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CHIERICI, Alfonso

di M. Antonietta Scarpati - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 24 (1980)
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CHIERICI, Alfonso

M. Antonietta Scarpati

Fratello del paletnologo Gaetano, nacque a Reggio Emilia da Nicola, usciere capo del comune, e Laura Gallinari, nella parr. di S. Zenone, il 9 genn. 1816. Iniziati gli studi all'età di otto anni presso la scuola di ornato diretta da V. Carnevali (Fantuzzi), frequentò dal 1829 al 1832 i corsi di paesaggio e figura dell'Accademia di Reggio, sotto la guida del direttore P. Minghetti (Siliprandi). Ottenne poi un sussidio mensile per proseguire gli studi presso l'Accademia Atestina di Modena, diretta da G. Pisani. Al termine del nuovo anno di corso, il C. dava prova delle sue attitudini con un S. Giovanni Battista che, esposto il 22 nov. 1833 nelle sale del comune di Reggio, gli valse i primi pubblici riconoscimenti. Dalla Comunità di Reggio ottenne quindi una sovvenzione che gli permise un soggiorno a Roma di tre anni.

Di questo primo periodo di formazione, carattere puramente esercitativo mostrano una copia a matita da un paesaggio di Poussin, la Solitudine, e un Paesaggio con pastori ad acquarello (Reggio Emilia, Pin. com.: ded. al podestà O. Capilupi e firmato "Alfonso Chierici d'anni dodici e due di studio"), mentre sono ricordati dal Fantuzzi due ritratti eseguiti a Modena nel 1834 per l'ambiente di corte dei quali "uno del duca di Wellington tolto da una stampa di Morghen, opera che in oggi si trova in corte" e "un Ritratto del Bracciere della Duchessa il fu... Grillo fatto ad olio".

Nel novembre 1834 il C. giungeva a Roma, affidato alle cure di T. Minardi, che lo indirizzò allo studio della classicità, nelle sue accezioni più varie. L'interesse per l'architettura classica gli suggerì il tema per tre composizioni, Avanzi dell'anfiteatro romano, e due redazioni delle Rovine del Colosseo (Manzini: due disegni a matita di Interno del Colosseo, datati 1836 e 1838, sono a Reggio Emilia, Pinac. comunale). L'assidua frequentazione di Raffaello dava i primi frutti con la Vergine in gloria,e i ss. Carlo,Pietro e Antonio abate commissionatagli dalla fam. Baroni di Reggio per il loro oratorio all'Oca presso Toano. Una vena più libera, già affiorata nel Ritratto di G. Fontanesi, suo compagno di studi presso il Minardi (1835: Reggio Emilia, Pinac. comunale) e in quello dei coniugi Giuseppe e Stellina Levi (Fantuzzi), si afferma nel Diluvio (1837), nello Studio del pittore (1838: Modena, Gall. Estense; un bozzetto a olio è nella Pinac. comunale di Reggio Emilia) e in due Autoritratti (uno di essi è nella Pinac. comunale di Reggio Emilia). La considerazione di cui godette il C. presso la corte ducale - tre dei quattro dipinti furono acquistati da Francesco IV nel 1837-38 - e la medaglia d'oro assegnatagli dal duca stesso nel '37 giocarono in favore di una più ampia committenza e del riconoscimento della sua attività in campo nazionale. Si scalano, infatti, negli anni successivi una serie di dipinti religiosi che lo confermano seguace del purismo minardiano: un'Annunciazione (1839) e una S. Anna (1840) per la chiesa di S. Teresa di Reggio (ivi esistenti), una Vergine col bambino,il b. Torello e s. Francesco, per la contessa M. Torello di Reggio (Reggio, propr. Malaspina Torello). All'Espos. romana del 1844 (P. Regnoli, in Il Saggiatore, I [1844], 2, pp. 83 s., 114 s.) erano accolti con ampie lodi il S. Biagio che risana un fanciullo, commessogli dal rettore di Marmirolo (1842: Reggio Emilia, Pinac. comunale) e la Profanazione del tempio (ibid.), offerta in dono alla Comunità di Reggio per i sussidi ricevuti fino al 1843. Queste stesse due tele, inviate con lo Studio del pittore all'Esposizione di belle arti di Milano nell'ottobre-novembre dello stesso anno (catal., pp. 79, 101), riscuotevano l'ammirazione del Hayez e del Palagi (Campori, 1844). Una personale si inaugurava infine il 22 ott. 1844 nelle sale del teatro Comunale di Reggio; alle opere già pervenute in città si aggiungeva una serie di tre ritratti spediti da Roma per l'occasione (Fantuzzi): quello di piccolo formato dell'Arciprete Baldi, quello di Don Bedogni al naturale e quello di Don P. Davalli.

