ALFEDENA
. Comune della provincia di Aquila, posto in regione montuosa ai piedi del Meta. Il centro (908 m. s. m.) è presso il Rio Torto, che affluisce poco lungi nel Sangro. Occupazione e reddito principale vengono dati dalla pastorizia.
Alfedena sembra sul posto della antica Aufidena, forse in origine appartenente a una delle minori tribù sannitiche dei Carecini (Caraceni secondo Tolomeo, III, 1, 66) e situata dapprima in un punto non lontano dalla stessa valle, su una cima di 1009 m., corrispondente all'odierno Castel di Sangro, dove ci guidano i dati degli itinerarî (Antonin., 28 da Sulmona, e Tab. Peuting., 32) e monumenti epigrafici. Il luogo, fortificato, non resisté nel 298 a. C. ai Romani che lo espugnarono (Liv., X, 12), per cui gli abitanti dettero vita al nuovo centro, al quale fu conservato l'antico toponimo. All'Aufidena sannitica seguì la romana, che ebbe un mediocre sviluppo, sia urbano sia comunale. Il comune si estendeva lungo la valle del Sangro nei limiti di Castel di Sangro e Alfedena, cioè della vecchia e nuova Aufidena. È da escludersi la parte superiore del Sangro, appartenente al comune atinate, che aveva una tribù diversa dalla Voltinia di Aufidena.
Anche nel Medioevo, Alfedena ebbe una discreta importanza. Attualmente ha solo 1541 ab. (nel comune 1614). Conserva notevoli monumenti, quali la chiesa parrocchiale dei Ss. Pietro e Paolo, la cui facciata romanica è stata rifatta con un portale ogivale. L'interno ha quattro navate antiche ed una aggiunta posteriormente. La chiesa della Madonna del Campo conserva un Gesù benedicente, affresco di Cola dell'Amatrice o della sua scuola (sec. XVI).
Il museo civico aufidenate contiene il materiale ritrovato negli scavi dell'antica Aufidena. Si notano anche varie case del Cinquecento con scale esterne, loggette e tetti sporgenti; e gli avanzi della torre maggiore del castello medievale. Sono caratteristiche le mura "ciclopiche" che si incontrano nella valle Curino e a Civitalta.
Bibl.: C. Mancini, in Giorn. d. scavi di Pompei, IV; L. Mariani, Aufidena, in Mon. Lincei, X (1900); G. De Sanctis, Storia dei Romani, I, Torino 1907, p. 103, n. 3; V. Balzano, in Riv. Abruzzese, 1911 e 1912; A. De Nino, in Arte e storia, 1866, p. 11.