CIRILLICO, ALFABETO
. Un po' più recente e di lettura più facile dell'alfabeto glagolitico (v.), l'alfabeto cirillico si riaccosta molto di più ai caratteri greci. Mentre però l'alfabeto glagolitico ha dei rapporti, discussi ancora ma in buona parte sicuri, con la minuscola greca, il cirillico, che non è da attribuirsi a San Cirillo, ma a qualcuno dei suoi seguaci, imita fedelmente i tratti che la maiuscola (onciale) aveva assunti nei testi liturgici del sec. IX. In questo adattamento della maiuscola greca vanno distinte tre categorie: 1. all'identità fonetica tra il greco e il paleoslavo corrisponde identità grafica (il valore delle singole lettere è determinato, naturalmente, dalla pronuncia del greco moderno; quindi: β = v, ζ = z sonora, η = i). 2. quelle lettere greche che rappresentano suoni estranei al paleoslavo sono state incluse nell'alfabeto cirillico soltanto per il loro valore numerico. 3. l'origine delle lettere paleoslave (si tratta in primo luogo dei valori b, z, c, č, š, û, â, ě, jé, jâ) che rappresentano suoni ignoti al greco (o che vi appaiono soltanto in posizioni determinate, per es. β = b dopo μ) è in particolare ancora incerta, ma è verosimile che anche per essi si possa risalire, sia pure per il tramite del glagolitico, all'alfabeto greco. L'alfabeto cirillico risulta dalla tabella seguente:
La prima riga dà la forma antica dei caratteri cirillici; la seconda la forma attuale; la terza la trascrizione usata nell'Enciclopedia, con l'aggiunta, quando ciò sia necessario, della pronunzia.
Nei più antichi documenti paleoslavi l'alfabeto glagolitico contrasta il campo a quello cirillico, ma la vittoria di quest'ultimo è rapida e, si può dire, completa; e poiché gli Slavi cattolici hanno adottato ben presto i caratteri latini, seguiti dai Romeni, l'alfabeto cirillico può essere definito ormai l'alfabeto degli Slavi ortodossi. Usato da Russi, Serbi e Bulgari, esso ha subito, nel corso dei secoli, parecchie modificazioni (delle quali la più importante è l'introduzione dei caratteri "profani", graždanskij šrift, per opera di Pietro il Grande, nel 1708: v. russia), ma la scarsa evoluzione e grande affinità fonetica tra i singoli parlari slavi, lo stretto legame tra la religione ortodossa e l'alfabeto cirillico, e infine le continue interferenze tra i popoli slavi separati da Roma nonché la grande influenza che i Russi hanno esercitato sui Serbi e soprattutto sui Bulgari, hanno impedito, o rese superflue, modificazioni sostanziali. Non vi è pressoché differeuza tra l'attuale alfabeto bulgaro e quello russo; e se l'alfabeto russo differisce alquanto da quello serbo, ciò non è dovuto a divergenze di grafia tra lettere corrispondenti, ma alla mancanza di alcuni suoni russi nel serbo e viceversa all'esistenza di suoni serbi estranei al russo.
Bibl.: E. Karskij, Paleografia slava cirillica (in russo), 2ª ed., Leningrado 1928; V. Ščepkin, Manuale di paleografia russa (in russo), Mosca 1920.