GIARRIZZO (Giarrizzo Buetto), Alfonso (Aristide Alfonso)
Nacque il 28 febbr. 1840 a Mazzarino, in provincia di Caltanissetta, da Gaetano, usciere circondariale, e da Francesca Buetto. Terzo di quattro figli (Nazzaro, Francesca e Maria Concetta, nacquero rispettivamente nel 1836, 1838 e 1842), fu battezzato col nome di Alfonso Salvatore Nazzaro, ma preferì firmarsi Aristide Alfonso, aggiungendo talvolta al proprio cognome quello della madre.
Nel clima di entusiasmo seguito all'impresa garibaldina il G. abbracciò la causa repubblicana. Fu però contrario alle teorie materialiste che si andavano diffondendo e approfondì il pensiero di V. Gioberti, A. Rosmini Serbati, B. D'Acquisto, G. Ventura, le cui dottrine coniugavano una solida ispirazione religiosa con progetti politici moderati. In una serie di articoli, apparsi sul Dovere di Genova, chiarì le sue posizioni politiche e affrontò alcuni temi - l'autonomia municipale, la costituzione, la differenza tra liberalismo, comunismo e socialismo - ampiamente dibattuti all'epoca. Nel 1861 il G., inserendosi nella polemica che contrapponeva G. Mazzini ai socialisti francesi, combatté con un saggio su Il genio del progresso politico in Italia (Palermo 1861) le teorie di P. Leroux sullo sviluppo sociale e, animato da una forte coscienza religiosa, si propose di dimostrare l'influenza della Provvidenza nella società e sulla politica. Influenzato dagli scrittori radicali e ghibellini che esaltavano la figura dell'Alighieri, diede alle stampe Dante e Mazzini, ovvero Storia democratica de' secoli XIII e XIX (Napoli 1863, volume primo e unico). Nel contempo, divenuto esponente del democratismo radicale, fu testimone della scissione del partito repubblicano, avvenuta in Sicilia subito dopo la morte di G. Corrao (1863).
In quel momento ricco di fermenti il G. tentò di favorire la difficile mediazione tra G. Mazzini e G. Garibaldi e, allo stesso tempo, strinse rapporti con V. Brusco Onnis, G. Dolfi, G. Corseri, N. Montenegro, tutti attestati su una linea di forte intransigenza. Utilizzando il nome di Arminio (in omaggio al condottiero simbolo del rinnovamento politico e morale della Germania), il G. dal 1864 iniziò la sua corrispondenza con G. Mazzini. Alla fine dello stesso anno lasciò Pietraperzia - la cittadina dell'Ennese in cui risedeva - e si trasferì a Lugano e poi a Londra, dove tenne la segreteria dell'Associazione operaia mazziniana. Tornato in patria per ragioni di salute alla metà del 1866, venne ospitato per vari mesi a Caltanissetta da A. Spinuzza.
Passò poi a vivere a Messina, dove, tra la vivacità dei traffici commerciali e delle iniziative culturali, la vita politica era animata dalla presenza di radicali che, raccolti attorno a R. Villari e alla redazione del Don Marzio, erano riusciti nel 1866 a far eleggere Mazzini al Parlamento. Nella città dello stretto il G. rappresentò l'uomo di fiducia del maestro e prese contatti con i democratici del Catanese (in particolare con G. Riccioli Romano, E. Pantano, M. Speciale, G. Biscari), i quali, pur nella indeterminatezza delle diverse posizioni del partito repubblicano, erano considerati irregolari e dissidenti di sinistra dell'area democratica. Per questa attività di agitatore il G. subì una breve carcerazione; liberato, riprese a viaggiare in Italia e all'estero allo scopo di organizzare la cospirazione repubblicana del 1869-70, attirandosi talvolta, per il carattere inquieto e impulsivo, qualche critica, che spinse G. Mazzini a rendere pubblico il proprio sentimento di immutata fiducia nei confronti del discepolo ("Siete un vero vulcanico meridionale", gli scrisse) ma anche a esortarlo, nel gennaio 1870, a rinunziare per qualche tempo alla militanza. In un clima di inquietudine e di beghe personali, nel marzo 1870 il G. rientrò a Messina e fu fatto subito oggetto di controlli di polizia; sospettato di essere mafioso, fu sottoposto a misure eccezionali e allontanato dalla città. Volontario con i garibaldini in Francia nell'ottobre 1870, fu inquadrato nella 4ª compagnia Cacciatori delle Alpi, e con ogni probabilità, insieme con pochi altri volontari italiani, tentò di organizzare un moto nella penisola d'accordo con G. Mazzini. Al rientro in Italia (marzo 1871), rischiò, assieme con gli altri reduci, di subire un processo penale.
