BILLIET, Alexis
Nacque a Les Chapelles, nella provincia di Tarantasia, in Savoia, il 28febbr. 1783, da famiglia di contadini. Ammesso nel 1805al gran seminario di Chambéry, vi si distinse subito per le sue notevoli capacità, cosicché, dopo neppure un anno dal suo ingresso come allievo, entrò a far parte del corpo insegnante, come titolare della cattedra di teologia. Ordinato sacerdote nel 1807, divenne poi direttore del seminario e vicario generale della diocesi di Chambéry. Vescovo della ricostituita diocesi di San Giovanni di Moriana dal 1826al 1840, fu quindi in quest'ultimo anno nominato arcivescovo di Chambéry.
Le responsabilità pastorali non diminuirono l'interesse del B. per gli studi, del cui culto in Savoia si era fatto promotore, insieme con altre eminenti personalità, con la fondazione, nel 1819, dell'Accademia delle scienze, lettere e arti di Chambéry. Appassionato soprattutto di indagini geologiche e meteorologiche, rese pubblici, già nei primi volumi delle Memorieedite dall'Accademia, i risultati di sue osservazioni scientifiche sulla struttura terrestre e sulle condizioni climatiche della regione di Chambéry. Ma impegno non minore egli pose nella rievocazione di vicende storiche, soprattutto ecclesiastiche, delle due diocesi da lui governate. Fu anche membro della Deputazione di storia patria e socio dell'Accademia delle scienze di Torino. La solida fama della sua preparazione teologica, della sua condotta di vita e della sua vasta e profonda cultura (doti codeste che già nel 1819avevano grandemente impressionato Giulia Manzoni durante un breve soggiorno a Chambéry, nel corso del quale il figlio Alessandro sostenne una disputa dogmatica con il B., vertente, secondo il Ruffini, soprattutto sulla grazia, e indicativa dello sviluppo del pensiero religioso del Manzoni nei riguardi del giansenismo) si diffuse rapidamente nel Regno sabaudo, sì da far balenare a re Carlo Alberto l'idea di vedere il B. nominato dalla Santa Sede visitatore apostolico con l'incarico di disciplinare e riformare il clero negli Stati sardi. Il 3 apr. 1848fu nominato senatore: alla Camera Alta del Parlamento subalpino egli intervenne rare volte nelle discussioni, e quasi sempre su questioni relative ai rapporti tra l'autorità civile e l'autorità ecclesiastica. Il 5 apr. 1850 tentò di fare rinviare l'approvazione della legge Siccardi, sostenendo che l'unilaterale abolizione del foro ecclesiastico costituiva una violazione del diritto delle genti, in quanto lesiva di un atto internazionale quale il concordato del 1841 proponeva pertanto che ne fosse sospesa la discussione per un periodo di tre mesi e che nel frattempo fossero intavolate trattative con la Santa Sede per una soluzione concordata.
Con quella proposta conciliativa, già manifestata alcuni giorni prima da mons. Charvaz a Vittorio Emanuele II, personalmente favorevole a tale passo, che aveva tuttavia incontrato l'ostilità dei ministri, il B. si prefisse soprattutto di dimostrare pubblicamente la buona volontà del clero, senza illudersi minimamente sull'esito della proposta medesima, che egli rinunciò a far porre ai voti.Cinque anni dopo il B. partecipò attivamente alla lotta ingaggiata dal clero degli Stati sardi contro il disegno di legge Cavour-Rattazzi sulla soppressione delle comunità religiose. Dopo avere protestato, insieme con tutto l'episcopato della Savoia, contro quella iniziativa del governo con una petizione di cui fu data lettura alla Camera nella seduta del 9 genn. 1855, egli si adoperò, insieme col vescovo di Casale, Luigi Nazari di Calabiana, e con quello di Mondovì, Giovanni Tommaso Ghilardi, per una soluzione che, garantendo l'esistenza delle comunità religiose, assicurasse contemporaneamente al bilancio dello Stato la copertura del disavanzo che aveva motivato la presentazione del disegno di legge. L'offerta della gerarchia ecclesiastica non ebbe tuttavia esito favorevole, e aumentò anzi, attraverso la cosiddetta crisi Calabiana, la tensione tra l'autorità civile e quella ecclesiastica nel Regno. Questo stato di malessere e di inquietudine per le condizioni della Chiesa nello Stato sardo contribuì nel 1859-1860 a rendere il B. e la maggioranza del clero favorevoli all'annessione della Savoia alla Francia, anche se egli e gli altri vescovi indugiarono ad assumere un esplicito atteggiamento in questo senso, per i timori che in essi suscitava l'incerto indirizzo politico seguito da Napoleone III verso lo Stato pontificio dopo la pace di Villafranca. Su quell'atteggiamento influirono anche il profondo attaccamento alla dinastia sabauda e i timori per certe misure giurisdizionali che potevano derivare dal passaggio sotto la sovranità francese, cosicché solo dopo l'avvenuta cessione il B. affermò apertamente che il clero della Savoia era soddisfatto dell'annessione alla Francia.
