GARULLI, Alfonso
Nacque a Bologna il 2 dic. 1856 da Giovanni e da Veronica Parmeggiani. Dapprima impiegato di banca, fu per un breve periodo allievo di A. Busi al liceo musicale. Si dedicò inizialmente all'operetta e nel 1877 debuttò a Milano in una breve parte ne Lafille de madame Angot di A.-C. Lecocq, entrando poi a far parte di varie compagnie. Dopo aver migliorato il timbro della voce con un'operazione chirurgica alla laringe, affrontò il repertorio per tenore lirico debuttando nell'aprile 1882 a Ravenna, nel teatro Alighieri, come Rambaldo in Roberto il diavolo di G. Meyerbeer. Nel teatro Sociale di Treviso fu comprimario fino all'autunno del 1882, quando impersonò Alfredo nella Traviata di G. Verdi. Nel 1884 fu Don José nella Carmen di G. Bizet al teatro Manzoni di Milano; subito dopo venne invitato al teatro Rossetti di Trieste per Mignon di A. Thomas. Nel gennaio 1885 replicò con successo la Carmen in una serata memorabile al S. Carlo di Napoli, in cui fu dapprima fischiato nel primo atto, e poi acclamato nell'ultimo per la morbidezza e la soavità del fraseggio.
Tra il 1886 e il 1890 cantò al teatro Pagliano di Firenze, al Covent Garden di Londra (1885 e 1887), al teatro Argentina di Roma (1886), alla Krolloper di Berlino, al Liceo di Barcellona (1887), mettendo in repertorio anche La favorita di G. Donizetti e il Lohengrin di R. Wagner. L'8 genn. 1887, alla Scala, impersonò Valdo nella Flora mirabilis di S. Samara, e il 9 aprile dello stesso anno Nadir ne I pescatori di perle di Bizet. Al teatro Carcano di Milano il G. cantò con successo anche in Mignon di A. Thomas, diretto da C. Campanini, e nella prima rappresentazione italiana della Mirella di Ch. Gounod.
Sempre nel 1887 sposò il soprano Ernestina Bendazzi Secchi, che per parecchi anni fu anche sua valente compagna di scena e dalla quale ebbe un figlio, Valdo, nato a Roma il 28 nov. 1888, che divenne compositore.
Nel dicembre 1890 il G. cantò per la prima volta in Cavalleria rusticana di P. Mascagni, al teatro Ristori di Verona, e in quegli anni (1892-97) diede un apporto all'affermazione della "giovane scuola italiana" offrendo una sensazionale interpretazione di Canio ne I pagliacci di R. Leoncavallo, presentato poi in vari teatri, tra cui il Malibran di Venezia, il teatro dell'Esposizione di Vienna, il Dal Verme di Milano, la Pergola di Firenze, l'Opera di Varsavia (1893) e il Real di Madrid (1897).
In quel periodo incluse nel repertorio anche la Manon di J. Massenet, in cui cantò insieme alla moglie rispettivamente nelle parti di Des Grieux e di Manon (Roma, teatro Costanzi, 21 apr. 1894); quindi il Werther, sempre di Massenet (Trieste, teatro Comunale, 7 marzo 1896). Si esibì ancora alla Scala nel gennaio 1896 in Sansone e Dalila di C. Saint-Saëns, con esito mediocre, e ne La navarrese di Massenet.
Dal 1897 al 1907, il G. alternò periodi di attività a periodi di assenza dalle scene per una malattia alla gola. In questi anni si presentò nei teatri di Lisbona, Madrid, Firenze, Londra, Bologna, in ruoli secondari.
Il commiato definitivo dal pubblico avvenne nel gennaio del 1907 con il Werther di Massenet al teatro Corso di Bologna.
Dal 1907 si stabilì a Trieste, dove aprì una scuola di canto. Allo scoppio della prima guerra mondiale dovette abbandonare Trieste e, sempre più ammalato, si ritirò nella città natale di Bologna, dove morì il 28 maggio 1915.
Della sua attività di insegnante, che dopo la sua morte fu proseguita dalla moglie a Trieste, ci rimangono alcuni solfeggi lirici, 24 per tenore e 24 per baritono (Trieste, Schmidl, s.d.).
Il G. ebbe voce dal timbro chiaro, adatta al genere lirico-leggero. Il temperamento sensibilissimo e il talento scenico gli consentivano di sopperire alla fragilità dell'organo vocale e alla limitata estensione della voce, riuscendo così a interpretare con successo anche parti drammatiche. Padrone dei propri mezzi espressivi, faceva uso della mezza voce, dei pianissimi e, quando occorreva, del falsetto. Personale nel fraseggio, ben interpretava il patrimonio "lyrique", ma dal suo canto trapelava anche una tensione che non era propria del tenore di grazia.
Questo è forse l'aspetto della sua personalità più ricordato nelle cronache dei suoi spettacoli, in cui il pubblico si lasciava trascinare dal suo canto toccante, dimenticando anche qualche incertezza nell'emissione della voce.
Alcuni dischi, imperfetti dal punto di vista tecnico, testimoniano la voce dell'ultimo G., ormai compromessa dalle precarie condizioni di salute. Si ricordano le registrazioni del 1902 per la Zonophone - Milano: Lohengrin di Wagner (1547), Mirella di Gounod (1548), I pagliacci di Leoncavallo (1549); quindi le registrazioni per la Pathé del 1902-03: ancora Mirella (84085), Mefistofele di A. Boito (84098), Aida di G. Verdi e I maestri cantori di Wagner (10174).
Fonti e Bibl.: M. Incagliati, Il teatro Costanzi. 1880-1907, Roma 1907, p. 140; B. Gutierrez, Il teatro Carcano (1803-1914), Milano 1914, pp. 167 s.; V. Levi - G. Botteri - I. Bremini, Il Comunale di Trieste, Trieste 1962, p. 236; C. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte(1778-1963), Milano 1964, I, pp. 62, 65; II, p. 158; V. Frajese, Dal Costanzi all'Opera. Cronologia completa degli spettacoli (1880-1960), Roma 1977, I, p. 133; G. Tintori, Duecento anni di teatro alla Scala. Cronologia (1778-1977), Gorle 1979, pp. 49, 52; G. Pintorno, Duecento anni di teatro alla Scala. Le prime, ibid. 1982, p. 138; IV, p. 22; Il teatro di S. Carlo. La cronologia, 1737-1987, a cura di C. Marinelli Roscioni, II, Napoli 1987, p. 408; R. Celletti, L'arte vocale, in Il teatro di S. Carlo, I, Napoli 1987, p. 308; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, p. 598; R. Celletti, Le grandi voci. Dizionario critico-biografico con discografia operistica, Roma 1964, coll. 321 s.; Enc. della musica Rizzoli-Ricordi, III, Milano 1972, p. 90; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti. Le biografie, III, pp. 125 s.