CHABRIER, Alexis-Emmanuel
Musicista, nato ad Ambert (Puy-de-Dôme) il 18 gennaio 1841, morto a Patigi il 13 settembre 1894. Studiò legge, ma appassionato per l'arte, frequentò i poeti parnassiani, il Verlaine, il pittore Manet, gli allievi di César Franck. Nel 1882 si dedicò interamente alla musica. Scelto dal Lamoureux come istruttore dei cori, ebbe occasione di conoscere e studiare le opere di Wagner e soprattutto il Lohengrin e il Tristano. Sotto l'influenza wagneriana compose, su libretto di Catulle Mendès, l'opera Gwendoline, che rappresentata nel 1886 a Bruxelles, non ebbe vita fortunata. L'altra opera Briséis, su libretto dello stesso Mendès e di Ephraïm Mikhaël, restò incompiuta.
Il migliore Chabrier è da ricercarsi nelle pagine dove diede sfogo al suo temperamento gioviale e un poco buffonesco. La sua fantasia ritmica, certe audacie armoniche e il gusto del colorito orchestrale, hanno dato i migliori frutti nelle composizioni che hanno carattere d'improvvisazione. Quando egli volle raggiungere maggior finezza stilistica riuscì freddo (come nell'opera Briséis) o involuto e tormentato (Pièces pittoresques e altre composizioni postume per pianoforte).
Il vero Chabrier si trova in España, nella Bourrée fantasque, nella Joyeuse marche, nella spassosa serie di liriche vocali da camera che per il soggetto diremo "zoologiche" (Villanelle des petits canards, Les Cigales, Pastorale des cochons roses, Ballade des gros dindons).
Pur senza assegnargli un posto di precursore della moderna musica francese (come potrebbe meritare per l'audacia della sua armonia), vanno additati nella sua opera i primi segni del rinnovamento musicale in Francia.
Bibl.: F. Desaymard, Un artiste auvergnat: E. C., Parigi 1908; R. Martineau, E.C., Parigi 1910; G. Servières, E.C., Parigi 1911; A. Cortot, L'øuvre pianistique de E.C., in La Revue musicale, ottobre 1926.