Mackendrick, Alexander
Regista e sceneggiatore cinematografico scozzese, nato a Boston l'8 settembre 1912 e morto a Los Angeles il 22 dicembre 1993. Entrato negli Ealing Studios alla metà degli anni Quaranta, dette un contributo rilevante all'affermarsi del nuovo corrosivo genere di comicità, dallo spirito stravagante e tendenzialmente surreale, proposto dalla casa di produzione londinese, aggiungendovi il proprio caustico senso dell'umorismo che traeva alimento da una visione fortemente critica e satirica della società inglese del secondo dopoguerra.
Nato negli Stati Uniti ma cresciuto in Scozia dove la famiglia risiedeva, studiò alla Glasgow Art School. Il suo ingresso nel cinema professionale avvenne nel 1937 quando fu chiamato a curare il reparto pubblicità presso gli studi di Joseph Arthur Rank a Pinewood, dove rimase fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale, realizzando numerosi cortometraggi. Sul finire del conflitto ebbe l'incarico dal governo britannico di produrre documentari e cinegiornali per conto della Psychological Warfare Branch, che aveva allora sede a Roma. Rientrato in Inghilterra, fu assunto dagli Ealing Studios in qualità di sceneggiatore e collaborò agli scripts di Saraband for dead lovers (1948; Sarabanda tragica) di Basil Dearden e Dance hall (1950; Ragazze inquiete) di Charles Crichton.
Se le sue prime prove di scrittura cinematografica furono per lo più di carattere mélo, il debutto nella regia avvenne invece all'insegna della commedia, con Whisky galore! (1949; Whisky a volontà), film ambientato nelle isole Ebridi, in cui l'arrivo di un carico di prezioso whisky scatena la contesa tra la popolazione scozzese e il capo della polizia locale, un inglese che deve proteggere il cargo. L'attenta descrizione dei luoghi e dei personaggi e la bizzarria della vicenda non impediscono a M. di esercitare una caustica critica sociale che non risparmia né scozzesi né inglesi, lasciando trasparire dietro la facciata di comicità acida un malinconico pessimismo. Stato d'animo, questo, che ritorna nel successivo The man in the white suit (1951; Lo scandalo del vestito bianco), commedia fantastica in cui M. sviluppa una feroce satira sul mondo industriale britannico, raccontando la vicenda di un inventore eccentrico e idealista che scopre un tessuto indistruttibile e inattaccabile dallo sporco, e quindi getta nel panico produttori tessili e sindacati, uniti nel boicottare l'invenzione. La commistione tra melodramma e film di contenuto sociale caratterizza invece Mandy (1952; Mandy, la piccola sordomuta), opera solo apparentemente eccentrica rispetto alla consueta produzione di M., come notato da E. Martini (1991, pp. 172-74), in quanto descrive una situazione dominata dall'impossibilità del cambiamento: alla tristezza annoiata della piccola sordomuta protagonista fanno da contraltare, infatti, gli sforzi contrapposti della madre, che cerca di favorirne l'inserimento nella società, e del padre, che vorrebbe invece mantenerla nel guscio protettivo della famiglia. M. tornò alla commedia con The "Maggie" (1954) e The ladykillers (1955; La signora omicidi), avvalendosi nel secondo caso degli attori Alec Guinness e Peter Sellers, entrambi in stato di grazia, e trovando un perfetto equilibrio tra il tipico humour nero britannico e il suo personale gusto per la parodia eccentrica, che esplode nella scena eccezionalmente violenta in cui i delinquenti, allo scopo di impossessarsi del malloppo (che resterà nelle mani dell'anziana locataria, estranea al furto), si eliminano l'un l'altro.
Lasciati gli Ealing Studios, M. si trasferì negli Stati Uniti, dove realizzò diverse opere, la prima delle quali, Sweet smell of success (1957; Piombo rovente), è da molti considerata il suo capolavoro. Il film ritrae con estrema lucidità e con un tocco corrosivo il mondo del giornalismo, svelandone i meccanismi di potere e le pratiche corrotte, ma alla sua uscita non ottenne il successo che avrebbe meritato. Nel 1969, dopo aver diretto, tra gli altri, A high wind in Jamaica (1965; Ciclone sulla Giamaica), una storia tutta ambientata su una nave e incentrata su un gruppo di bambini, e la commedia Don't make waves (1967; Piano, piano non t'agitare), M. accettò un incarico istituzionale presso il Film Department del Californian Institute of Arts, ricoprendo il ruolo di decano fino al momento della sua scomparsa.
C. Barr, Ealing Studios, London 1977, passim; E. Martini, Storia del cinema inglese 1930-1990, Venezia 1991, pp. 172-74, 291-92 e passim.