ALFIERI DI SOSTEGNO, Cesare
Nato a Torino il 13 ag. 1799 dal marchese Carlo Emanuele e da Carlotta Melania Duchi, studiò in Francia, nel collegio di Belley, poi a Torino sotto la guida dell'insigne Baucheron, e all'università. Gli studi classici e di filosofia costituirono una preparazione per la carriera diplomatica, che egli iniziò nel 1816, entrando come allievo nella segreteria di stato per gli Esteri, e lavorando poi all'ambasciata sarda a Parigi, presso il padre che ne era titolare. Nel 1818 fu addetto all'ambasciata dell'Aia presso il conte P. F. de Sales, che segui anche a Berlino. Nello stesso anno fu ancora al congresso di Aquisgrana, al seguito dell'osservatore piemontese marchese Grimaldi, nel 1820 a Troppau, nel 1821 a Lubiana, con il ministro degli Esteri marchese di San Marzano. Scoppiati i moti in Piemonte, l'A., di ritorno da Lubiana, fu destinato a reggere l'ufficio d'incaricato di affari sardo presso il re di Napoli, che si trovava allora a Firenze. Qui divenne amico di Carlo Alberto, che a Firenze era venuto dopo l'infelice conclusione della rivoluzione piemontese. Nel 1822 accompagnò al congresso di Verona il nuovo ministro degli Esteri sardo conte de La Tour, di cui assecondò l'abile politica volta a ottenere lo sgombero delle truppe austriache dal territorio piemontese, collaborando con lui alla redazione della nota contro questa occupazione. Dopo aver ancora lavorato con il de La Tour al ministero degli Esteri, nel gennaio 1824 l'A. fu inviato a reggere la legazione di Russia, nel quale ufficio si acquistò pure qualche merito per la stipulazione di un trattato postale con la Turchia. Ritornò a Torino nel 1826, e l'anno seguente fu nominato primo scudiero di Carlo Alberto, principe di Carignano. Seguirono quindi per l'A. anni in cui visse quasi appartato dalla vita politica, dedito a studi di scienze sociali. Nel 1833, incaricato da Carlo Alberto di studiare con C. Balbo la riforma carceraria, presentò un ampio progetto, che però non fu attuato. Nel 1838 l'A. fu chiamato a far parte del Consiglio di stato istituito da Carlo Alberto, e in questo ufficio esplicò una moderata opera di riforma. Nel 1839 ebbe l'incarico di studiare, insieme con il Cavour, C. Boncompagni e P. di Santa Rosa, le norme per l'ordinamento della statistica, e nel 1840 fu nominato presidente dell'Associazione agraria, destinata ad assumere grande importanza nello stato sardo: di essa l'A. si servì per far compiere notevoli progressi all'agricoltura. Nel 1844 Carlo Alberto, sapendo come l'A. fosse al corrente dei progressi compiuti in Europa nel campo dell'istruzione, lo mise a capo del Magistrato della riforma degli studi, ufficio che praticamente costituiva la suprema direzione dell'insegnamento. L'A., che con il Cavour e il Boncompagni aveva già organizzato la Società per gli asili infantili, ispirata all'esperienza dell'abate Ferrante Aporti, istitui scuole di tipo aportiano per la preparazione dei maestri elementari. Creò inoltre nuove cattedre universitarie, a cui chiamò illustri docenti anche non piemontesi; riordinò lo studio della teologia e quello del diritto, per il quale si valse dei consigli dello Sclopis e del Siecardi; ristabilì la cattedra di economia politica, soppressa dopo i moti del 1821, affidandola al napoletano A. Scialoja, e istitui quelle di storia del diritto, di diritto amministrativo e commerciale, di storia moderna, affidandola a E. Ricotti. Nel 1847, essendo stato creato il ministero della Pubblica Istruzione, l'A., sebbene riluttante, vi fu messo a capo. Nel 1848 fu tra quei liberali che indussero il re alla concessione dello statuto, di cui stese il disegno con L. Des Ambrois e G. Borelli. Dopo la sconfitta subita nella guerra del 1848 e l'armistizio Salasco, l'A. si assunse nell'agosto l'onere della formazione del terzo ministero costituzionale, dopo quelli di Balbo e Casati, con il programma del riordinamento dell'esercito, del rispetto dell'armistizio, dell'accettazione della mediazione delle potenze fra la Sardegna e l'Austria, di accordi con la Toscana e con Roma. Le difficoltà dell'impresa e le precarie condizioni di salute costrinsero pero l'A. a dimettersi nell'ottobre. Non si ritirò però dalla vita politica: partecipò all'attività del senato, in cui era entrato nell'aprile 1848, e di cui fu vicepresidente dall'ottobre 1848 al dicembre 1849 e presidente dal novembre 1855 al dicembre 1860; s'interessò specialmente alla riforma della Camera alta.
Nel 1865, trasferitasi la capitale del Regno, l'A. seguì il re a Firenze; morì in questa città il 16 apr. 1869.
Bibl.: G. Briano, Il marchese C.A., Genève-Firenze 1869; D. Berti, C.A., Roma 1877; Ch.-A. Costa de Beauregard, La jeunesse du roi Charles-Albert, Paris-Turin 1889, pp. 144-146; Id., Les dernières années du roi Charles Albert, Paris 1890, pp. 72, 92, 96; E. Masi, Asti e gli Alfieri nei ricordi della villa di S. Martino, Firenze 1903, pp. 548-556, 558-562, 565-573; N. Rodolico, Carlo Alberto principe di Carignano, Firenze 1931, pp. 213-215, 377, 390, 413-416; Id., Sull'insegnamento universitario della storia moderna, in Gli annali delle Università d'italia, II (1941), p. 221; A. Moscati, I ministri del '48, Salerno 1948, pp. 174-181; N. Rosselli, Inghilterra e regno di Sardegna dal 1815 al 1847, Torino 1954, pp. 805, 886 n. 3.