Interminelli (Interminei), Alessio
Lucchese, contemporaneo di D., condannato in Malebolge per adulazione continuata: insieme con la famiglia è citato in vari documenti, studiati dal Minutoli, come nato da un Antelminello, padre di più figli, ancora vivo nel 1295, anno a cui, addì 27 dicembre, risale l'ultimo atto cognito, precisamente una cartapecora compilata da ser Bartolomeo di Lupardo Guidolini.
L'incontro dialogato fra D. e Alessio si svolge nella seconda bolgia dell'ottavo cerchio (If XVIII 115-123), dove il lucchese sconta la sua pena tuffato nello sterco. Strutturalmente l'‛ esempio ' di Alessio corrisponde, all'interno del canto, a quello altrettanto dialogato di un altro personaggio della cronaca coeva, cioè del seduttore mezzano Venedico Caccianemico (vv. 40-63), opponendosi ai due incontri delegati a Virgilio con i due rappresentanti della classicità, con il seduttore Giasone (vv. 82-96) e con l'adulatrice Taide (vv. 127-135).
Ma è importante notare che se l'agnizione di Venedico è sottratta alla specificazione della città di origine, Bologna (Venedico se' tu Caccianemico, v. 50), nonostante l'ingegnosa esegesi delle pungenti salse del v. 51 proposta dal Caretti allo scopo di aggiustare le corrispondenze, non altrettanto si può dire per Alessio, il cui riconoscimento è strettamente legato alla città di origine (e se' Alessio Interminei da Lucca, v. 122): ne deriva un sospetto di dileggio esteso a tutta la città, quale appunto traluce da alcuni commentatori, sia pure con modalità diverse (Ottimo: " e per costui nota tutti gli altri Lucchesi essere lordi di questo vizio ", Buti: " e dice zucca, perché comunemente li Lucchesi ànno le teste leggiere, come la zucca quando è vuota ").
L'episodio di Alessio raggiunge uno dei culmini dello stile ‛ comico ' di D., con le rime aspre e chiocce, giocate per lo più su bisillabi piani con al centro gruppi consonantici raddoppiati o rotacizzati (brutti / asciutti / tutti, Lucca / zucca / stucca, sterco / cerco / cherco, lordo / Bordo / ricordo), fino alla notazione del violento gesto grottesco e sconsolato di ‛ battersi la zucca ' (secondo l'Ottimo parlando come i Lucchesi " che chiamano il capo zucca dileggiatamente "), con una certa crudeltà da parte di D., di cui avrebbe dovuto in seguito subire il contrapasso. Di fatto in un sonetto fino alla biografia dello Zaccagnini attribuito a Cino da Pistoia, Messer Boson, il vostro Manoello (cfr. G. Zaccagnini, Cino da Pistoia. Studio biografico, Pistoia 1918, 134 n. 1; ma nell'edizione delle Rime dello stesso autore questo sonetto è posto fra le rime di dubbia autenticità: XII, pp. 290-292, Ginevra 1925) l'adulatore Immanuel Giudeo da Roma avrebbe proprio D. come compagno di pena: " ma con Dante si sta sotto al capello, / del qual, come nel libro suo si legge, / vide coperto Alessi Interminello ", da confrontare con la nota di Benvenuto: " Dicit ergo: e vidi un col capo si lordo di merda, turpem capellum habebat ".
Bibl. - C. Minutoli, Gentucca e gli altri lucchesi nominati nella D.C., in D. e il suo secolo, Firenze 1865, 209-210; R. Fornaciari, Il canto XVIII dell'Inferno, ibid. 1902; F.T. Gallarati Scotti, Il canto XVIII dell'Inferno; ibid. 1906; G. Bertoni, I lenoni e gli adulatori, in " Archivum Romanicum " vili (1924), ora in Cinque letture dantesche, Modena 1933; L. Caretti, Il canto XVIII dell'Inf., in Lect. Scaligera 1585-611.