KIELLAND, Alexander Lange
Scrittore norvegese, nato a Stavanger il 18 febbraio 1849, morto a Bergen il 6 aprile 1906, fu prima proprietario di una fornace, poi giornalista e scrittore: principale interprete in Norvegia di quella letteratura a fondo sociale, che fu una delle caratteristiche del suo tempo e determinò taluni decisivi orientamenti anche di Ibsen e di Björnson.
Giovane si era esaltato nella lettura di Heine e di Kierkegaard; ma non glie ne restò che il gusto per l'analisi psicologica che informa parte dei suoi romanzi. A spingerlo verso la letteratura fu soprattutto il realismo e radicalismo rivoluzionario di Brandes, sotto la cui influenza si destò il suo naturale istinto di lucido ironico osservatore della vita, nell'intimità delle anime così come nelle convenzioni dell'esistenza sociale. Prese parte con passione ai varî dibattiti d'idee e di tendenze che agitarono il suo tempo. E, riflettendoli nella sua opera, fu lui a iniziare in Norvegia quella polemica contro tutto ciò che è menzogna, ipocrisia e falsità, che doveva alimentare per decennî il romanzo norvegese giù fino a Bojer. Già nelle Noveletter (1879), seguite da Nye Noveletter (1880), To Noveletter fra Danmark (1882), sotto la brillante eleganza dello stile, addestrato alla scuola dei migliori francesi - per due volte il K. soggiornò a lungo a Parigi, prima nel 1878, poi per tre anni dal 1886 al 1889 - si sente ribollire questo fondo aspro di amarezza e di satira. Solo nel primo romanzo Garmann og Worse (1880) e nel suo seguito Skipper Worse (1882) la descrizione della placida vita di provincia dà ancora una tonalità fondamentalmente idillica al racconto; in tutti gli altri romanzi la polemica è sempre visibile e aperta: polemica in favore del popolo contro la burocrazia (Arbejdsfolk, 1881); contro l'ipocrisia morale della cosiddetta buona società (Else, 1882); contro gli antiquati metodi d'insegnamento estranei ai bisogni nuovi della vita (Gift, 1883); contro la disonestà del mondo borghese, causa di sfaceli e rovine (Fortuna, 1884); contro i pregiudizî religiosi (Ine, 1886); contro la corruzione nel mondo degli affari e della politica (Sankt Hans Fest, 1887); contro la società, la quale è organizzata in modo che precisamente colui che più è avido, spregiudicato, ambizioso, brutale, è anche colui che, infine, vince e trionfa (Jacob, 1891). E non altrimenti accade anche nei drammi (Tre Par, 1886; Bettys Formynder, 1887; Professoren, 1888). La poesia si salva dal naufragare nella polemica solo per la mano leggiera con cui il K. tratta la materia senza divenirne schiavo, per l'immediatezza dell'osservazione, per l'istinto dell'artista che, essendo capace di vedere e costruire figure umane di non grande rilievo, ma concrete, nettamente individuate, alla fine è condotto ad amare da artista le sue creature anche dove contro di esse protesta la sua sensibilità di uomo. Non vi si giunge quasi mai a zone di profondità e il tono prevalente è mondano e brillante; ma la pittura dell'ambiente è vivace e colorita, un intimo sentimento della natura nordica anima molte pagine; e nell'opera del K. è forse quanto di meglio il romanzo sociale abbia prodotto in Norvegia nel corso del secolo. E anche la prosa limpida, sciolta, agile del K. ha avuto, nell'evoluzione della lingua dano-norvegese, sia per la prosa d'arte sia per la formazione della prosa di giornale, una notevole influenza: da questo punto di vista poté imparare da K. anche Ibsen.
Opere: Samlede Vœrker, voll. 6, Cristiania 1903-04; Samlede Vœrker, ed. commentata, voll. 5, Cristiania 1919; Gesammelte Werke, voll. 5, Lipsia 1905-08. Cfr. anche la Corrispondenza, voll. 5, Oslo 1907-29.
Bibl.: G. Brandes, Samlede Skrifter, III; M. Schjött, A. K., Cristiania 1904; G. Gran, A. L. K. och hans samtid, Oslo 1922.