Trauner, Alexandre
Scenografo cinematografico ungherese, nato a Budapest il 3 agosto 1906 e morto a Omonville-la-Petite (Francia) il 5 dicembre 1993. Dal 1929, trasferitosi a Parigi, fu assistente e amico di Lazare Meerson e divenne uno dei più rinomati e abili scenografi, legato soprattutto alla stagione del realismo poetico francese e a Marcel Carné in particolare. Da appassionato pittore (anche all'epoca del bianco e nero eseguiva schizzi e modellini a colori), T. inventò prospettive forzate e deformate, per accentuarne la profondità, ed è nota la sua predilezione per le piante a V, che consentivano alla stessa inquadratura di mostrare almeno due prospettive divergenti. Tutti gli schizzi venivano trattati con grande libertà, cui però seguiva un'esecuzione curata nei minimi dettagli. Oltre ad aver ricevuto numerose nominations, vinse un Oscar nel 1960 per The apartment (L'appartamento) di Billy Wilder.
Di famiglia ebrea, dopo aver studiato alla Scuola di Belle Arti di Budapest, lasciò il suo Paese per allontanarsi dal regime dell'ammiraglio Horthy e dal clima generale di antisemitismo. Durante il periodo in cui fu assistente di Meerson, T. fece amicizia con Carné e con Pierre e Jacques Prévert. Per Pierre allestì il décor in L'affaire est dans le sac (1932; Affare fatto), con scenografie di un garbato realismo, ispirate alla vecchia Francia provinciale, e altre di uno spiritoso surrealismo. Analoga impostazione hanno le scene di Drôle de drame (1937; Lo strano caso del dottor Molyneaux) di Carné, sceneggiato da J. Prévert, con la Londra d'inizio secolo al posto della Francia. Da questo momento ebbe inizio il ciclo dei grandi film 'romantici' girati con Carné e J. Prévert, che devono buona parte del loro successo all'universo scenografico allestito da T., miracolosamente somigliante a quello dei due autori, ai quali è strettamente legato per i caratteri poetici e gli elementi di manierismo letterario. Con questi presupposti T. ricostruì una Francia anteguerra che sembra 'vera', pur essendo interamente ricostruita in studio come nei film di Carné: Hôtel du nord (1938; Albergo Nord), Quai des brumes (1938; Il porto delle nebbie), con il porto e il luna-park o Le jour se lève (1939; Alba tragica) con lo stabile di cinque piani con il quale T. sembra voler vincere una scommessa paradossale facendo in modo che l'alloggio dell'operaio, autore di un crimine, interpretato da Jean Gabin, assediato dalla polizia, si vada a collocare all'ultimo dei cinque piani di una casa appositamente costruita, con tutte le intuibili difficoltà di girare a quell'altezza, proprio per rendere la tragedia di un uomo separato dal mondo e sul punto di soccombere, isolato dalla folla sottostante. La scenografia in questo caso non solo entra a pieno titolo nella storia ma ne costituisce uno degli elementi determinanti. T. lavorò poi in Francia durante l'occupazione nazista, partecipando a una serie di film senza essere ufficialmente accreditato. Rivisitò il Medioevo in Les visiteurs du soir (1942; L'amore e il diavolo) di Carné, si affiancò a Léon Barsacq e Max Douy in Lumière d'été (1943) di Jean Grémillon, e soprattutto partecipò, insieme a Barsacq, alla grande impresa (anche produttiva) di Les enfants du paradis (1945; Amanti perduti) sempre di Carné, per il quale, negli studi Victorine di Nizza, venne ricostruita un'intera strada della Parigi ottocentesca, con i suoi teatri e il Boulevard du crime, ricca di suggestioni teatrali, sottilmente evocative, nelle scene all'interno del Teatro della pantomima e del Grand Guignol. Nel 1946, ancora per Carné, T. ricostruì in Les portes de la nuit (Mentre Parigi dorme) alcuni luoghi tipici della vecchia Parigi come la stazione del métro Barbès-Rochechouart o il canale Sain-Martin.
Raggiunta la fama internazionale, T. fu chiamato a Hollywood, ma tornò presto in Europa, per lavorare, adattandosi alle complicate e lunghe vicissitudini produttive, nell'Othello di Orson Welles (1952), per il quale si avvalse della collaborazione di Luigi Scaccianoce. Inventò quindi per Howard Hawks i marchingegni della tomba del Faraone in Land of the Pharaohs (1955; La regina delle piramidi). Lavorò poi con Wilder per Witness for the prosecution (1957; Testimone d'accusa), Love in the afternoon (1957; Arianna), in una Parigi alla Lubitsch, The apartment e infine Irma la douce (1963; Irma la dolce), in cui l'atmosfera 'pittoresca' dei quartieri parigini risulta carica fino quasi al grottesco. Collaborò inoltre con Fred Zinneman, Anatole Litvak, Stanley Donen, Bertrand Tavernier e Luc Besson, e soprattutto con Joseph Losey in Monsieur Klein (1976; Mr. Klein), Don Giovanni (1979) e La truite (1982), dove le ville palladiane con le loro scalinate si pongono come inconsueti boccascena attorno ai quali si svolge il teatro derisorio e funesto dell'opera di Mozart; architettura e teatro, come già in Les enfants du paradis, stringono in T. un patto ineludibile, nella magia dello stile, con l'aggiunta della musica. Il suo ultimo lavoro fu l'allestimento delle scene di The rainbow thief (1990; Il ladro dell'arcobaleno) di Alejandro Jodorowsky.