ARAGONA (Aragonius, Aragones e Aragón), Alfonso d'
Nacque nel 1585, di nobile famiglia napoletana decaduta. Studiò diritto all'università, ma prima di conseguire la laurea, e senza aver raggiunto l'età prescritta, entrò nel noviziato gesuitico il 19 sett. 1602. Compiuti gli studi teologici, insegnò lettere per due anni a Chieti e per un anno a Nola e lingua ebraica alla facoltà teologica del collegio di Napoli. Nel 1616 ottenne di far parte di un gruppo di missionari che partivano per il Paraguay. Dei sette confratelli partiti con lui da Napoli nel maggio egli solo, con un altro, giunse a Genova; gli altri perirono tutti in un naufragio presso il Circeo. Lasciata Lisbona il 14 nov. 1616, giunse a Buenos Aires il 16 febbr. 1617 dopo un viaggio assai avventuroso. In Argentina fu destinato a insegnare grammatica nel collegio di Asunción.
Nel 1619 fu dato come socio al famoso missionario Rocho González de Santa Cruz, uruguaiano praticissimo delle lingue e dei costumi indigeni e abile organizzatore. Con lui l'A. lavorò alla fondazione della prima "riduzione" in territorio uruguaiano, quella di Concepción, affrontando fatiche e pericoli per sette anni circa. Quando un'epidemia sembrò compromettere gran parte dell'azione missionaria intrapresa, in una conferenza tenuta dai gesuiti nel 1623 per dare nuovo ordine e incremento alle missioni, l'A. si oppose con successo alla proposta di abbandonare la "riduzione"di Concepción. Riuscì infatti a ricostituire quel centro e fu inviato quindi dal González nella regione oltre H fiume Uruguay alla confluenza con il rio Piratin. Nella "riduzione" detta di S. Nicolò l'azione dell'A. ebbe immediato successo : da calcoli dell'A. stesso, in breve tempo le famiglie ivi riunite ascesero al numero di seicento e i battezzati superarono i settemilatrecento. Ma tali risultati suscitarono l'allarme e la reazione di alcuni gruppi indigeni, i quali organizzarono una congiura sotto la guida di uno stregone e di un potente capo tribù; il 15 nov. 1628 numerosi indigeni irruppero nella "riduzione" di Caró, dove sorpresero e uccisero i padri González e Alfonso Rodríguez. Il giorno seguente in un'altra "riduzione" fu ucciso il p. juan del Castillo. L'A., informato da un neofita, riuscì, nonostante un tumore che doveva poi condurlo alla morte, ad essere posto in salvo nell'intemo della foresta. Ritornato a S. Nicolò, fu trasferito dai superiori all'Asunción dove poteva essere curato; ma, aggravatosi il suo male, egli vi morì il 10 giugno dell'anno 1629.
Importante è il contributo dell'A. allo studio della lingua guaranì. La bibliografia di Uriarte-Lecina registra le seguenti sue opere a stampa anonúne, senza indicarne il luogo (si sa però che il provinciale Ruiz de Montoya fece stampare nel 1639 a Madrid per la missione tremilaquattrocento esemplari di grammatiche, vocabolari e altri libri in guaranì): Canciones en lengua guaraní; De linguae Guaranicae particulis; Diálogos de los Sacramentos; Sermónes en lengua guaraní; Sintaxis de la lengua guaraní; Vocabulario de la lengua guaraní. Si ha notizia inoltre di alcune sue opere inedite: Breve introducción para aprender la lengua guaraní; Confesionario; Catequismo que se resa en la iglesia, e altri scritti devozionali conservati nel collegio di S. Salvador a Buenos Aires.
Bibl.: G. A. Patrignani, Menologio della Compagnia di Gesù, II, Venezia 1730, pp. 60 s.; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 2, Brescia 1753, p. 926; S. Santagata, Storia della Compagnia di Gesù appartenente al Regno di Napoli, IV, Napoli 1757, pp. 514-524; E. Pastells, Historia de la Compañia de Yesús en la provincia del Paraguay, I, Madrid 1912, pp. 426, 445; J. E. De Uriarte, Catalogo razonado de obras anónimas y seudónimas de autores de la Compañia de Jesús, IV, Madrid 1914, pp. 257, 283, 289, 385, 386, 403 s.; R. Streit, Bibliotheca Missionum, II, Aachen 1924, p. 682; J. E. De Uriarte M. Lecina, Bibliotheca de Escritores de la Compaffia de Jesús pertenecientes de la antigua asistencia de España, I , 1, Madrid 1925, pp. 232 s.