VALDÉS, Alfonso de
Uomo politico, teologo e pubblicista spagnolo, nato a Cuenca poco prima del 1500, morto a Vienna il 3 ottobre 1532. Autodidatta e letterato di grande finezza, entrò, ancora molto giovane, al servigio di Carlo V, di cui nel 1526 divenne segretario e "latinista" ufficiale, e che accompagnò nel viaggio italo-tedesco del 1529-30 e in altri viaggi.
Oltre alla sua corrispondenza ufficiale e privata (ricca e notevole quella con Erasmo), lasciò a stampa una relazione sulla battaglia di Pavia (1525), il Latancio ovvero Diálogo de las cosas ocurridas en Roma (1527), che, tacciato dal Castiglione e da altri di luteranesimo, fruttò all'autore un processo, da cui uscì assolto nel 1529, e il Diálogo de Mercurio, Carón (1531), da alcuni attribuito erroneamente al fratello Giovanni. Naturalmente in questi scritti, ammirati oggi quali modelli di pubblicistica politica, egli tende anzitutto a purgare il suo signore da qualunque colpa che rovescia intera sugli avversarî: onde, p. es., responsabile del sacco di Roma, voluto, del resto, da Dio per punire i peccati della città eterna, non fu Carlo V, ma Clemente VII; così come la responsabilità del conflitto franco-asburgico è da attribuire intera a Francesco I. Tuttavia, attraverso le sue eleganti e a volte ironiche argomentazioni di apologetica politica, si scorge uno spirito fortemente religioso, il quale detesta la guerra, che considera conseguenza d'una falsa religiosità, orientata verso l'esteriorità anziché verso il culto in spirito, e anela a ricondurre la società cristiana all'Evangelo, in guisa che essa, costituita in impero universale, diventi effettivamente unum ovile et unus pastor.
Bibl.: V. valdés, juan.