PRATI, Alessio
PRATI, Alessio. – Nacque a Ferrara il 19 luglio 1750 da Giuseppe e da Rosalba Finotti.
Le informazioni sulla vita, lacunose e spesso incerte, si ricavano in primis dalle Notizie biografiche intorno ad Alessio Prati (1825) stilate dal nobile bolognese Camillo Laderchi, poi sunteggiate nel Ristretto biografico intorno ad Alessio Prati (1827), una sorta di recensione al volumetto di Laderchi, dall’anonimo giornalista erroneamente attribuito ad Angelo Lodi (firmatario della dedica al cardinal Carlo Odescalchi, vescovo di Ferrara).
Unico figlio maschio, con due sorelle, Alessio Prati ricevette i primi rudimenti musicali dal padre, impiegato negli uffici doganali di Ferrara e dilettante di musica, indi da Pietro Marzola, maestro di cappella in Duomo. Morto il genitore, il 9 febbraio 1758 venne nominato «Ufficiale de’ Forestieri» presso la porta di S. Paolo, ma le sue mansioni furono affidate allo zio Francesco sino al 18 luglio 1767 (Ferrara, Archivio storico comunale, Fondo Patrimoniale, bb. 384, f. 6b, 360, f. 6). Dal 1768 – secondo quanto gli avrebbe suggerito Niccolò Piccinni di passaggio a Ferrara (Laderchi, 1825, p. 14) – proseguì gli studi a Napoli, probabilmente nel conservatorio di S. Maria di Loreto (Florimo, 1882, p. 402): vi rimase fino al 1774. Nel 1775 cercò fortuna a Marsiglia, dove per un paio d’anni si guadagnò da vivere dando lezioni di canto e clavicembalo. Sul finire del 1776 si stabilì a Parigi e vi trovò impiego, ancora come insegnante di cembalo e canto, al servizio di Luigi Giovanni Maria di Borbone-Penthièvre: grazie a lui ottenne commissioni per il Concert Spirituel (esecuzioni di sue musiche sono attestate dal dicembre 1776 all’aprile 1789). Al Théâtre-Italien diede L’École de la jeunesse ou Le Barnevelt français, una comédie di Louis Anseaume (11 ottobre 1779; Wild - Charlton, 2005, pp. 45, 232). Secondo Laderchi (1825, p. 28), i successi riscossi a Parigi valsero a Prati la nomina a «Maestro a’ principi della Casa reale» e compositore della cappella di corte, nonché una fama europea: di lì «venia sovente chiamato nella vicina Olanda, e a Ginevra e a Monaco per iscrivervi musiche teatrali o da chiesa».
Nel 1782 incontrò a Parigi il granduca Pavel Petrovič Romanov (poi Paolo I di Russia), in viaggio con la consorte: «Sia che udisse al teatro la sua musica, o solamente il suo canto e l’espressivo suonar di cembalo a corte, certo è che ne fu preso e invitollo a Pietroburgo» (p. 29); Prati partì per la Russia a fine anno. Il 12, 19 e 26 marzo 1783 l’oratorio Giuseppe riconosciuto (Pietro Metastasio) venne dato a Pietroburgo (cfr. Gazette de Saint-Pétersbourg, 7 marzo 1783 vecchio stile; cit. in Mooser, 1951, p. 348). Il lavoro fu poi ripreso a Ferrara nella Sala degli Intrepidi nella quaresima del 1790.
Nella seconda metà dell’anno Prati passò al servizio della duchessa Anna Carlotta Dorotea di Curlandia, a Varsavia. Sempre nel 1783 soggiornò a Vienna, e l’anno successivo a Monaco di Baviera, dove nel Carnevale del 1785 il teatro di corte diede con successo Armida abbandonata (libretto di Gaetano Sertor; McClymonds, 2001a, pp. 143-150); a una recita assistette anche Leopold Mozart, che ne diede un giudizio invero tiepido («La musica non è poi così eccezionale»; lettera del 2 febbraio 1785 alla figlia Maria Anna, in Mozart: Briefe und Aufzeichnungen, 1962, p. 370).
Tornato a Ferrara, concorse invano alla successione di Marzola in Duomo (il vecchio maestro di cappella era morto nel 1784); ottenne invece, dal 1786, il ruolo di vicemaestro sotto Brizio Petrucci. Nell’estate di quello stesso anno compose le musiche per L’Aminta del conte ferrarese Gaetano Muzzarelli Brusantini, «azione pastorale» in tre scenette encomiastiche allestita per l’ingresso del cardinale Ferdinando Spinelli (24 luglio 1786). Nella città natale propose di istituire una scuola di musica, senza però riuscirci (Laderchi, 1825, pp. 33 s.).
