ALEXANDROS di Atene (᾿Αλέξανδρος Alexānder Atheniensis)
Pittore greco. Il suo nome e la sua patria ci sono noti dalla firma apposta ad un dipinto monocromo su marmo proveniente da Ercolano e oggi al Museo Naz. di Napoli. La datazione di questo dipinto oscilla di parecchi secoli, poiché vi è chi vi ha visto un originale della fine del V sec. a. C. e chi soltanto una copia. La prima opinione è piuttosto isolata, mentre trova credito la seconda. Tuttavia non vi è unanimità nella precisazione dell'età della copia. Il quadretto rappresenta, in una delicata tempera monocroma rossiccia, la favola della riconciliazione di Niobe e Latona, ma è più conosciuto sotto il titolo di "Giocatrici di astragali", dalle figure femminili in primo piano intente appunto a quel gioco. Il dipinto in realtà non è né un originale del V sec., né una copia da un perduto quadro di questo periodo, ma si tratta di un quadretto, eseguito nel gusto neoattico, da un esperto e raffinato pittore che ha tradotto secondo un suo particolare modo espressivo, basato esclusivamente sulla eleganza della linea di contorno, un soggetto derivato da una pittura della fine del V o del principio del IV sec., in omaggio al gusto della ricca clientela romana della fine del II o del principio del I sec. a. C., che andava assorbendo la cultura ellenistica in genere e quella attica in ispecie. Allo stesso artista sono stati attribuiti anche gli altri tre quadretti marmorei che furono rinvenuti insieme a questo, rappresentante l'uno la lotta di un Greco contro un centauro che ha afferrato una donna (v. disegno) e l'altro Niobe (v.), la cui figura si disegna entro un complesso architettonico. Pur appartenendo allo stesso genere di produzione artistica e ad un ambiente assai vicino ad A., questi altri dipinti non possono tuttavia assegnarsi a lui, mostrando ciascuno una sensibilità stilistica diversa.
Bibl: C. Robert, in Hallisches Winckelmannsprogramm, n. 21; S. Reinach, in Rev. Épigraph., II, 1913, p. 117 ss.; E. Pfuhl, Mal. u. Zeichn., Monaco 1923, II, p. 663; P. Marconi, La pittura dei Romani, Roma 1929, p. 17 ss.