GUERRA, Alfonso
Nacque a Napoli il 25 genn. 1845, da Camillo, noto pittore, e da Nicolina Ametrano. Sotto la guida del padre, il G. intraprese lo studio del disegno; in seguito frequentò all'accademia napoletana la scuola di E. Alvino, docente e professionista di spicco del panorama nazionale. Laureatosi nel 1867 in ingegneria civile, frequentò gli studi professionali di E. Lauria, A. Francesconi e T. Benevento.
Influenzati dal maestro Alvino, i suoi primi lavori di architettura aderiscono ai principî formali di un quattrocentismo toscano rivisitato in chiave moderna, assai evidenti nel progetto di concorso del 1875, elaborato con l'ingegnere G. Bruno, per un edificio scolastico a Cremona e nella villa Howard realizzata nello stesso anno a Torre del Greco.
Anche se prevalentemente orientata verso opere ingegneristiche, la sua attività professionale in questi anni non escludeva la realizzazione di solenni ed enfatiche architetture. Per Matteo Schilizzi, mercante livornese da tempo stabilitosi a Napoli, il G. realizzò nel 1882 un grande edificio per scuderie nel rione Amedeo, e soprattutto elaborò uno studio per il mausoleo Schilizzi, da realizzarsi a Posillipo.
Per celebrare la memoria di Marco Schilizzi, fratello di Matteo, il G. eresse un'opera austera come un tempio egizio, e al contempo fastosa quanto una moschea araba. Lo sforzo celebrativo e l'intento commemorativo, insieme con la raffinata utilizzazione di materiali pregiati, si esprimono nel titanismo della ieratica composizione, eseguita con grande accuratezza di dettaglio. La vicenda della realizzazione del monumento risulta alquanto travagliata: i primi studi sono datati intorno al 1880; il cantiere fu attivo già nel 1883; nel 1887 la parte inferiore era quasi ultimata; i lavori durarono fino al 1889, sospesi per disinteresse del livornese proprio quando l'opera risultava quasi del tutto definita. Acquistato dal Comune, il monumento sarebbe stato completato nel primo dopoguerra dal figlio Camillo per destinarlo a tomba dei napoletani caduti nella prima guerra mondiale.
Tra gli altri progetti e realizzazioni di questi anni si ricordano la sistemazione della facciata della chiesa di S. Agostino a Resina presso Napoli, il monumento sepolcrale per il padre Camillo nel camposanto di Napoli, il monumento ad Alvino (1883-84), il progetto per il concorso per il palazzo del Parlamento (1883).
La notorietà giunta dopo la vittoria nel concorso per il punto franco, magazzini generali e ferrovia del porto, il cui progetto fu realizzato nel 1879 in collaborazione con Bruno, L. Ferrara e C. Ciappa, gli permise di ottenere dalla Camera di commercio di Napoli l'incarico per la costruzione della nuova sede.
Finanziato grazie al lascito del generale E. Cialdini, l'edificio venne realizzato tra il 1890 e il 1898. Diversi disegni furono approntati dal G.: un primo progetto nel 1880-81 per un lotto tra via S. Brigida e via Municipio; un secondo e un terzo per un'area tra piazza Municipio e la via S. Carlo (1884); l'ultimo, nell'antica piazza di Porto, dove il palazzo della Borsa e Camera di commercio venne infine realizzato. In equilibrio tra rispetto e disobbedienza delle regole, il palazzo della Borsa, capolavoro del G., coniuga il sentimento nazionale per un'architettura dallo stile "italico" con la sensibilità verso le altre arti cosiddette maggiori, pittura e scultura. I numerosi studi databili tra il 1886 e il 1890 mostrano una complessità linguistica, oltre che funzionale, non estranea al dibattito in corso sulla magniloquenza degli edifici rappresentativi.
Con la collaborazione di T. D'Angelo e L. Ferra, il G. vinse i concorsi banditi dal Municipio di Castellammare di Stabia per uno stabilimento e per un piano regolatore dell'altipiano del Salaro e delle strade litoranee (1885).
Il progetto per il nuovo rione Salaro di Castellammare risulta particolarmente interessante per la perfetta rispondenza alle specifiche esigenze della cittadina turistico-termale: il tipico modello ottocentesco a scacchiera, richiesto peraltro dal bando, diviene nel progetto del G. meno rigido per accogliere, come sottolineato nella relazione di progetto, "villini, palazzi e palazzine con giardini all'inglese, in modo da rendere quel rione un soggiorno delizioso sia per l'amenità del luogo sia per la salubrità del clima" (Mangone, p. 109). L'opportunità di collegare la zona collinare di Quisisana alla più sviluppata area litoranea permise la creazione di una nuova ed elegante passeggiata, con un boulevard alberato e uno scenografico sistema simmetrico di tornanti carrabili e rampe, culminanti in un ampio belvedere.
Recuperando un medievalismo dal tono pittoresco, dal 1886 al 1893 realizzò il complesso di villa Rendel (attuale villa Peirce) a Posillipo. Con il porto e la cappella in stile lombardo, la villa si inserisce nel paesaggio riprendendo i caratteri dei turriti castelli sorti in riva al mare.
