CASATI, Alfonso
Nacque a Milano nel 1565 da Gerolamo, futuro tesoriere generale dello Stato, e da Violante de Silva, appartenente a nobile famiglia spagnola trapiantata in Lombardia. Dopo essersi addottorato in diritto, nel 1587 subentrò al padre nel seggio di decurione perpetuo del Consiglio generale della città. L'anno successivo figura tra i sei deputati della Fabbrica del duomo. Questi primi passi nella vita pubblica furono interrotti da una breve parentesi militare: al comando di una compagnia di cavalleria leggera, fece parte del corpo di spedizione spagnolo inviato da Filippo II a rinforzo dell'esercito di Carlo Emanuele I di Savoia, operante in Francia a fianco della Ligue. Furono, probabilmente, le benemerenze allora acquisite a meritargli la nomina a gentiluomo ordinario di camera del duca di Savoia (c. 1592).
Nell'agosto 1594 moriva ad Altdorf il capitano Pompeo Della Croce, residente di Spagna nella Confederazione elvetica: malgrado la presenza di altri candidati alla successione, il C. fu designato dal governatore di Milano, Juan Fernández de Velasco, a ricoprire l'incarico. Iniziava così una missione diplomatica destinata a durare ventisei anni, missione che per oltre un secolo sarebbe stata quasi esclusivamente affidata ai suoi discendenti.
L'incarico richiedeva doti di abile e accorto negoziatore: nella seconda metà del Cinquecento, la Svizzera era divenuta il terreno sul quale si scontravano le diplomazie straniere nell'intento di accaparrarsi licenze di arruolamento e permessi di transito. La concessione di questi ultimi, in particolare, rappresentava per la Spagna un'esigenza vitale ai fini dello stabile collegamento militare tra i domini di Milano e di Fiandra; nel contempo, essa doveva impedire che gli accordi di altre potenze - soprattutto Francia e Repubblica veneta - con la Confederazione elvetica venissero a costituire una minaccia per il ducato lombardo.
Le istruzioni inviate al C., che già nel settembre 1594 aveva raggiunto la propria sede di Lucerna, riflettono queste direttrici costanti della politica spagnola: il nuovo residente deve mantenere i migliori rapporti possibili con tutti i Cantoni della Confederazione e dei Grigioni; rafforzare l'alleanza con i Cantoni cattolici firmatari della Lega d'oro del 12 maggio 1587 (Lucerna, Uri, Schwyz, Unterwalden, Zug e Friburgo); crearsi aderenze nel Cantone di Zurigo, considerato il più influente della Confederazione, e in quello di Soloturn, notoriamente fautore di una politica francofila; prevenire e sventare ogni manovra, ordita dalle potenze rivali, che mirasse a ledere gli interessi della Spagna. L'azione svolta dal C., sin dagli inizi della sua missione, dimostrò quanto la scelta che era caduta su di lui fosse stata felice: egli si rivelò ottimo diplomatico, negoziatore paziente e tenace, interprete coscienzioso degli interessi spagnoli nella Confederazione.
Appena giunto in sede, il C. si era messo all'opera, stabilendo una fitta rete di contatti, presenziando alle varie Diete e profondendo ingenti somme in donativi e pensioni tra i maggiorenti elvetici. I primi risultati di questa intensa attività non si fecero attendere: il 28 genn. 1598, la fazione cattolica di Appenzell, costituitasi in Cantone autonomo, aderiva alla Lega d'oro. Analogo tentativo, intrapreso nel Cantone di Vaud, non diede, invece, l'esito sperato. Questo insuccesso non intaccava, però, la stima di cui il C. godeva in Spagna: a conferma del proprio apprezzamento per l'opera da lui svolta, il 12 ott. 1601, Filippo III lo nominava questore di cappa corta del magistrato delle Entrate straordinarie e, pochi mesi dopo, gli concedeva una pensione annua di 400 scudi.
In quel momento gli sforzi del C. erano concentrati nel tentativo di impedire che la Confederazione rinnovasse il trattato di alleanza con la Francia, scaduto nel 1597: a più riprese, l'instancabile azione del residente spagnolo mise in forse l'esito delle trattative. In ultimo, il successo arrise alla diplomazia francese ed il 20 ott. 1602 una delegazione elvetica sottoscriveva solennemente le clausole del nuovo accordo a Parigi.