Stabilitosi a Messina, il G. fondò e diresse il settimanale La Trasformazione, che iniziò le pubblicazioni il 4 giugno 1871, prendendo subito posizione sui temi più caldi del tempo: la legge sulla proprietà, la milizia nazionale, la pena di morte, l'istruzione e la condizione femminile; mentre era ignorata la politica del governo, largo spazio era riservato agli aspetti sociali ed economici della realtà cittadina e agli scandali palermitani, che avevano reso noto al paese il rapporto tra istituzioni e criminalità; sotto accusa erano anche i sistemi polizieschi, condannati in un opuscolo, La sicurezza pubblica, di cui egli era, presumibilmente, autore. Ammonito per vagabondaggio, il 25 sett. 1871 fu prosciolto dalla pretura di Mazzarino; negli stessi mesi scriveva i Pensieri di G. A.A. [Giarrizzo Aristide Alfonso] su Mazzini e sul sec. XIX e si impegnava in tutte le iniziative che potessero favorire l'intesa delle forze democratiche. A questo scopo nel dicembre 1871 pubblicò un appello per auspicare "tregua, e armistizio" tra il Garibaldi e il Mazzini, la cui scomparsa commemorò con un solenne discorso (Sulla missione e vita di Mazzini e l'avvenire dei giovani) tenuto a Messina il 18 marzo 1872.
Interrotte le pubblicazioni del giornale, il G. fondò con Menotti Garibaldi una Consociazione repubblicana meridionale, che rappresentò l'incontro tra mazzinianesimo e socialismo. Quando, il 1°sett. 1872, La Trasformazione riprese a uscire, l'orientamento filointernazionalista procurò al G. un processo per reati di stampa: difeso in assise dal deputato M. Speciale e da F. Perroni Paladini - noti esponenti dell'opposizione democratica -, il G. fu assolto dopo un processo seguito con interesse dall'opinione pubblica per i valori di libertà d'espressione che vi erano in gioco.
Rinsaldando le velleità insurrezionali, il G. si mise in contatto con gli internazionalisti più accesi - come S. Ingegnieros - e con i gruppi rivoluzionari più suggestionati dalla propaganda di M. Bakunin. Per questo suo attivismo era sorvegliato dalla polizia, che vedeva in lui un elemento "pericolosissimo" e prossimo a una clamorosa azione repubblicana.
Ciò a cui pensava era un progetto di Stati uniti di Europa: a questo scopo intensificò i rapporti con Ginevra e Parigi e tra la fine del 1872 e l'inizio del 1873 andò in Inghilterra, dove, a Londra, incontrò Ricciotti Garibaldi per preparare un complotto repubblicano con venature internazionaliste. Centro designato della cospirazione sarebbe stata Firenze, dove il G. si recò nel gennaio 1873, all'inizio di un viaggio che lo avrebbe portato in molte altre parti della penisola. Nel marzo 1874, assieme a M. Garibaldi e D. Cariolato, partì da Livorno per la Sicilia, dove, malgrado l'organizzazione repubblicana desse segni di ripresa, il progetto fu abbandonato.
Nel 1875, il G. fu nominato direttore delle scuole comunali di Orvieto. Da quel momento se ne perdono le tracce.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Caltanissetta, Comune di Mazzarino, atto di nascita n. 93 del 1840; Pisa, Domus mazziniana, D II f 91/1 e DV f 10/1 (lettere autografe a V. Brusco Onnis e a G. Dolfi); Roma, Arch. stor. del ministero degli Affari esteri, Moscati VI, b. 1353, rapporti in arrivo, Inghilterra 1872-73 (notizie sul viaggio del G. a Londra tra fine 1872 e inizio 1873); Arch. di Stato di Catania, Questura, Gabinetto, pacco 44, st. 14, scaff. 5, cas. 13, ff. 144 e 142 (già in st. 12, pacco 14, f. 184), anni 1872-75 (rapporti informativi sul G.); Ibid., Sottoprefettura di Nicosia, Gabinetto, b. 92, f. 7, anno 1873 (internazionalisti messinesi). Tra le fonti a stampa v. l'Ediz. naz. degli scritti di G. Mazzini e, in partic., gli Indici, II, ad nomen; E. Pantano, Memorie dai rintocchi della Gancia a quelli di S. Giusto, I, 1860-70, Bologna 1933, p. 323; M. Chini, Lettere di G. Mazzini a G. Riccioli Romano. Documenti sulla cospirazione mazziniana in Sicilia frail 1864 e il 1872, Palermo 1951, pp. 42, 47, 50, 96, 116 s., 129, 135, 149, 174. Un rapido inquadramento storico in G. Cerrito, Lo spirito pubblico a Messina dal 1860 al 1882, in Archivio storico messinese, s. 3, V (1953-54), pp. 119-121; P. Alatri, Lotte politiche in Sicilia sotto il governo della Destra, Torino 1954, ad indicem; F. Brancato, La Sicilia nel primo ventennio del Regno d'Italia, Bologna 1956, pp. 370, 401 s.; G. Cerrito, Radicalismo e socialismo in Sicilia (1860-1882), Messina-Firenze 1958, ad indicem; E. Di Carlo, Il mazzianesimo in Sicilia, in Archivio storico messinese, s. 3, IX-X (1957-59), p. 15.