Ottenuta la libera docenza in architettura presso la Regia Scuola d'applicazione degli ingegneri, il G. venne nominato assistente alla cattedra ufficiale, incarico ricoperto fino al 1894. In questi anni realizzò, tra l'altro, l'asilo Regina Margherita a Posillipo (1892), il convento e la chiesa dei francescani a Torre del Greco (1896), la cappella Ciarlone al cimitero di Napoli; partecipò al concorso per il palazzo della Cassa di risparmio di Pistoia (1895); e, con la collaborazione di Ferrara, perfezionò il progetto della direttissima Roma-Napoli (1899), al quale aveva già lavorato dal 1873 al 1874 in qualità di ingegnere capo sezione della Società generale napoletana. Nei primi anni del Novecento realizzò a Torre del Greco l'ampliamento e il restauro del ricovero per anziani noto come "della Provvidenza" (1902) e della chiesa di S. Maria la Bruna (1905), così come la costruzione del palazzo Ascione (1908). Nel cinquantenario dell'Unità nazionale (1911) fu chiamato dal Comune di Napoli a eseguire lo studio degli aspetti costruttivi del padiglione campano all'Esposizione etnografica di Roma, realizzato su progetto architettonico di A. Curri. Tra le altre opere del G. si ricordano, oltre ad alcune ville private, il progetto di sistemazione di piazza Colonna in Roma (1903).
Dal 1909 al 1911 fece parte del Consiglio superiore delle belle arti. Nel 1912 divenne membro del Consiglio tecnico municipale di Napoli. Nello stesso anno fu eletto presidente del collegio degli ingegneri, e successivamente vicepresidente del consiglio dell'Ordine degli ingegneri e architetti di Napoli. Nel 1915 fu membro della Reale Accademia di lettere arti ed archeologia.
Il G. morì a Napoli il 15 dic. 1920.
Il figlio Camillo, nato a Napoli da Anna Martinelli il 15 giugno 1889, intraprese la carriera paterna, conseguendo la laurea in ingegneria nel 1912, anno in cui divenne funzionario del genio civile (Caserta, 1912-14; Napoli, 1914-25). Numerose le opere pubbliche realizzate con questo incarico, tra cui gli ampliamenti del Museo di S. Martino e la costruzione di tre palazzi dei telefoni a Napoli (1919-23), due dei quali - quello in via Crispi, ispirato alle linee del Seicento napoletano, e l'altro, in piazza Nolana, alle istanze della Wagnerschule - evidenziano tanto lo studio delle forme di un passato da rivitalizzare e risemantizzare in perfetta sintonia con il gusto "barocchetto" dei primi anni Venti, quanto il tentativo di rileggere in chiave mediterranea le coeve esperienze mitteleuropee.
Sebbene impegnato come funzionario del genio, Camillo restò sempre legato all'attività accademica, ottenendo nel 1925 la libera docenza in architettura tecnica presso l'Università e gli istituti superiori. In questi anni partecipò a numerosi e importanti concorsi di architettura, tra cui quelli per il monumento al fante sul San Michele al Carso (1920), per la stazione marittima a Napoli (1933) e per il palazzo del Littorio a Roma (1934).
Le opere di Camillo riflettono il clima culturale dell'epoca e l'adesione alla piacentiniana idea di architettura "differenziata", con l'evidente omologazione alla magniloquenza classicista gradita al regime. Tra quelle realizzate e non, si ricordano la chiesa di S. Antonio a Torre del Greco (1923) e il completamento del mausoleo Schilizzi - Ara votiva ai caduti per la patria - a Posillipo (1923-38), il piano regolatore di Francavilla a Mare (1927), il palazzo del Consiglio dell'economia a Chieti e quello del governo a Taranto (1927), nonché la bonifica del rione Cappella Vecchia a Napoli. Nel 1936 fu tra gli autori dello studio del piano regolatore di Napoli, approvato nel 1939. Dal ricco materiale archivistico, conservato presso la Fondazione Guerra presso il dipartimento di ingegneria edile dell'Università Federico II di Napoli, emerge una molteplicità di riferimenti e di suggestioni, che chiariscono come egli intendesse, al di là delle singole specificità legate alle committenze e ai contesti, trasformare gli stilemi desunti dalla grande architettura del passato, assai evidenti nell'opera matura, in citazioni decontestualizzate. Del resto, è pure importante sottolineare la sua vena di "ingegneria utopica", espressa in particolare nei progetti visionari della torre elicoidale (sorta di strada a spirale, collegante la collina del Vomero con il centro della città: 1933) e della torre Littoria su Castel Sant'Elmo (monumento-faro della città, parte di un ampio programma di sviluppo turistico: 1935).