Dopo la ratifica del trattato di cessione da parte del Parlamento subalpino il B., memore delle penose controversie degli anni precedenti, inviò una lettera al Cavour, esortandolo a non insistere in una politica di persecuzione religiosa. Il ministro gli replicò con risentita fermezza, facendo presente al prelato l'obbligo, anche per il clero, di rispettare le leggi dello Stato e rilevando l'inopportunità che si atteggiassero a paladini della tolleranza coloro che avevano sottratto il piccolo Mortara ai suoi genitori ebrei (Chiala).
Sullo scambio epistolare L'Armonia innestò una polemica contro il Cavour, reo, secondo il giornale cattolico, di avere affidato la redazione della lettera di risposta al suo segretario Isacco Artom, costituendosi così a portavoce delle opinioni anticattoliche degli ebrei (cfr. L'Armonia del 25, 29, 31 luglio e del 3 ag. 1860, e Il carteggio Cavour-Nigra dal 1858 al 1861, IV, Bologna 1961, n. 1920).
Su proposta del governo imperiale, nel concistoro del 28 sett. 1861, il B. fu creato cardinale, dignità che costituì il titolo per la sua ammissione al Senato imperiale il 27 ottobre successivo. Approfittando del prestigio conferitogli dalle due cariche, il B., preoccupato delle sorti del dominio temporale del papa, fece pressioni su Napoleone III perché le truppe francesi rimanessero a Roma anche dopo la convenzione di settembre. In campo religioso mantenne un atteggiamento critico nei confronti della politica giurisdizionalista del governo, favorendo nella sua diocesi l'autonomia delle organizzazioni cattoliche. La tarda età lo dissuase dall'intervenire personalmente al Concilio vaticano, ma per iscritto egli si dichiarò favorevole alla definizione dell'infallibilità pontificia. Morì a Chambéry il 30 apr. 1873.
Un elenco degli scritti del B. in V. Barbier-A. Perrin,Bibliographie savoisienne, I, 1, Chambéry 1892, nn. 708-734, nel necrologio del Ducis e nell'opera del Manno.
Bibl.: L. Biginelli,Monsignor A. B., in Ateneo religioso, I(1869), pp. 17-19; C. A. Ducis,Le cardinal B., in Revue savoisienne, XIV(1873), pp. 33-34; Son eminence le card. B., archevêque de Chambéry. Notice biographique, Paris 1873; F. Descotes,Eloge de S. Em. le Cardinal B., in Mém. de l'Académie des sciences,belles-lettres et arts de Savoie, s. 3, IV (1875), pp. 3-67; L. Chiala,Lettere edite ed ined. di Cavour, III, Torino 1884, pp. 263-265; A. Manno,L'opera cinquantenaria della R. Deputaz. di storia patria di Torino, Torino 1884, pp. 179-180; L'épiscopat français depuis le Concordat jusqu'à la Sèparation (1802-1905), Paris 1907, pp. 186 s.; T. Granderath,Histoire du Concile du Vatican, II, Bruxelles 1908, pp. 339-340; J. Trésal,L'annexion de la Savoie à la France, Paris 1913, pp. 169-170, 293; A. Luzio,Gli inizi del regno di Carlo Alberto, in Mem. della R. Acc. delle Scienze di Torino, s. 2, LXVI (1926), 2, p. 12; J. Maurain,La politique ecclés. du Second Empire de 1852 à 1869, Paris 1930, pp. XVI, XVII, 416 s., 546, 789; F. Ruffini,La vita relig. di A. Manzoni, Bari 1931, soprattutto I, pp. 316 ss.; P. Fossi,La conversione di A. Manzoni, Bari 1933, pp. 154 ss.; R. Avezou,Lettres de Mgr. Billiet,archevêque de Chambéry,à Mgr. Rendu,évêque d'Annecy,1844-1859, in Mém. et documents publiés par la Soc. savoisienne d'hist., LXXIII (1936), pp. 41-111; A. Omodeo,L'opera politica del conte di Cavour, Firenze 1940,passim; P. Pirri,Pio IX e Vittorio Emanuele II dal loro carteggio privato, I,La laicizzazione dello Stato sardo,1848-1856, Roma 1944,passim; G. Ferroglio,Per la storia della legge 29 maggio 1855, n. 878, in Il Diritto ecclesiastico, LXIII (1952), pp. 3-42; E. Borghese,La crisi Calabiana secondo nuovi documenti, in Boll. stor. bibliogr. subalpino, LV (1957), pp. 425-481; C. Magni,I Subalpini e il Concordato, Padova 1961, pp. 188-189; A. Robert-G. Cougny,Dict. des parlementaires français, I, Paris 1889, p. 325; T. Sarti,Il Parlamento subaltino e nazionale, Roma 1896, p. 131; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VIII, coll. 1481-1482.