DI VESTEA, Alfonso
Nacque a Loreto Aprutino (Pescara) il 20 luglio 1854 da Donato e Raffaella Passeri. Superati il ginnasio e il liceo nel seminario di Atri, si iscrisse al corso di laurea in medicina e chirurgia e, completati gli studi preliminari di scienze naturali nell'università di Bologna, si trasferì nell'università di Napoli ove si laureò nel 1882. Allievo di A. Cantani, direttore della seconda clinica medica e cultore della nascente scienza microbiologica, il D. si orientò subito in tale campo della ricerca e divenne prima preparatore ufficiale e poi capo del laboratorio che G. Paolucci, primo aiuto del Cantani, aveva organizzato per incarico del maestro. L'attività del laboratorio, che si avvaleva della collaborazione di G. Zagari, A. Ducrey, A. Tursini, risultò preziosa durante l'epidemia di colera del 1884. Nel 1886, usufruendo di una borsa di studio del ministero della Pubblica Istruzione e di un sussidio del ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio, il D. si recò a Parigi presso l'Istituto di L. Pasteur, divenuto ormai famoso in tutto il mondo e meta di studiosi che vi si recavano da tutti i paesi per apprendere i particolari tecnici della cura antirabbica.
Un anno soltanto era passato dal 6 luglio 1885, quando il Pasteur aveva praticato il suo primo trattamento vaccinico su un bambino morso da un cane rabbioso e consegnato alle stampe la descrizione del metodo che doveva essere il suo più grande trionfo (Méthode pour prévenir la rage après morsure, in Comptes-rendus de l'Acad. des sciences [Paris], CI [1885], pp. 765 ss.), e ancora v'erano dubbi e discussioni sul principio del metodo: si può dire che il mondo scientifico viveva un periodo febbrile di attesa e di curiosità, attratto comunque dalla indiscussa personalità del ricercatore francese.
Il D. subì pienamente l'influenza del Pasteur e tornò a Napoli ansioso di intraprendere nella sua università il filone di ricerche che aveva scoperto a Parigi: nel laboratorio della clinica del Cantani creò il "Reparto della rabbia", che doveva essere il primo centro italiano per la cura della terribile malattia, e, in collaborazione con lo Zagari, cominciò a praticare sistematicamente la terapia preventiva nei soggetti morsi da animali rabidi o sospetti di esserlo. L'iniziativa non poteva non suscitare critiche e contrasti, e dette origine a una polemica nella quale intervenne lo stesso Pasteur con una lettera pubblicata sul giornale napoletano Il Pungolo del 9 febbr. 1887; tuttavia il D. e lo Zagari proseguirono nei loro studi e il 30 giugno dello stesso anno poterono comunicare all'Associazione dei naturalisti e dei medici napoletani che la trasmissione della rabbia ha luogo per via nervosa.
A seguito di concorso, con decreto del 7 ag. 1890 il D. fu nominato professore di igiene presso l'università di Palermo, ma si dimise nel successivo ottobre; nel settembre dello stesso anno fu nominato anche capo del laboratorio della scuola di sanità pubblica, istituita da L. Pagliani. Chiamato nel 1892 dalla facoltà medica dell'università di Pisa alla cattedra di igiene, vi insegnò per 38 anni, fino al raggiungimento dei limiti di età; a Pisa, inoltre, progettò e organizzò il nuovo istituto di igiene, che durante la prima guerra mondiale adibì a laboratorio batteriologico per la sanità militare e a istituto di rieducazione per i mutilati.
Inizialmente attratto dalla microbiologia, il D. affrontò poi i grandi temi dell'igiene, che interpretò come la scienza tesa alla ricerca del più favorevole adattamento della vita umana al suo ambiente e all'affermazione del concetto di coscienza igienica: una visione della sua disciplina che presupponeva, quindi, il concorso alla conoscenza scientifica dell'educazione di ogni individuo e delle iniziative sociali dei pubblici poteri. Questa impostazione lo guidò nell'attività di ricercatore e di studioso negli importanti settori della prevenzione delle malattie infettive, della tutela dell'ambiente, della lotta contro l'alcolismo, delle condizioni di vita nella scuola e nel lavoro. Per gli studenti sintetizzò i risultati delle sue ricerche, che illustrava nelle lezioni, in Principi d'igiene: manuale per le scuole mediche e magistrali, edito a Torino nel 1908.
Tra i suoi scritti più significativi si possono qui ricordare alcuni sulla alimentazione idrica (Sul servizio dell'acqua potabile in Pisa. Osservazioni e ricerche dell'Istituto di igiene della R. Università, Firenze 1896), sulla vita scolastica (Edificio scolastico e suo arredamento, Torino 1908), sulla sieroterapia della tubercolosi (Della sieroterapia nella tubercolosi, in Riv. d'igiene e sanità pubblica, XII [1901], pp. 7-19, 46-57, 82-96, in coll. con A. Maffucci) e sui problemi generali della malattia tubercolare (Questioni del giorno: per la lotta antitubercolare, Pisa 1900; La lotta sociale contro la tubercolosi: istruzioni, Torino 1926, Il compito spettante nella lotta sociale alla ospitalizzazione, in LaTubercolosi, III [1928], 5, pp. 145-192), sulla disinfezione delle pelli da concia per la lotta all'infezione da bacillo carbonchioso (A propositodella disinfezione delle pelli da concia, in Riv. d'igiene e sanità pubblica, IX [1898], pp. 161-170), sull'alcolismo (Spunti di propaganda antialcoolica, in Medicina nuova, XIX [1922], pp. 579-583).
