GALLO, Alfonso
Nacque ad Aversa il 24 marzo 1890 da Gennaro, medico, e da Maria Maisto.
Frequentò la facoltà di lettere di Napoli dove fu allievo di Michelangelo Schipa e Giuseppe De Blasis che lo introdussero, ancora studente, nella Società storica napoletana con l'incarico di riordinarne il fondo diplomatico. Nel 1912, anno della laurea, vennero pubblicati i suoi primi scritti di paleografia e diplomatica: Un documento falso del monastero benedettino di S. Lorenzo di Capua. Memoria (in Atti dell'Accademia Pontaniana, s. 2, XLII [1912], pp. 1-16) fu proposto per la pubblicazione da Benedetto Croce. Si iscrisse inoltre alla facoltà di medicina coltivando il suo interesse per la biologia ma, pur superando gli esami fino al quinto anno, non arrivò alla laurea: questi studi furono comunque fondamentali per la formazione culturale e per la sua attività futura. Nel 1919 venne ammesso al corso di perfezionamento della Scuola di paleografia di Firenze dove fu allievo di Luigi Schiaparelli. Furono proprio gli studi paleografici che portarono il G. a contatto con i problemi della conservazione del libro. Egli cominciò così a interessarsi dell'integrità e della conservazione dei documenti e al problema assai complesso del restauro, realizzato fino a quel momento in maniera artigianale ed empirica. Dal 1919 al '23 insegnò nelle scuole medie di Avellino, Benevento e Spoleto. In questo periodo approfondì lo studio paleografico e diplomatico della corporazione notarile napolitana conosciuta come "curialato" indagandone - attraverso l'esame dei documenti del fondo Monasteri - il carattere giuridico e la tecnica paleografica e diplomatica (I curiali napoletani nel Medio Evo, in Archivio storico per le provincie napoletane, XLIV [1919], pp. 5-47; XLV [1920], pp. 5-27, 201-227; XLVI [1921], pp. 5-26).
Nel 1923 divenne libero docente e subito dopo vinse il concorso di ammissione alla Scuola storica nazionale, ente fondato da Pietro Fedele presso l'Istituto italiano di studi storici affinché vi potessero essere comandati insegnanti di ruolo e funzionari di archivi e biblioteche. Il G. ebbe l'incarico di curare l'edizione critica delle fonti longobarde del Mezzogiorno d'Italia. Nello stesso anno sposò Maria Iten dalla quale ebbe tre figli: Michelangelo, Piero e Fausta.
Nel 1926 il G. fu nominato ispettore superiore bibliografico della Direzione generale delle biblioteche dal ministro della Pubblica Istruzione P. Fedele e, contemporaneamente, divenne titolare dell'insegnamento di bibliografia e biblioteconomia all'Università di Roma, cattedra che ricoprì fino al 1949.
Durante questo periodo scrisse alcuni manuali per uso didattico (Corso di bibliografia e biblioteconomia, R. Università di Roma, facoltà di lettere e filosofia, Roma 1940-41; Il libro, ibid. 1943; Le biblioteche. Corso di biblioteconomia, ibid. 1947).
In qualità di ispettore il G. si occupò dello sviluppo e dell'incremento delle biblioteche nazionali e pubbliche nonché della ricognizione delle raccolte private; creò nel 1931 l'Ente nazionale per le biblioteche popolari e scolastiche, nato dalla fusione di alcune istituzioni preposte alle biblioteche popolari di varie città italiane che egli stesso aveva presieduto. Sull'argomento ebbe cura di pubblicare un'ampia rassegna tra il 1934 e il '37 sulla rivista Accademie e biblioteche d'Italia, della quale fu uno dei fondatori nel 1927, fornendo notizie interessanti sulle biblioteche popolari di tutto il mondo.
Non tralasciò gli studi paleografici. In occasione del quattordicesimo centenario della fondazione dell'abbazia di Montecassino scrisse: Montecassino, in Acc. e bibl. d'Italia, II (1928-29), 3, pp. 5-16; L'archivio di Montecassino e Il più antico documento originale dell'archivio diMontecassino, in Bull. dell'Ist. storico italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano, XLV (1929), pp. 117-164; La donazione di Barrea aMontecassino in un diploma capuano, in Convegno storico abruzzese-molisano, Atti e memorie 1931, Roma 1932-33, I, pp. 319-325.
