ARAGONA, Alfonso d'
Figlio naturale di Alfonso II e di Trusia Gazzella, nacque probabilmente nel 1481, poiché al momento del suo matrimonio, celebrato nel 1498, aveva circa 17 anni. La sua educazione umanistica fu accurata: dapprima gli fu precettore Giuniano Maio e, successivamente, Raffaele Brandolini.
Sin dai primi anni si trovò implicato nella grave crisi che colpì la dinastia aragonese di Napoli e, nonostante la sua giovane età, nel 1495, durante l'occupazione francese, congiurò per il ritorno nella capitale del fratellastro Ferdinando II. Con il ristabilimento del dominio aragonese, gli furono affidati i primi incarichi di una certa responsabilità; nel 1497 assunse la luogotenenza generale in Abruzzo. Ma le basi della dinastia aragonese erano sempre più vacillanti, per cui sembrò buona politica al nuovo re di Napoli, Federico, cercare l'appoggio di Alessandro VI, facendo sposare l'A. con la figlia del pontefice, Lucrezia, il cui matrimonio con Giovanni Sforza era stato Sciolto il 20 dic. 1497. Nei piani di Alessandro VI probabilmente questo matrimonio doveva essere solo il primo passo per assicurare a Cesare Borgia il trono napoletano, per cui in questo incontro di interessi si giunse facilmente a un accordo. Il 20 giugno 1498 fu stipulato il contratto di matrimonio, in base al quale il re Federico si impegnava a dare all'A. il titolo di duca e le due città di Bisceglie e di Corato; il 15 luglio lo sposo entrava in Roma in incognito; le nozze furono celebrate il 21 luglio seguente.
In un primo tempo parve che i rapporti tra l'A. e la famiglia Borgia fossero ottimi; Lucrezia sembrava innamorata del marito, che dal suo canto partecipava regolarmente alle cerimonie religiose celebrate dal pontefice. Ma una prima crisi si ebbe verso la metà del 1499, in seguito alla politica filofrancese allora seguita da Alessandro. Il 2 agosto l'A. fuggì segretamente da Roma, per rifugiarsi prima nelle terre dei Colonna e poi nel Regno, lasciando la moglie incinta di sei mesi; ma poco dopo, nel settelnbre, convinto dal pontefice, tornò presso la moglie. Apparentemente sembrò che che tutto fosse tornato come prima: l'A. continuò a partecipare alle cerimonie religiose celebrate da Alessandro VI, e il 26 febbr. 1500 fu nel corteo trionfale che accompagnò il Valentino nel suo ingresso in Roma. In realtà, per l'accentuata politica filofrancese del papa, la posizione dell'A. a Roma diventava sempre più difficile; ed egli non poté impedire che il 3 aprile fosse pronunciato lo scioglimento del matrimonio tra Beatrice d'Aragona, figlia di Ferdinando I, e il re d'Ungheria. Nella notte del 15 luglio l'A. fu gravemente ferito in un agguato sulle scale di S. Pietro.
Il Pastor ritiene che responsabili di questo attentato siano stati gli Orsini, dato l'atteggiamento filocolonnese assunto dall'A., ma la concorde testimonianza delle fonti, in particolare quella dell'ambasciatore veneto, e soprattutto la personale convinzione dell'interessato, ci fanno credere che il responsabile sia stato Cesare Borgia, alle cui inire politiche il matrimonio della sorella con un principe aragonese era ormai solo un ostacolo.
Ad ogni buon conto l'A. si chiuse in casa, facendosi curare solo dalla moglie, in cui nutriva ancora fiducia, e da medici che aveva fatto venire da Napoli. La guarigione era ormai prossima quando il 18 agosto una schiera di armati, penetrata nella sua stanza per arrestarne i famigli sotto accusa di complotto, lo uccise; meno probabile sembra un'altra versione, secondo la quale egli, visto Cesare Borgia passeggiare nel giardini, gli avrebbe scagliato una freccia, provocandone così la irata reazione.
In un primo tempo si volle far apparire colpevole di questo omicidio addirittura lo stesso zio dell'A., Giovan Maria Gazzera, che fu ucciso a Roma poco tempo dopo; ma, caduti i Borgia, il vero esecutore materiale del delitto, Micheletto Corella, uno scherano di Cesare Borgia, fu arrestato nel 1503 e processato nell'amo seguente.
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