Dal 1928 al 1934 prestò servizio come ingegnere capo del Comune di Salerno, realizzando una quantità considerevole di opere, tra cui il palazzo di città, che si segnala per il rigore compositivo, oscillante tra volontà di recupero storicistico ed esigenza di modernità. Tra le opere realizzate a Napoli nella seconda metà degli anni Trenta spiccano per l'adesione controllata, non priva di originalità, ai linguaggi architettonici moderni, il quartiere per le Manifatture cotoniere meridionali (1938), il palazzo dei mutilati in via Diaz (1938-40) e l'Istituto nazionale dei motori a Fuorigrotta (1939: demolito).
Negli anni della ricostruzione Camillo continuò a insegnare architettura tecnica all'Università di Napoli, portando avanti al contempo un'intensa attività professionale: a questo periodo risale l'interessante riedificazione del palazzo dei telefoni in via Depretis (1945-46), che si segnala tanto per l'abile impiego dei materiali costruttivi, quanto per la scarnificazione delle forme e per la riduzione di un linguaggio architettonico classico a schemi geometrici elementari.
Camillo morì a Napoli il 31 marzo 1960.
Dei suoi numerosi scritti, oltre a quelli comparsi nella serie napoletana di Opuscoli di architettura tecnica, si segnalano Il Piano regolatore integrale di Napoli, in Quaderni di architettura e di urbanistica napoletana, XI (1933), 10; Il nuovo grande ospedale di Napoli. Progetto degli ingegneri G. Ippolito e C. Guerra e La nuova stazione marittima per passeggieri nel porto di Napoli, ibid., XII (1934), 13; La torre Littoria su Castel S. Elmo, ibid., XIII (1935), 20 (in coll. con P. Ferretti e V. Gianturco); La vita e le opere del pittore napoletano Camillo Guerra: 1797-1874, Napoli 1940; Il problema del palazzo municipale di Napoli nel passato e nell'avvenire, ibid. 1940.
Fonti e Bibl.: Il nuovo palazzo della Borsa in Napoli costruito per conto della Camera di commercio ed arti di Napoli su progetto e sotto la direzione dell'arch. prof. A. G. e dall'ing. L. Ferrara, Napoli 1899; M. Gravina Orsini, La nuova Borsa. Storie e profili, Napoli 1899; G. Tesorone, Il padiglione della Campania, Basilicata e Calabria, all'Esposizione di Roma del 1911 nella mostra regionale di piazza d'Armi, Milano 1913, p. 56; E. Giannelli, Artisti napoletani viventi. Pittori, scultori ed architetti. Opere da loro esposte, vendute e premii ottenuti in Esposizioni nazionali ed internazionali, Napoli 1916, pp. 720 s.; C. Guerra, Opere e progetti di A. G. architetto e ingegnere napoletano 1845-1920, Milano s.d. (ma 1924); Il mausoleo di Posillipo: iniziative e consensi per la sua destinazione a monumento e tomba di napoletani caduti in guerra, prefaz. di C. Guerra, Napoli 1932; N. Tarchiani, L'architettura italiana dell'Ottocento, Firenze 1937, p. 65; G. Russo, La Camera di commercio di Napoli dal 1808 al 1978: una presenza nell'economia, a cura di G. Alisio, Napoli 1985, passim; G. Alisio, Architettura dell'Ottocento a Napoli: il mausoleo Schilizzi, in Scritti di storia dell'arte in onore di Raffaello Causa, Napoli 1988, pp. 423-428; M. Bini, I Ricordi di architettura. Disegni e progetti alla fine del XIX secolo, Firenze 1990, pp. 116, 127, 140 s.; Civiltà dell'Ottocento. Architettura e urbanistica (catal.) a cura di G. Alisio, Napoli 1997, passim; F. Mangone, Luoghi e spazi del termalismo campano tra XIX e XX secolo: Castellammare e Agnano, in Per una storia del turismo nel Mezzogiorno d'Italia XIX-XX secolo. Atti del secondo seminario…, a cura di A. Berrino, Napoli 2001, pp. 109 s.; Diz. encicl. di architettura e urbanistica, diretto da P. Portoghesi, Roma 1968, sub voce.
Per Camillo, oltre alla documentazione archivistica citata e a quella conservata presso l'Archivio storico dell'Ufficio tecnico del Comune di Salerno, si veda: E. Carlevaro, Camillo Guerra Commemorazione, Napoli s.d.; Un secolo in progetto, a cura di G. Giannattasio, Salerno 1983, passim; A. Baculo, Camillo Guerra 1889-1960. Fra tradizione e dinamica funzionale, in ArQ, 1990, n. 3, pp. 118 s.; G. Coppola, Otto opere di Camillo Guerra, ibid., pp. 120-123; Camillo Guerra ingegnere a Napoli. Tra costruzione e progetto quattro architetture fra le due guerre, Napoli 1993; V. Dodaro, Salerno durante il ventennio. Gli edifici pubblici, l'edilizia popolare, l'urbanistica, Salerno 1997, passim; L'architettura a Napoli tra le due guerre (catal.), a cura di C. De Seta, Napoli 1999, passim; O. Ghiringhelli, ibid., pp. 259 s.; Id., Camillo Guerra: un architetto tra neoeclettismo e modernismo, in Le nuove provincie del fascismo. Architetture per le città capoluogo, Pescara 2001, pp. 153-176.