Negli stessi anni approfondì l'indagine avviata riguardante le alterazioni del libro. Il G. era consapevole, in virtù delle conoscenze acquisite attraverso gli studi di medicina, che occorreva esaminare scientificamente gli agenti chimici, fisici e biologici che procuravano le alterazioni del materiale librario.
A tale scopo esaminò tutta la bibliografia esistente sull'argomento, a cominciare dalle innovazioni del restauro tentate da p. Francesco Ehrle nel laboratorio della Biblioteca apostolica Vaticana fino ai risultati delle conferenze di San Gallo del 1898, di Dresda del 1899, di Parigi del 1900 e di Düsseldorf del 1906. Si rese conto in tal modo che era necessario far precedere alle operazioni di restauro dei libri indagini preliminari compiute presso laboratori scientifici specializzati.
Il G. riuscì a creare nel 1929 a tale scopo un piccolo laboratorio presso l'abbazia di Grottaferrata dotato di modesti mezzi tecnici nel quale la collaborazione di biologi e chimici si limitava essenzialmente allo studio delle tecniche più idonee a risolvere i diversi casi di alterazione che venivano sottoposti di volta in volta al restauratore.
Il G. si occupò tra l'altro dell'arresto del deterioramento del materiale librario che aveva subito danni molto gravi come nel caso dell'incendio della Biblioteca nazionale di Torino, del terremoto di Messina o in generale della guerra del 1915-18: I manoscritti superstiti dell'incendio della Biblioteca nazionale di Torino e Per una lotta razionale contro alcuni nemici dei libri, in Acc. e bibl. d'Italia, III (1929-30), pp. 222-235, 329-344. Pubblicò quindi Le malattie del libro. Le cure ed i restauri (Milano-Verona 1935), che è la prima opera in Italia che si occupa scientificamente delle malattie del libro e delle tecniche di restauro. Il G. intuì che la ricerca in questo campo doveva essere ampliata, approfondendo lo studio delle cause delle alterazioni per prevenirle e arginarne la diffusione. A tale scopo era altresì fondamentale creare una struttura concepita in modo nuovo, dotata di laboratori specializzati nei quali i ricercatori potessero coordinare il lavoro.
All'inizio del 1938 il G. presentò un progetto, elaborato sulla base della grande esperienza acquisita, a G. Bottai - allora ministro dell'Educazione nazionale - che lo approvò. Lo stesso G. redasse i testi del r.d. 23 giugno 1938 n. 1038 e del r.d. 13 sett. 1940 n. 1444 che istituivano l'Istituto di patologia del libro. Questa istituzione, assolutamente nuova non solo per l'Italia, ebbe come finalità lo studio del libro quale entità fisica, dalla struttura alle alterazioni, nonché della prevenzione dei danni. I compiti che si prefiggeva erano principalmente il risanamento dei depositi librari e la sperimentazione di nuove tecniche di restauro.
L'Istituto comprendeva i seguenti laboratori: biologia, chimica, fisica, tecnologia del libro, bibliologia, restauro, fotografia. Comprendeva inoltre una cartiera, una biblioteca con annessa la fototeca, una stamperia e una esposizione permanente di materiale biblioteconomico: Relazione del direttore a s.e. il ministro dell'Educazione nazionale, in Boll. dell'Istituto di patologia del libro, I (1939), pp. 73-91. L'Istituto divenne subito un punto di riferimento per gli studiosi italiani e stranieri che spesso sottoposero testi al laboratorio di ottica fisica, specializzato nella decifrazione delle scritture sbiadite con l'impiego dei raggi ultravioletti. Nella biblioteca venne depositata dal Comune di Fabriano la collezione Zonghi di filigrane. Su questa base ebbe inizio il progetto della raccolta di esemplari di tutti i tipi di carta prodotti in Italia dal XIII secolo. L'attività dell'istituzione venne annualmente documentata dalle "relazioni" pubblicate dal G. in Accademie e biblioteche d'Italia e nel nuovo Bollettino dell'Istituto di patologia del libro (in particolare v. Decennale, in Boll. dell'Ist. di patol. del libro, VII [1948)], pp. 1-16).
