DRAGHETTI, Alfonso
Nacque a Castelfranco Emilia (Modena) il 15 ott. 1888, da Raffaele e Bianca Brighenti. Nel maggio 1915 si laureò in scienze agrarie all'università di Bologna e nello stesso anno partì per la guerra come sottotenente di fanteria; nel 1916 combatté sul fronte carsico e partecipò alla conquista di Oppachiesella, guadagnando una ricompensa al valore. Caduto prigioniero, riuscì a fuggire dal campo di concentramento di Linz, rientrando da solo in Italia, subito dopo la battaglia di Vittorio Veneto. Ottenuto il congedo, riprese a studiare intensamente, tanto che fu subito chiamato a coprire per concorso il posto di assistente nel laboratorio di chimica agraria di Forlì, che era diretto da M. Soave. Nel 1927 conseguì la prima libera docenza rilasciata in Italia in agronomia generale e coltivazioni erbacee.
In quello stesso anno, in seguito a concorso, fu nominato direttore della stazione agraria sperimentale di Modena.
Questo istituto del ministero dell'Agricoltura, nato nel 1870, sin da allora si trovava all'avanguardia del progresso agricolo del paese ed all'altezza degli analoghi presenti in Europa nel campo della ricerca. Alla sua direzione, infatti, si erano succeduti noti studiosi, come G. Gibelli, O. Penzig, G. Cugini e vi avevano operato T. Poggi e F. Todaro. Si trattava di scienziati che, ancora prima della fine del secolo, avevano aperto nuove strade nell'attività di laboratorio applicata all'agricoltura, nella selezione delle sementi e nella coltivazione dei cereali. Alla buona fama della stazione di Modena aveva anche contribuito la pubblicazione del periodico Le stazioni sperimentali agrarie italiane, che costituiva il massimo organo scientifico agrario che si pubblicasse in Italia e che fu ininterrottamente redatto dall'isfituto modenese sino al 1926.
Il D. ne fu il primo direttore "agronomo": i suoi predecessori, infatti, erano sempre stati botanici, più orientati verso la ricerca di laboratorio che verso la sperimentazione agraria applicata, soprattutto in campo. Con la direzione del D., pertanto, l'attività della stazione fu più coerente con i grandi problemi che in quegli anni travagliavano la nostra agricoltura: autosufficienza cerealicola, fertilità del suolo e concimazione, grandi opere di bonifica e irrigazione. Solo due anni dopo la sua nomina, il nuovo direttore risolse il problema fondamentale dell'istituto, dotandolo di una sede adeguata, che rapidamente fu arricchita di laboratori e attrezzature molto moderne; a partire dal 1932 l'istituto fu affiancato da un'azienda sperimentale nella pianura modenese e, più tardi, in collina.
Le ricerche di questo primo periodo impegnarono il D. nel campo della genetica e della biologia del frumento, che culminarono in due lavori di sintesi sulle forme tipiche ed extratipiche del frumento, sulla loro importanza nella costituzione di nuove stirpi e sulle basi biologiche dell'aridocoltura (Forme extra-tipiche ed extra-specifiche da incrocio nel frumento e loro importanza nella costituzione di nuove stirpi, in Staz. sper. agr. it., LIX [1926], pp. 5-74; Forme e limiti dello xerofitismo nel frumento. Le basi biologiche dell'aridocoltura, Forlì 1927). La deficienza produttiva di frumento aveva gravemente pesato sul nostro paese durante la guerra 1915-18, ponendolo alla mercé di importazioni non sempre facilinente realizzabili per il preoccupante deficit della bilancia commerciale. Per di più gli agricoltori non avevano idee chiare: non erano pochi a ritenere che il territorio italiano fosse inadatto alla granicoltura e che l'allettamento, le ruggini e la "stretta" fossero malanni insuperabili. Il D. ed altri studiosi, come T. Poggi, E. De Cillis, F. Todaro, N. Strampelli, M. Gibertini, dimostrarono presto il contrario. In quegli anni infatti nacquero le nuove varietà precoci di cui il D. studiò i caratteri biologici e in particolare fisiologici con lo scopo di dedurre le regole da applicare alla scelta dei tipi e alla costituzione di nuove varietà. Erano ricerche che contribuirono validamente alla diffusione di quelle varietà precoci ottenute dallo Strampelli che, a partire dal 1926, andarono mutando la flora frumentaria italiana e preparando il successo della battaglia del grano. In particolare contribuirono a quel successo gli studi che il D. effettuò sulla fisiologia della nutrizione del frumento, di cui aveva individuato la capacità di assorbire ioni nitrici anche durante la cosiddetta stasi invernale, tanto che si diffuse largamente la pratica della nitratazione invernale e si affermò così un altro potente fattore dell'alta produttività dei frumenti precoci nelle regioni ad inverno freddo (Sulla concimazione nitrica invernale del frumento, in Atti d. Soc. dei natural. e matem. di Modena, s. 6, VII [1928], pp. 103-110).