Gli sforzi del C. non erano stati, però, del tutto vani: perché se la Francia aveva conseguito il libero uso dei passi alpini verso la Lombardia - conferendo così al trattato un carattere apertamente antispagnolo - dal canto suo il C. aveva ottenuto che i Cantoni cattolici facessero inserire nell'accordo una clausola che lasciava impregiudicati gli impegni da loro contratti con la Lega del 1587. Ciononostante, il successo francese rappresentava un duro colpo inferto al prestigio della Spagna nella Confederazione: né sarebbe stato l'unico, ché, l'anno successivo, analogo trattato, sia pure di durata decennale, veniva concluso tra la Repubblica di Venezia ed i Grigioni (15 ag. 1603).
Ma l'abilità e gli sforzi raddoppiati del C. portarono in breve tempo al rovesciamento della situazione: nella primavera del 1604, egli otteneva dai Cantoni cattolici la conferma della Lega d'oro, con la vantaggiosa revisione di alcuni articoli. All'accordo, stipulato il 23 aprile e solennemente giurato a Milano il successivo 14 giugno, aderivano poi l'abate di San Gallo e la città di Rapperswyl.
Con il nuovo testo, in cambio di concessioni economiche e commerciali, i Cantoni ampliavano il diritto di transito attribuito alla Spagna attraverso il Gottardo; inoltre, le parti si impegnavano a vietare il passaggio di truppe che non fossero gradite ad uno dei contraenti. Ciò veniva a neutralizzare i vantaggi conseguiti due anni prima dalla diplomazia di Enrico IV, tanto più che i Cantoni cattolici non avevano incluso nel testo dell'accordo una clausola che facesse salvi gli obblighi assunti verso la Francia.
Ancora una volta i meriti del C. per il brillante risultato ottenuto ricevettero pubblico riconoscimento: il 10 nov. 1604 il re gli conferiva il titolo, onorifico ma lucroso, di capitano custode del parco di Pavia.
Il completamento dell'opera richiedeva la stipulazione di un trattato anche con i Grigioni. Già il 25 ag. 1604, all'indomani del rinnovo della Lega d'oro, ambasciatori delle Leghe Grigie avevano sottoscritto a Milano un accordo, che non fu però ratificato, Malgrado la perseveranza del C. e nonostante le pressioni esercitate dal governatore di Milano, conte di Fuentes, attraverso il blocco commerciale e militare della Valtellina, non fu possibile giungere ad una intesa: uno schema di accordo, presentato dal C., venne definitivamente respinto alla Dieta di Coira nel 1607.
Il 14 maggio 1610 moriva assassinato Enrico IV; il successivo cambio d'indirizzo della politica estera francese conduceva a un riavvicinamento alla Spagna, suggellato dal matrimonio di Luigi XIII con Anna d'Austria. Le ripercussioni di questa svolta si fecero sentire anche in Svizzera: nel 1612, gli sforzi congiunti dell'ambasciatore francese Charles Pascal e del C. riuscivano a impedire il rinnovo del trattato dei Grigioni con Venezia. Un ulteriore tentativo della Serenissima veniva analogamente sventato, nel 1616, d'intesa con il successore del Pascal, l'ambasciatore Etienne Gueffier. Il C. fu anche sul punto di cogliere i frutti del lavoro svolto negli anni precedenti, allorquando un trattato tra Spagna e Leghe Grigie, da lui elaborato nel marzo 1617, sembrò dovesse riscuotere i consensi di tutte le comunità interessate. Ma, all'ultimo momento, il Gueffier, che seguiva con preoccupazione il progressivo estendersi della influenza spagnola nei Grigioni, riuscì ad impedirne la ratifica nella Dieta di Coira del mese successivo.
Il rovescio subito dal C. era dovuto anche al fatto che impegni ben più urgenti lo trattenevano in quel momento nella Confederazione. Dopo lo scoppio della prima guerra del Monferrato (1612-1617), che vedeva Spagna e Savoia opposte l'una all'altra, l'azione del residente spagnolo si era dovuta sviluppare su due fronti. Mentre, da un lato, egli aveva cercato di impedire che i Cantoni protestanti prestassero soccorso a Carlo Emanuele I, dall'altro, si era adoperato per promuovere il reclutamento di truppe svizzere a favore della Spagna. Se, per un verso, non gli era stato possibile evitare che il duca di Savoia concludesse un accordo con i Cantoni di Berna e Zurigo (23 giugno 1617), per l'altro, aveva ottenuto, tra il 1613 e il 1614, la leva complessiva di diecimila mercenari.
