AIROLDI, Alfonso
Nacque a Palermo il 25 febbr. 1729 da Giovanni Battista, marchese di Santa Colomba e da Teresa Reggio. Si formò alla scuola dei padri teatini, avviandosi alla vita ecclesiastica. Nominato, nel 1757, segretario dell'Inquisizione, assunse nell'aprile del 1778 la carica di giudice del Tribunale di Regia Monarchia e fu per circa un quarantennio assertore di una politica ecclesiastica spiccatamente regalista. Ebbe anche la nomina di arcivescovo titolare di Eraclea e fu cappellano maggiore del re, commissario generale apostolico della Santissima Crociata, consigliere a latere di S.M., abate di S. Maria Terrana e cavaliere dell'Insigne Real Ordine di S. Gennaro. Sempre nel 1778 fu nominato membro della Deputazione dei Regi Studi, ed in tale qualità si occupò attivamente dell'ordinamento della pubblica istruzione in Sicilia, con particolare riferimento all'istruzione popolare. Fece aprire, infatti, scuole popolari in tutti i conventi dell'isola, precisando (Circolare ai superiori degli ordini monastici, Palermo 1778) le discipline e le modalità dell'insegnamento elementare.
Personalità di grande influenza negli ambienti politici e culturali palermitani, fece dei suoi salotti un vero centro di raccolta delle migliori forze intellettuali e morali dell'isola.
Risulta assodato che negli anni intorno al 1790 fece parte della loggia massonica palermitana capeggiata dal viceré, F. d'Aquino principe di Caramanico.
Morì a Palermo il 19 marzo 1817.
Mentre gli uffici ricoperti impegnarono l'A. nelle questioni di diritto ecclesiastico (scrisse varie memorie di carattere giurisdizionalistico: Della giurisdizione della Legazia Apostolica sugli ordini religiosi in Sicilia, ecc., rimaste tutte inedite), l'inclinazione personale lo fece rivolgere allo studio delle antichità siciliane e raccogliere materiale archeologico e monete degli antichi popoli che abitarono in Sicilia. Promosse anche studi arabistici, pur ignorando l'arabo.
È nota la frode di cui lo rese vittima il suo protetto Giuseppe Vella, abate maltese, il quale gli dette a pubblicare come autentico codice arabo-siculo una sua falsificazione.
D'altra parte, come ebbe a rilevare l'Amari, rimane il valore positivo della rassegna delle fonti letterarie che l'A. premise all'edizione del falso codice (Codice diplomatico di Sicilia sotto il governo degli Arabi pubblicato per opera e studio di A. A..., Palermo 1789-1792, 6 voll.). Non fu, invece, mal fondata la protezione data a Rosario Gregorio, principale cooperatore nella scoperta dell'impostura.
Notevole, ancor oggi, il valore del monetario arabo-siculo e, per la geografia storica della Sicilia, delle sette carte che l'A. fece disegnare ed incidere, unitamente ad una tavola di Parallela geographica Siciliae. A sussidio delle carte, inoltre, scrisse, in più stesure, delle dissertazioni sulla Sicilia antica, corredate da ampia documentazione, che rimasero a lungo manoscritte, sino a quando ne dette un primo saggio, annotandolo, F. Invidiato (I primi abitatori e susseguenti dominazioni in Sicilia, da un manoscritto del preclaro A. A., in Giornale letterario, 1840, n. 205).
Altre quattro dissertazioni pubblicò G. Capozzo nelle sue Memorie sulla Sicilia, II, Palermo 1840 (La Sicilia abitata dai Sicani e dai Sicoli, pp. 49-63; La Sicilia abitata dai Greci e Cartaginesi, pp. 155-172; La Sicilia abitata dai Romani, pp. 193-214; La Sicilia sotto i Bizantini ed Occidentali, pp. 175-295). Vari manoscritti dell'A., su questioni ecclesiastiche e, in maggior numero, sulle antichità siciliane, si conservano nella Biblioteca comunale di Palermo.
Bibl.: A. Tognini, Orazione funebre in memoria di A .A., Palermo 1817; D. Scinà, Prospetto della storia letteraria di Sicilia nel secolo XVIII, III, Palermo 1827, pp. 372-378; G. Di Giovanni, La vita e le opere di G.A. Decosmi, Palermo 1888, pp. 134-135; M. Amari, Storia dei Musulmani di Sicilia, I, Catania 1933, pp. 8-10; P. Savio, Devozione di Mgr. A. Turchi alla Santa Sede, Roma 1938, p. 90; G. Catalano, Le ultime vicende della Lega zia Apostolica in Sicilia, Catania 1950, pp. 85, 97-98; M.E. Alaimo, Luci ed ombre nella storia del monetario arabo-normanno custodito dalla Biblioteca comunale di Palermo, in Atti del Convegno intern. di studi ruggeriani, II, Palermo 1955, pp. 609-684.