L'interesse sempre vivo del G. per gli studi paleografici è testimoniato dalla partecipazione al VI Convegno nazionale dell'Associazione italiana per le biblioteche che si svolse a Napoli nel maggio 1940, dove presentò due comunicazioni dal titolo La mostra delle biblioteche e i congressi internazionali in occasione dell'Esposizione universale di Roma, che illustra un progetto da attuare nel 1942, e La Tavola amalfitana, relazione sul famoso testo legislativo medievale degli ordinamenti marittimi. Ambedue i contributi vennero pubblicati in Accademie e biblioteche d'Italia, XIV (1939-40), pp. 402-406, 429-433.
Durante la guerra l'Istituto di patologia del libro continuò la sua attività con mezzi di fortuna poiché venne depredato della maggior parte degli strumenti e dell'arredo dei laboratori. Il direttore si adoperò in tutti i modi affinché la ricerca non subisse interruzioni: in questo modo, negli anni successivi alla fine del conflitto, i metodi all'avanguardia sperimentati contribuirono alla salvezza di molte biblioteche. Il G. fu invitato a tenere conferenze in Svizzera nel 1948 e nel '52, in Spagna nel 1950 e in Belgio nel 1951. Sull'esempio dell'Istituto di patologia del libro furono creati in Italia altri istituti specializzati e all'estero laboratori con le stesse finalità.
Negli anni Cinquanta il G. si occupò intensamente dei problemi della patologia del libro, in particolare dei terribili danni arrecati alla carta dalle termiti, tralasciando quasi del tutto gli studi paleografici. Il G. scrisse sull'argomento una relazione dal titolo La lotta antitermitica in Italia (in Boll. dell'Ist. di patol. del libro, XI [1952], 1-2, pp. 3-34) ed elaborò un progetto nell'ambito della Commissione interministeriale per la lotta antitermitica in Italia, poi convertito in legge il 23 marzo 1952. La pubblicazione del volume Patologia e terapia del libro (Roma 1951) rappresenta la sintesi della lunga esperienza maturata nell'ambito della patologia e della terapia libraria. È diviso in quattro capitoli riguardanti le malattie del libro, il restauro, la tecnica del restauro e la struttura delle biblioteche, corredati da ampia bibliografia.
Il G. collaborò per circa un ventennio con L'Osservatore romano e con il Corriere aversano. Su questi giornali pubblicò non solo articoli riguardanti la paleografia, il libro in generale, la storia e l'architettura locale ma anche scritti di carattere autobiografico nei quali si delineano la profonda religiosità e spiritualità dell'autore. Collaborò anche all'Enciclopedia Italiana con voci di paleografia e diplomatica e storia del Mezzogiorno d'Italia (v. Abbreviazione, Carolino, codice, Acerra, Alife, Aversa). Il G. fu redattore del disegno di legge n. 630 del 23 maggio 1952 per la protezione del patrimonio archivistico, bibliografico e artistico italiano.
Il G. morì improvvisamente a Roma, nel pieno dell'attività, il 1° dic. 1952. L'Istituto di patologia del libro venne intitolato a suo nome.
Fonti e Bibl.: G. Avanzi, Bibliogr. cronologica e analitica degli scritti a stampa del prof. A. G. pubbl. dal 1912 al 1953, in Miscell. di scritti vari in memoria di A. G., Firenze 1956, pp. 3-36, in cui sono riportati anche numerosi scritti commemorativi; A. Gallo, L'Istituto di patologia del libro, in Boll. dell'Ist. di patol. del libro "A. Gallo", XXVII (1968), 3-4, pp. 145-149; P. Gallo - F. Gallo, A. G. e l'Istituto di patologia del libro, in Conservazione dei materiali librari archivistici e grafici, I, Torino 1996, pp. 39-45.