Ma le circostanze nelle quali la lungimiranza politica e l'abilità diplomatica del C. vennero meglio in evidenza furono gli avvenimenti che determinarono la cosiddetta crisi della Valtellina.
I contrapposti maneggi dei rappresentanti delle potenze straniere nelle Leghe Grigie avevano contribuito ad acuire i contrasti già esistenti tra cattolici "ispanizzanti" e protestanti francofili: ciò specialmente nella Valtellina, ove la popolazione, per la maggior parte cattolica, dimostrava una sempre crescente insofferenza per l'oppressiva dominazione grigiona. Dai disordini che queste tensioni avevano generato, il C. traeva la convinzione che il momento fosse propizio per realizzare un progetto già altre volte ventilato, ma mai portato ad effetto: l'occupazione militare della valle. In una relazione a Filippo III del 19 ag. 1618 egli esponeva lucidamente i vantaggi dell'operazione: garantire la tutela degli interessi cattolici, tagliare i collegamenti tra Venezia e i Cantoni protestanti, assicurare alla Spagna una via di comunicazione rapida e sicura. Superata l'iniziale reticenza di Madrid, grazie anche all'opera di persuasione svolta dal nuovo governatore di Milano, il dinamico duca di Feria, la proposta venne accolta: l'occupazione, però, doveva avvenire in seguito a una sollevazione popolare cui la Spagna avrebbe segretamente fornito i mezzi.
Alla preparazione della rivolta si dedicava, perciò, il C. tra il 16 19 e il 1620, promuovendo i contatti tra i Valtellinesi e il governo di Milano, fornendo armi e denari ai fuorusciti, guadagnandosi la collaborazione dei Cantoni cattolici, mantenendosi in stretta relazione epistolare con l'arciduca Leopoldo V del Tirolo, il cui concorso era previsto per l'attuazione del piano.
Nel reggere le fila della complessa organizzazione, il C. non trascurò di tenere informato il collega francese Gueffier: mossa, questa, assai abile, mediante la quale gli fu possibile guadagnarsi il suo appoggio; solo a cose fatte, la diplomazia di Luigi XIII avrebbe dovuto constatare quanto poco conforme agli interessi del proprio paese fosse il progetto spagnolo.
La sollevazione dei cattolici valtellinesi avvenne il 19 luglio 1620 e degenerò subito in un barbaro eccidio di protestanti; il conseguente tentativo dei Grigioni di reprimere la rivolta offriva, quindi, il pretesto per l'intervento della Spagna: la Valtellina veniva così annessa allo Stato di Milano, mentre l'arciduca Leopoldo occupava la valle Monastero. Con questa manovra coordinata si compiva la saldatura militare tra i due rami della casa d'Asburgo.
Il C. non avrebbe, però, fatto in tempo a vedere gli ulteriori sviluppi della crisi: già indisposto nell'autunno di quell'anno, con l'aggravarsi delle proprie condizioni di salute, sin dalla primavera successiva, era costretto a farsi sostituire dal figlio Gerolamo. Morì a Lucerna, dopo lunga malattia, il 21 ag. 1621; il 28 maggio, a riconoscimento di una vita interamente spesa al servizio della Spagna, Filippo IV lo aveva insignito del titolo comitale di Borgo Lavizzaro.