Nell’autunno 1784 compose L’Ifigenia in Aulide (Luigi Serio) per il teatro della Pergola a Firenze, poi ripresa nel teatro di S. Benedetto a Venezia nel Carnevale del 1787. Nel Carnevale del 1786 alla Pergola andò in scena La vendetta di Nino o La morte di Semiramide («melodramma tragico per musica» di Pietro Giovannini, dalla tragedia Sémiramis di Voltaire): fu l’opera più famosa del compositore ferrarese, anche in ragione del pateticissimo finale funesto. Fece presto il giro dei teatri: Senigallia 1786, Lucca 1788, Eszterháza 1788-90 (con ritocchi di Joseph Haydn, Hob. XXXIc:15; cfr. Bartha - Somfai, 1960), Padova 1790, di nuovo Firenze e Venezia 1791 al S. Benedetto, Livorno e Vienna 1792, Reggio 1793. Particolarmente suggestivo dovette risultare il duetto tra l’eroina eponima (il soprano Cecilia Giuliani) e il giovane Arsace (il tenore Giovanni Ansani) nella penultima scena del dramma (Qual gel di morte io sento).
Introdottisi l’uno all’insaputa dell’altra nel mausoleo di Nino (il consorte di Semiramide da lei fatto uccidere), la regina viene mortalmente pugnalata dal figlio, che nella tenebra non l’ha riconosciuta. Ma l’espediente drammatico per cui «due o più personaggi non sanno di essere in un medesimo luogo, e nondimeno cantano insieme l’istesse parole e la stessa musica» fu stigmatizzato dal compositore e teorico Vincenzo Manfredini (1797) come «un abuso grandissimo e un assurdo dei più ributtanti […] poi imitato da tanti pedissequi» (p. 129).
Il 6 giugno 1786 il teatro di S. Carlo di Napoli diede L’Olimpia (soggetto ariostesco di incerto autore, sul libretto ritoccato di un’opera di Giovanni Paisiello del 1768). Nel 1786 Prati musicò La passione di Gesù Cristo Signor Nostro (Metastasio), dato a Firenze nella congregazione dell’Oratorio di S. Filippo Neri. Nel Carnevale del 1787 andò in scena al S. Benedetto di Venezia il Demofoonte (Metastasio), con la Giuliani e Gaspare Pacchierotti.
Morì a Ferrara il 17 gennaio 1788 per un «malore al petto» secondo Laderchi (1825, p. 38), una «malattia del carattere dell’etiche» secondo la Gazzetta universale (1788, p. 63). Non avendo né moglie né figli – gli si attribuisce soltanto un legame sentimentale assai turbolento con il soprano Giuliani, la prima interprete di Semiramide (Laderchi, 1825, pp. 35 s.) – lasciò legatari gli amici Girolamo Altinieri flautista e Gaetano Manini violinista; esecutore testamentario fu lo zio Egidio Finotti (pp. 53-55; il testamento si conserva a Ferrara, Biblioteca comunale Ariostea, Collezione Antonelli, b. 787).
Il funerale fu celebrato il 28 gennaio 1788 in S. Spirito a Ferrara: probabilmente venne eseguito un suo Requiem in Re minore, scritto a Vienna (Laderchi, 1825, pp. 53 s.), con il concorso di oltre 60 tra esecutori e cantanti diretti dal ferrarese Carlo Bosi (Notizie dal mondo, 1788, p. 85).
Prati fu autore prolifico di musica strumentale e vocale: si segnalano almeno Six Sonates pour le clavecin ou forte piano avec accompagnement de violon (Paris, s.d.); Trois Sonates pour la harpe ou piano forte avec accompagnement de violon (Paris, s.d.); Duo pour deux harpes (Paris, s.d.); Concerto de flûte avec accompagnement de cors, hautbois, violons, alto et basse (Paris, s.d.); Sei sonate per il cembalo o pianoforte con accompagnamento di violino (Lione, 1780 circa); Trois rondeaux italiens traduits en français (Paris, 1781 circa); Recueil de romances italiennes et françaises (Berlin, 1782); Sei romanzi in lingua italiana e francese su versi metastasiani (Venezia, 1784). Due concerti per cembalo, 2 violini e basso (in Mi bemolle e in La maggiore, entrambi in due movimenti) si conservano manoscritti a Napoli, nella biblioteca del Conservatorio S. Pietro a Majella (Iesuè, 1986). Un regesto delle composizioni sacre di Prati si legge in Laderchi, 1825, p. 54: vi figurano, tra l’altro, una Messa in Re maggiore del 1768, un Credo a quattro voci del 1773, un Christus «assai bello» a quattro voci per la settimana santa. Un Confitebor a tre voci e altri brani liturgici sono nel Capitolo della Cattedrale di Ferrara (Bertieri - Fabbri, 2004, p. 326).
