VLĂHUÔA, Alexandru
Poeta romeno, nato a Plesesti (jud. Tutova) nel 1858, morto a Bucarest nel 1919, è un epigono di M. Eminescu (v.), del quale fu amico e su cui scrisse alcune pagine commosse. Pessimista anche lui, ma di un pessimismo raddolcito dalla fede, non manca, soprattutto nelle sue ultime cose, di una certa originalità conquistata a mano a mano che la sua musa si andava affrancando dall'imitazione eminesciana. Poeta in tono minore, il Vl. cade troppo spesso in un sentimentalismo di maniera, che suona falso, anche se sinceramente sentito, per non aver trovato la sua espressione artistica.
Di tutta la poesia del V. ben poco resta che sia all'unisono con la sensibilità moderna. La stessa poesia La icoana (Davanti all'icona), ricca di elementi drammatici un po esagerati, non serve più che a essere declamata nei saggi di recitazione e nelle feste scolastiche. Più interessanti sono i suoi volumi di novelle: Din goana vieôii ("Dalla corsa della vita"), In vâltoare ("Nel vortice"), La gura sobei (Accanto alla stufa"), File rupte ("Pagine strappate"), Dreptate (Giustizia"). Scrisse anche un romanzo: Dan, che non ebbe però fortuna. Oggi la fama del V. è raccomandata soprattutto al bel volume România pitorească ("La Romania pittoresca"), che scrisse per incarico ricevuto dalla direzione delle ferrovie romene e rappresenta una specie di poetica guida delle bellezze sopra tutto naturali della Romania, scritta in uno stile semplice, piano e pur signorile che affascina il lettore, e al volume su Grigorescu, il piu grande pittore e interprete del paesaggio romeno. Pagine interessanti si trovano soprattutto nel suo ultimo volume Amurg òi zori (Tramonti e aurore"), in cui sono raccolti gli articoli scritti durante la guerra europea.