Tuttavia, il campo in cui il D. si affermò con ricerche originali e di grande rilievo fu quello relativo all'etiopatogenesi della rabbia. Affascinato dagli studi del ricercatore francese e dalle acquisizioni che ne erano scaturite (rientrato dall'Istituto parigino, nel 1886 pubblicò a Napoli uno scritto dedicato a questo soggetto: Pasteur e la microbiologia, ossia dalle fermentazioni alla profilassi della rabbia), condusse per anni una lunga, paziente e meditata serie di osservazioni che gli consentirono di pervenire a conclusioni di fondamentale importanza.
Le numerose osservazioni sperimentali del D. non ebbero il carattere di casuali reperti o di isolate verifiche di frammentarie ipotesi di lavoro, bensì furono le tappe successive di una ben coordinata strategia di ricerca. Il problema allora aperto e ampiamente dibattuto negli ambienti scientifici riguardava le modalità di penetrazione del virus rabico nel tessuto nervoso: l'opinione dominante era quella della trasmissione per via venosa, accreditata dallo stesso Pasteur. Con una magistrale ricerca sul coniglio condotta in collaborazione con G. Zagari il D. poté invece dimostrare che il virus, penetrato nell'organismo, segue dal punto di inoculazione la via dei nervi periferici in senso centripeto (Sulla trasmissione della rabbia per la via dei nervi, in Psichiatria, neuropatologia e scienze affini, V [1887], pp. 113-131): i risultati di tale ricerca furono di eccezionale significato non solo dottrinale, in quanto consentivano di spiegare le forme cliniche della rabbia bulbare e spinale ponendole in rapporto di dipendenza con la sede dell'inoculazione e rendevano ragione del meccanismo della vaccinoterapia introdotta dal Pasteur, in cui il vaccino inoculato sottocute viene convogliato dal sistema circolatorio e rapidamente da luogo alla formazione di anticorpi specifici, precedendo così la più lenta pregressione del virus lungo la via nervosa. Proseguendo in questo filone, il D. passò dalle indagini istologiche sul tessuto nervoso degli animali da esperimento all'esame dei loro liquidi organici virulenti e poté fornire la dimostrazione della filtrabilità dell'agente etiologico della rabbia a pochi giorni di distanza dalla comunicazione che ne aveva dato P. Remlinger; errata fu invece la sua interpretazione della natura del microorganismo, che ritenne essere un microparassita di natura protozoaria a duplice fase di vita: occorre tuttavia rilevare che al riconoscimento della natura virale dell'agente stesso si sarebbe poi pervenuti molto più tardi (tra i lavori più importanti del D. sull'argomento si ricordano: Rendiconto di un anno di osservazioni e esperienze sulla rabbia e il metodo di cura preventiva del Pasteur, in Giorn. intern. di scienze mediche [Napoli], IX [1887], pp. 656-664, 705-739, con G. Zagari; Neue Untersuchungen über die Wuthkrankheit, die Fortleitung des Wuthgiftes durch die Nerven im Gegensatz zu derjenigen durch die Gefásse, in Fortschritte der Medicin, Berlin 1889, VII, pp. 241-261; VIII, pp. 281-292, con G. Zagari; Contributoallo studio delle vie di connessione del sistema nervoso mercè la rabbia sperimentale, in Annali di nevrologia, XI [1893], pp. 3855 s., con G. D'Abundo; Nota micrografica sulla rabbia sperimentale del coniglio, in Atti d. R. Acc. medico-chirurgica di Napoli, n. s., XLVII [1893], 4, pp. 263-266; Sul trovato della filtrabilità del virus della rabbia, in Annali di igiene sperimentale, n. s., XV [1905], pp. 147 ss.; Di alcune proprietà biologiche dei filtrati rabidi, in confronto con le emulsioni di sostanza nervosa, ibid., pp. 453-462).
Accanto alla sua attività scientifica e didattica, il D. svolse una intensa azione di igiene sociale, dando un notevole impulso allo studio dei problemi inerenti l'approvigionamento idrico, l'alimentazione, il vestiario, le condizioni climatiche.
Lasciato l'insegnamento, si ritirò a Roma, ove morì il 25 apr. 1938.
Bibl.: Necrol, in Annali d'igiene, XLVIII (1938), pp. 326 s.; F. Neri, L'opera scientifica e didattica di A.D., in Onoranze giubilari al prof. A. D., Pisa 1929, pp. 37-64; A. Frassi, L'opera di igiene sociale di A. D., ibid., pp. 65-92; G. Petragnani, Il fondamentale contributo di A. D. alle conoscenze della etiopatogenesi della rabbia, in Atti del IV Congr. intern. di patologia comparata, I, Roma 1939, pp. XI-XXIII; L. Agrifoglio, A. D., in Igienisti italiani degli ultimi cento anni, Milano 1954, pp. 35-41; R. Paolini, Medici illustri d'Abruzzo e Molise nel loro tempo e nella loro opera. A. D., in L'Ospedale civile di Pescara, I (1955), pp. 59-67; I. Fischer, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte... [1880-1930], II, p. 1617; R. Aurini, Diz. bibl. della Gente d'Abruzzo, IV, Teramo 1962, pp. 159-175 (con elenco d. opere e bibliografia).