Sono noti almeno tre ritratti: una litografia di Heinrich Eduard von Winter, databile intorno al 1816 (Paris, Bibliothèque nationale, Département de la Musique, Est.PratiA.001), che lo ritrae di profilo; un olio su tela d’autore ignoto a Bologna, Museo della musica; e un’incisione di Francesco Rainaldi su disegno di Luigi Scotti, realizzata nei primi anni dell’Ottocento per il Parnaso di celebri compositori (Arrigoni - Bertarelli, 1934, p. 157, n. 2097; Giacomelli, 2002, p. 177).
Fonti e Bibl.: Gazzetta universale, 1788, vol. 15, p. 63; Notizie dal mondo, 6 febbraio 1788, n. 11, p. 85; V. Manfredini, Regole armoniche, o sieno Precetti ragionati per apprender la musica, Venezia 1797, p. 129; C. Laderchi, Notizie biografiche intorno ad A. P., Ferrara 1825; Ristretto biografico intorno ad A. P., maestro di musica, in Cenni storici intorno alle lettere, invenzioni, arti, commercio e spettacoli teatrali per l’anno 1827 al 1828, VII, Bologna s.d., pp. 128-130; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatorii, II, Napoli 1882, pp. 401-405; R. Eitner, Biographisch-bibliographisches Quellen-Lexikon der Musiker und Musikgelehrten, VIII, Leipzig 1903, pp. 50 s.; P. Arrigoni - A. Bertarelli, Ritratti di musicisti ed artisti di teatro conservati nella raccolta delle stampe e dei disegni, Milano 1934, p. 157, n. 2097; R.-A. Mooser, Annales de la musique et des musiciens en Russie au XVIIIe siècle, II, Genève 1951, pp. 348 s., 398-400; D. Bartha - L. Somfai, Haydn als Opernkapellmeister. Die Haydn-Dokumente der Esterházy-Opernsammlung, Budapest-Mainz 1960, ad ind.; Mozart: Briefe und Aufzeichnungen, a cura di W.A. Bauer - O.E. Deutsch, III, Kassel 1962, pp. 369-371; V.H. Duckles - M.A. Elmer, Thematic catalog of a manuscript collection of eighteenth-century Italian instrumental music in the University of California, Berkeley, (Cal.), 1963, ad ind.; R.-A. Mooser, Opéras, intermezzos, ballets, cantates, oratorios joués en Russie durant le XVIIIe siècle, Bâle 1964, p. 64; C. Pierre, Histoire du Concert spirituel 1725-1790, Paris 1975, ad ind.; A. Iesuè, Il concerto con cembalo solista nel XVIII secolo in Italia, in Nuova Rivista musicale italiana, XX (1986), pp. 544 s.; C. Questa, Semiramide redenta, Urbino 1989, pp. 161-165, 220-224; M.P. McClymonds, “La morte di Semiramide ossia La vendetta di Nino” and the restoration of death and tragedy to the Italian operatic stage in the 1780s and 90s, in Trasmissione e recezione delle forme di cultura musicale, a cura di A. Pompilio et al., III, Torino 1990, pp. 285-292; Id., “La clemenza di Tito” and the action-ensemble finale in opera seria before 1791, in Mozart -Jahrbuch 1991, II, Kassel 1992, pp. 769 s.; J.A. Rice, P., A., in The new Grove dictionary of opera, III, London 1992, pp. 1087 s.; M.P. McClymonds, Carl Theodor, the Munich theatrical establishment and the Franco-Italian synthesis in opera: the Sertor/Prati “Armida abbandonata” of 1785, in Mozarts ‘Idomeneo’ und die Musik in München zur Zeit Karl Theodors, a cura di T. Göllner - S. Hörner, München 2001a, pp. 143-150; Ead., P., A., in The new Grove dictionary of music and musicians, XX, London-New York 2001b, pp. 277 s.; S. Stroppa, Il pianto sospeso: per un Metastasio ricondotto a sé stesso, in Musica e Storia, IX, 2001, pp. 182-187; G. Giacomelli, Monsieur Campion e padre Martini: un «armonioso segreto» fra lettere e ritratti, in Recercare, XIV (2002), p. 177; F. Passadore - F. Rossi, Il Teatro San Benedetto di Venezia: cronologia degli spettacoli 1755-1810, Venezia 2003, pp. 180 s.; M.C. Bertieri - P. Fabbri, Il salterio e la cetra: musiche liturgiche e devozionali nella diocesi di Ferrara-Comacchio, Reggio Emilia 2004, pp. 55, 60, 326; N. Wild - D. Charlton, Théâtre de l’Opéra-comique Paris. Répertoire 1762-1927, Liège 2005, pp. 45, 232.