Ancora fino al 1847 è possibile, sulla fede di note aggiunte dal Fantuzzi al manoscritto del 1841, seguire da vicino l'operato del Chierici. Per gli anni 1845-46 sono elencati dal Fantuzzi sei dipinti, l'unico dei quali di soggetto non sacro rappresenta Una donna che visita con un suo figlioletto a fianco il marito in prigione.

Si aggiungono, nel corso del 1847, soggetti di genere (Il cappuccino alla ruota del monastero,Lo scaldatoio dei cappuccini, una Donna d'Ischia che in riva al mare aspetta il marito), un quadro religioso (Madonna del Sacro Cuore per l'Istituto delle sordomute di Modena), due bozzetti per un dipinto commessogli dagli Estensi (Lucrezia Borgia che riceve alle porte di Ferrara il duca Alfonso). Sulla scia della grande tradizione emiliana del suo tempo, il C. eseguiva fra il 1847 e il 1853 il S. Francesco e le ss. Lucia,Apollonia e Agata dinanzi alla Vergine per la cappella Brami nel santuario della Ghiara (bozzetto al Monte di pietà; Un santuario e una città, Reggio Emilia 1974, fig. 14). Negli stessi anni conduceva il Marcantonio Colonna presenta a Pio V i trofei della battaglia di Lepanto per L. Corbelli.

Dal 1853 accademico di S. Luca di Roma (Atti dell'Accademia, vol. 113, fasc. 169), si impegnava nel 1855 nella decorazione del sipario del teatro Comunale di Reggio. Il tema eseguito, "L'Italia additante alle Muse i più chiari italiani di ogni età" (G. Chierici, Descrizione del sipario..., Reggio Emilia 1857), fu probabilmente ispirato dal sipario dipinto nel 1814 da P. Minghetti per il teatro di Cittadella (M. Degani, in Il teatro... di ReggioEmilia, Reggio Emilia 1972, pp. 35-37; v. anche Mostra degli scenografi..., 1957). Nel 1861 il C. aderiva, assieme a Podesti, Coghetti, Giacomelli e altri, al programma per l'illustrazione pittorica dell'opera di Shakespeare lanciato dal giornale letterario e artistico Minerva Roma.

L'idea, nata sull'onda del successo ottenuto l'anno precedente dalla serie di quadri illustranti l'opera di Dante (Callari, 1911), non ebbe seguito; ne rimangono tuttavia sedici bozzetti riferentisi ad un gruppo dei migliori artisti della metà dell'Ottocento italiano (F. Podesti, F. Bigedi, F. Coghetti e altri); fra essi due, riferibili a scene dell'Otello, sono del C. (Roma, Gall. naz. d'arte mod., Gab. d. disegni e d. stampe, nn. 136-136 bis).

Nello stesso anno il C. si presentava alla Prima Esposizione italiana a Firenze con tre piccole scene di genere che attestano assieme al Mercato di schiave, il Nembo, l'Uragano, la Signora in giardino (Reggio Emilia, Pinac. com.), un interesse più libero per la cronaca e il quotidiano. Agli ultimi anni di attività risale il bozzetto del Cristo che consegna le chiavi a s. Pietro (ibid.), commissionatogli da Pio IX per S. Pietro; una lunga malattia ne impedì l'esecuzione.