Fonti e Bibl.: L'attività del C. come residente spagnolo nella Confederazione elvetica è documentata soprattutto dalla sua corrispondenza con la Spagna, conservata nei legajos 1278-1304 e 1896-1925 dell'Archivo General de Simancas, sección Estado. Essa va integrata con le carte custodite nell'Archivio di Stato di Milano, Potenze estere post 1535, cartt. 141 bis-143, e Trattati, cartt. 3, 39-40. Lettere autografe e documenti che lo riguardano si trovano a Milano nella Biblioteca Ambrosiana, sez. G. inf. e cod. & 181 sup., nonché nell'Arch. Segr. Vaticano, Segreteria di Stato, Svizzera, voll. 6, 7, 8, 10A e 10B. Cfr. inoltre: Amtliche Sammlung der älteren Eidgenössischen Abschiede, V, 1, a cura di D. K. Kruetli-J. Kaiser, Bern 1872, ad Indicem; V, 2, a cura di J. Vogel-D. A. Fechter, Basel 1875, ad Indicem; Les dépeches de Jean-Baptiste Padavino... envoyé de la République de Venise, écrites pendant son séjour à Zürich (1607-1608), a cura di V. Ceresole, Bâle 1878, ad Indicem; Annali della Fabbrica del duomo di Milano, IV, Milano 1881, p. 237; E. Rott, Inventaire sommaire des docum. relatifs à l'histoire de Suisse..., I, Berne 1882, ad Indicem; II, ibid. 1885, ad Indicem; Cartas de Don Pedro de Toledo Osorio, marqués de Villafranca al rey Felipe III de 1616 a 1618, in Colleciòn de documentos inéditos para la historia de España, XCVI, Madrid 1890, ad Indicem;H. Reinhardt, Die Correspondenz von A. und Gerolamo Casati... mit Erzherzog Leopold V. von Oesterreich (1620-1623), Freiburg 1894 (Cfr. recens. di J. Hirn, in Mitth. des Instituts für oesterr. Geschichtsforschung, XVIII[1897], 1, pp. 181-88); Calendar of State Papers and manuscripts of Venice, XI, a cura di H. F. Brown, London 1904, p. 458; XV, a cura di A. B. Hinds, ibid. 1909, p. 13; XVI, a cura di A. B. Hinds, ibid. 1910, pp. 73, 427; XVII, a cura di A. B. Hinds, ibid. 1911, p. 474; F. Jecklin, Materialen zur Standes- und Landesgeschichte Gem. III Bünde (Graubünden), I, Regesten, Basel 1907, pp. 283, 285, 286, 293, 303, 307; Bibl. Ambrosiana di Milano, Card. Federico Borromeo: indice delle lettere a lui dirette, Milano 1960, p. 108; Catalogo XXIII del Archivo General de Simancas. Papeles de Estado: Milan y Saboya (siglos XVI y XVII), a cura di R. Magdaleno, Valladolid 1961, ad Indicem;P. Morigia, Historia dell'antichità di Milano, Milano 1592, p. 483; F. C. Khevenhiller, Annales Ferdinandei..., I-II, Lipsiae 1721, ad Indicem; E. Rott, Henri IV, les Suisses et la Haute Italie, Paris 1882, ad Indicem;F. Calvi, Famiglie notabili milanesi, IV, Milano 1885, s. v. Casati, tav. XII; V. Ceresole, La Rèpubl. de Venise et les Suisses, Venezia 1890, ad Ind.;B. Rott, Hist. de la représentation diplomatique de la France auprès des Cantons Suisses, II, Berne 1902, ad Indicem;III, ibid. 1906, ad Indicem;A. Giussani, Il Forte di Fuentes, Como 1905, ad Indicem;[A. Rufer], C., A., in Historisch-biographisches Lexikon der Schweiz, II, Neuenburg 1924, p. 503; A. Giussani, La riscossa dei Valtellinesi contro i Grigioni, Como 1935, ad Indicem;U. Martinelli, Le guerre per la Valtellina nel secolo XVII, Como 1935, pp. 18, 21, 23, 24; H. Gmuer, Das Bündniss zwischen Zürich, Bern und Venedig 1615-18, Zürich 1945, pp. 42, 49, 55, 142, 145 ss.; B. Giddey, Agents et ambassadeurs toscans auprès des Suisses... (1587-1609), Zürich 1955, pp. 150, 191, 268; F. Arese, Elenchi dei magistrati patrizi di Milano dal 1535 al 1796: i Sessanta perpetui Decurioni del Consiglio Generale della città, in Arch. stor. lomb., s. 8, VII (1957), p. 169; Id., Le supreme cariche del Ducato di Milano da Francesco II Sforza a Filippo V, ibid., s. 9, IX (1970), pp. 105, 127; G. Parker, The Army of Flanders and the Spanish Road (1567-1669), Cambridge 1972, p. 74.