ALFEO ('Αλϕειός, Alphēus; A. T. 82-83)
Nome del più notevole fiume del Peloponneso, che scorre attraverso l'Arcadia e l'Elide, raccogliendo quali affluenti quasi tutti i più importanti corsi d'acqua delle due regioni. Sono famose, nel suo corso superiore, le sparizioni del fiume, che si precipita a un tratto in un letto sotterraneo, Katavothra, "cascate", per riapparire poi più lungi con una nuova sorgente; il corso superiore stesso, però, ha mutato notevolmente dall'antichità all'epoca presente.
Nato ai confini con la Laconia, l'Alfeo scorreva tra le due città di Megalopoli e di Licosura, e, passando a nord del massiccio del Liceo, fra le città arcadiche di Gortina e di Alifera, non lungi dalla città di Erea (‛Ηραία, Heraea) riceveva il maggiore dei suoi affluenti, il Ladon, disceso dai monti dell'Arcadia, e poco sotto l'altro grande affluente, l'Erimanto; nella parte inferiore del suo corso formava il confine fra le provincie di Pisatide e di Trifilia; nella pianura sacra di Olimpia, proprio nel luogo del celebre santuario, accoglieva ancora le acque del piccolo Cladeo, per sboccare, qualche miglio più a ovest, presso un boschetto sacro, dov'era situato un tempio di Artemide Alfiussa. L'ultimo tratto del suo corso inferiore era navigabile per le navi romane.
Mitologia. - Il dio del fiume ebbe culto soprattutto in Arcadia e in Elide. Leucippo, figlio di Enomao, faceva crescere con cura la sua chioma per sacrificarla ad Alfeo. Nell'undecimo libro dell'Iliade Nestore, quando, durante la spedizione contro l'Elide, giunge all'Alfeo, subito dopo il sacrificio a Zeus sacrifica ad Alfeo, prima che a Posidone e ad Atena. Un culto di Alfeo è esplicitamente testimoniato per la città arcadica di Erea. In Olimpia, che sorgeva sulle rive dell'Alfeo, Eracle, allorquando dopo la vittoria su Augia istituì la festa olimpica, sacrificò ad Alfeo oltreché ad Artemide, come ad una delle dodici maggiori divinità appaiate su sei altari. Durante la celebrazione dei ludi olimpici ogni sorta di doni votivi era gettata nelle onde dell'Alfeo. Col dio del fiume Alfeo, "il nutritore", appare spesso onorata di culto l'arcado-elea Artemide, dea della feconda umidità, sovente adorata appunto sotto l'epiteto di Alfea, Alfea, Alfeonia, Alfeusa "colei che nutre, che alimenta, che fa crescere". A Letrini, presso la foce dell'Alfeo, sorgeva un tempio di Artemide Alfeea. Per giustificare l'epiteto gli abitanti del luogo avevano creato la seguente leggenda. Il dio Alfeo, innamorato di Artemide, non potendo nulla ottenere con le preghiere, pensò di recarle violenza in occasione di una festa notturna che Artemide doveva celebrare con le sue ninfe in Letrini; ma Artemide, che stava in sospetto, si bruttò a quella festa il volto di mota, e così fece fare a tutte le ninfe del suo seguito, sicché Alfeo, non potendo discernere quale fosse Artemide, se ne andò. Un'altra leggenda, più recente, circa l'amore d'Alfeo per Artemide, raccontava che il primo inseguiva la seconda sino ad Ortigia, l'isoletta su cui sorgeva la parte più antica di Siracusa, e dove pure Artemide era adorata come Alfeea. Una leggenda più recente sostituisce ad Artemide nelle relazioni con Alfeo una ninfa del suo seguito, a nome Aretusa (v).
Bibl.: Stoll, in Roscher, Lexikon der griech. und röm. Mythologie, I, i, coll. 256-258: Hirschfeld e Wentzel, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. der class. Altertumswiss., I, ii, coll. 1631-36.