Morì a Roma il 27 sett. 1873.

Numerosi disegni del C. sono conservati presso la Pinac. com. di Reggio Emilia.

Fonti e Bibl.: Reggio Emilia, Bibl. com., ms. C 134/6:P. Fantuzzi, Cenni stor. sulla vita del pittore A. C. (1841, con note aggiunte fino al 1847); Ibid., ms. C 104/1: A. Biagini, Scritto sul valente pittore A. C. ... anno 1844; F. Bedogni, Intorno un quadro di A. C. (S. Anna), in Il Silfo, 1841, p. 92; L. Romani, Sopra due dipinti di A. C. reggiano, Reggio Emilia 1844; C. Campori, Alcune opere esposte alla R. Accademia di Belle Arti in Modena..., Modena 1844; G. Simonetti, S. Biagio, quadro di A. C. Idilli, Reggio Emilia 1844; L. Ponticelli, Sul quadro del pittore A. C. pel tempio della Ghiara, Reggio Emilia 1854; Catal. delle opere ammesse alla Espos. solenne della Soc. d'incoragg. delle Belle Arti in Firenze nell'anno 1866, Firenze 1866, nn. 50, 158; E. Manzini, Memorie storiche dei Reggiani più illustri, Reggio Emilia 1878, pp. 552-558;L. Callari, Bozzetti di scene shakespeariane..., in Boll. d'arte, V (1911), pp. 171-174; Parma. Centen. verdiano... Catal. della mostra... d'arte emiliana sec. XIX, Parma 1913, sala D, nn. 17, 62; sala L, nn. 17, 19, 62;C. Fano, Il quadro di s. Francesco d'Assisi,s. Agata,s. Apollonia e s. Lucia di A. C. e una lettera ined. di G. Chierici, in Studi di storia,letter. ed arte in on. di N. Campanini, Reggio Emilia 1921, p. 29; Id., Rapporti uffic. tra la Comunità di Reggio e il pittore A. C., in La Provincia di Reggio, I (1922), pp. 206 s.; O. Siliprandi, La regia scuola di disegno per operai "G. Chierici" di Reggio Emilia, Firenze 1941, pp. 33 s.; Mostra dei pitt. emil. dell'800, (catal.), Bologna 1955, p. 31; Mostra degli scenogr. reggiani dal XVII al XX sec. (catalogo), a cura di M. Degani, Reggio Emilia 1957, pp. 32 s., 53; F. M. Gobbo, Le pale d'altare del santuario della Ghiara, in Un santuario e una città, Reggio Emilia 1974, p. 42; Storia della pittura ital. dell'800, Milano 1975, I, p. 87; III, p. 210; R. J. M. Olson, Ital. 19th Cent. Drawings and Water-colors (catal.), New York 1976, n. 114(studio per il Ritorno del Figliol prodigo); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 493 (con bibl.).

Vedi anche
letteratura In origine, l'arte di leggere e scrivere; poi, la conoscenza di ciò che è stato affidato alla scrittura, quindi in genere cultura, dottrina. Oggi s'intende comunemente per letteratura l'insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano ... Assisi Comune della prov. di Perugia (186,8 km2 con 26.720 ab. nel 2007). ● Antica città umbra, Assisi fu in età romana fiorente municipio; presa e distrutta da Totila (545), fino al 12° sec. fu dominio dei duchi di Spoleto e acquistò floridezza economica e liberi istituti comunali, divenendo poi culla del ... cappella architettura Edificio di culto di piccole dimensioni, isolato in modo da costituire un corpo autonomo; o ambiente, più o meno importante per forme e dimensioni, compreso, con la stessa destinazione di culto, nell’ambito di un maggiore e più complesso organismo architettonico, come la cappella di un palazzo ... altare Superficie piana, talvolta a livello del suolo, più spesso elevata, su cui si compiono sacrifici (semplici offerte o immolazioni di vittime) alla divinità. È compreso nel numero delle installazioni rituali della maggior parte delle religioni conosciute.  antichità I primi esempi di altare, risalenti ...
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