A sostegno e ad integrazione dell'impulso dato alle attività di bonifica da A. Serpieri, il D. condusse uno studio inteso ad applicare l'irrigazione di soccorso alle terre argillose. Superando i vecchi concetti ed indirizzi di tecnica irrigua, egli dette preciso significato al rapporto terreno-acqua e fissò rigorosamente il dosaggio degli adacquamenti, come documentò nel suo studio di sintesi, pubblicato nel 1938 (Tecnica e pratica dell'irrigazione delle terre argillose nei loro intimi rapporti con la pedologia, in Ann. d. Stazione sperim. agr. di Modena, n. s., VII [1938-40], pp. 391-447). L'attività scientifica del D. si esplicò anche nel condurre un imponente rilievo sistematico e uno studio dei terreni dell'Emilia settentrionale e di tanti comprensori di bonifica, i cui risultati rappresentano, ancora oggi, un'inesùuribile miniera di dati analitici e di osservazioni tecniche per la conoscenza geo-agronomica di quei suoli (Generalità sulla carta geo-agronomica dell'Emilia, ibid., n. s, IV [1935], pp. 7-50; Carta geo-agronomica della pianura di Modena, in collab. con B. Pantoli-A. Curini Galletti-N. Gaudenzi, ibid., pp. 51-187+24tavole f.t.; Rilievo pedologico del Comprensorio di bonifica della Cremonese-Mantovana con particolare riguardo alle condizioni della sua irrigabilità, in collab. con B. Pantoli-A. Curini Galletti-A. Fabbri, ibid., V [1936], pp. 283-347+14 tavole f. t.; Carta geo-agronomica della pianura reggiana, in collab. con B. Pantoli-A. Curini Galletti-L. Maccini, ibid., VI [1937], pp. 1-121+24 tavole f. t.).
Un altro gruppo di ricerche importanti del D. furono quelle sulla fertilità agronomica, che condussero alla precisa definizione dell'importanza complementare, non esclusiva, che ha la concimazione minerale nel promuovere gli incrementi limite della produzione delle colture: tali ricerche sono ben documentate nel più completo dei lavori di sintesi del D. (Principi di fisiologia dell'azienda agraria, Bologna 1948).
Si tratta della sua opera più originale in cui l'autore riassume il suo pensiero di studioso, paragonando l'azienda ad un complesso organismo vitale e suggerendo le direttive da seguire per uno stabile miglioramento della produzione. L'azienda agraria è qui considerata una cellula del grande tessuto della nazione, capace di sinibiosi biologiche sempre più complesse con il progredire della sua fertilità, in cui l'uomo agisce per risolvere il problema economico della produzione. La fertilità massima e più economica, comunque, può venire soltanto da una, entità biologicamente normale ed equilibrata, perché più si avvale di fattori naturali e gratuiti. Con questa trattazione fondamentale, in sostanza, il D. volle dimostrare che il grande patrimonio di acquisizioni della moderna scienza agraria deve fatalmente confluire nel biologismo e naturalismo, i soli capaci di valorizzare i mezzi e le scoperte. Si tratta di idee per molti aspetti attuali (infatti il libro è stato ripubblicato recentemente, nel 1987) se si considerano i problemi che travagliano l'agricoltura moderna: alluvioni e difesa del suolo, inquinamento delle acque e del suolo, abbandono della terra.
In quarant'anni di ricerche il D. pubblicò oltre cinquecento lavori; fu membro di accademie e società scientifiche; delegato italiano alla FAO (Food and Agriculture Organization) per l'utilizzazione del suolo e delle acque e relatore di congressi nazionali e internazionali. A partire dal 1948 era stato incaricato dei corso di agronomia e coltivazioni erbacee all'università di Padova e, per il quadriennio 1951-54, della stessa cattedra all'università Cattolica di Milano.
Si spense a Bologna il 23 febbr. 1960.
Oltre agli scritti citati nel testo ricordiamo: Le basi della nuova tecnica della coltivazione del frumento, in Ann. d. Staz. sper. agr. di Modena, n. s., III (1932-34), pp. 263-278; Fisiologia della maturazione del frumento in rapporto con l'adattamento, ibid., V (1935-36), pp. 245-269; Genesi ed elementi fondamentali dell'evoluzione della granicoltura italiana nel periodo della battaglia del grano, in IGeorgo/ili, s. 6, IV (1938), pp. 12-25; Il giudizio soggettivo ed il giudizio oggettivo nel processo della sperimentazione agraria, in Atti e mem. dell'Acc. d. sc., lettere ed arti di Modena, VIII (1950), 2, pp. 141-153; Le basi idro-pedologiche dell'irrigazione dosata a pioggia, in Atti d. I Congresso per l'irrigazione a pioggia della montagna, Trento 1951, pp. 1-15; L'ambiente fisico della bassa pianura padana, in Agricoltura e disoccupazione, I (1952), pp. 5-29; Fertilità e redditi. Bilancio dei principi della fertilità in un'azienda in terreno argilloso, in tre successivi stadi del suo miglioramento agronomico, in Genio rurale, XXII (1959), pp. 103-119.
Fonti e Bibl.: Un secolo di progresso scientifico, Pisa 1939, IV, p. 132; V. Boschi, Cento anni della stazione agraria sperimentale di Modena, in Modena, 1971, n. 5, pp. 1-7; O. Parisi, A. D., Modena 1960; V. Montanari, A. D., Modena 1960.