1911, VI-XII (corrispondenza con Ignazio di Loyola), ad Indices; Monumenta historica Societatis Iesu, Chronicon Societatis Iesu, Madrid 1894-1898, V-VI, ad Indices; F. Sacchini, Historia Societatis Iesu..., Antverpiae 1620, pp. 94 ss.; P. Tola, Diz. biogr. degli uomini illustri di Sardegna, II, Torino 1838, pp. 101-104; A. Monti, La Compagnia di Gesù nel territorio della provincia torinese, Chieri 1915, 11, pp. 211-219; M. Batllori, L'università di Sassari e i collegi dei gesuiti in Sardegna, L'università, in Studi sassaresi, s. 3, I (1967-1968), pp. 3-108; M. Bataillon, Erasmo y España, México 1979, pp. 368-388; R. Turtas, La casa dell'Università. La politica edilizia della Compagnia di Gesù nei decenni di formazione dell'ateneo sassarese (1562-1632), Sassari 1986, pp. 29 ss.; E. Cadoni - R. Turtas, Umanisti sassaresi del '500. Le "biblioteche" di Giovanni Francesco Fara e A. F., Sassari 1988, pp. 157-240.