ALFANI (Severi), Alfano
Banchiere, discendente dalla celebre famiglia Severi oriunda di Sassoferrato, nacque, intorno al 1465, in Perugia da Diamante e da Caterina Petrucci Montesperelli; con lui il cognome di famiglia diventò Alfani.
Ancor giovane si distinse negli studi umanistici e coltivò particolarmente le scienze matematiche: affidò a Pier Vincenzo Danti, che gli aveva dedicato la traduzione in volgare del trattatello sulla sfera di Giovanni di Sacrobosco, l'incisione in rame e ottone di un esattissimo astrolabio. Ma dagli studi lo distrassero ben presto le travagliate vicende della sua città, divisa in opposte fazioni: nel 1488 fu deposto, insieme con gli altri priori di Perugia, da Guido Baglioni; nell'autunno, però, dell'anno seguente l'A. era di nuovo eletto console e decurione. Nel 1493 sposò Marietta, figlia di Mariano Baglioni, da cui ebbe molti figli, dei quali sei maschi; si dedicò assiduamente ai paterni negozi della mercatura, intrecciando affari di banca soprattutto con i senesi Antonio e Giulio Spannocchi, che a Roma, sotto papa Alessandro VI, erano molto favoriti.
Tale amicizia gli procurò l'importante incarico della tesoreria pontificia di Perugia, dapprima come sostituto di Giulio Spannocchi (col titolo di vicetesoriere, riconosciutogli in un breve di Alessandro VI del settembre 1500), poi come tesoriere della Camera apostolica per l'Umbria. Resse per un quarantennio questo ufficio con probità e moderazione, sapendo resistere anche alle imposizioni del duca Valentino, che sollecitava la totale confisca dei beni di quanti si erano ribellati insieme con i Baglioni. La sua esemplare prudenza lo mantenne estraneo alle fazioni cittadine e stimato moderatore dei capovolgimenti politici perugini. Nel luglio del 1507 gli fu, inoltre, affidata la direzione della zecca di Perugia.
La costante devozione verso la S. Sede consolidò il suo prestigio, ma fu anche causa dell'amarezza che turbò la sua vecchiaia, quando invano consigliò i concittadini di sottostare alla nuova gravosa imposta sul sale, fissata da Paolo III nel 1540; al furore popolare parve allora di ravvisare nella sua prudenza un atteggiamento troppo succube alle pretese papali, e l'A. fu tacciato di scarso amor patrio; egli ritenne perciò opportuno allontanarsi per qualche tempo da Perugia, che - come aveva previsto - dovette soccombere all'esercito pontificio e accogliere un oneroso presidio, erigendo a proprie spese la fortezza del Sangallo.
Ebbe la cittadinanza onoraria di Foligno, Nocera, Spoleto, Todi e Bevagna. Morì l'8 febbr. 1550 e fu sepolto nella chiesa di S. Francesco dei Conventuali, accanto alle ceneri del famoso suo antenato Bartolo da Sassoferrato.
Il carteggio dell'A. comprende attualmente 356carte: oltre a lettere familiari e private, è da segnalare la corrispondenza di personaggi illustri, fra cui Giovanni Pico della Mirandola, Pietro Aretino e numerosi cardinali; si conservano anche quindici lettere indirizzate all'A. dal duca Valentino. Dall'archivio dei conti Conestabile di Perugia il carteggio era passato nella seconda metà del secolo scorso al mercato antiquario, finché lo acquistò il Comune di Perugia nel 1940.
Bibl.: G. C. Conestabile, Memorie di A. A. illustre perugino vissuto tra il XV e il XVI secolo..., Perugia 1848; O. Cecchini, Il carteggio di A. A. nell'Archivio di Perugia, In Archivi, s. 2, X (1943), pp. 18-65; C. Belloni, Dizionario storico dei banchieri italiani, Firenze 1951, p. 10.