ALFONSO II d'Aragona, I di Catalogna
Nato nel 1152, successe a suo padre, Raimondo Berengario IV, nella contea di Barcellona, e divenne, poco dopo, anche re d'Aragona, per la rinunzia al trono di sua madre Petronilla. Data la sua minore età, lo ebbe in tutela, ma solo nominale, il re d'Inghilterra; chi veramente governò, infatti, fu suo cugino Raimondo Berengario III di Provenza. Alla morte di costui, A. divenne erede della Provenza, ma dovette lottare col conte di Tolosa Raimondo V. Lunga fu la guerra, durante la quale Genova, sollecitata or dall'uno or dall'altro, si assicurò vantaggi commerciali e accennò a un programma di espansione territoriale sulle vicine coste di Provenza. Con un patto del 1167, A. ebbe navi e soldati, in cambio di privilegi commerciali concessi alla Repubblica. Assentatosi poi il re dalla Provenza, il conte di Tolosa rinnovò gl'intrighi, fino allora infruttuosi, e nel 1174 aprì trattative per la cessione a Genova del litorale di Provenza, dal Rodano a La Turbia. Non se ne conosce l'esito. Seguirono arbitrati e accordi tra i due rivali, sino al 1190; ma le aspirazioni del conte di Tolosa fallirono definitivamente. Impadronitosi della Provenza, A. costrinse il Béarn e la Bigorre, Nîmes, Béziers e Carcassona a riconoscere il suo alto dominio. Così, la casa di Barcellona faceva un gran passo verso l'egemonia, per quanto di breve durata, su tutto il territorio occitanico. Altre terre ancora A. riuscì ad annettere alla corona: la contea del Rossiglione, ereditata dall'ultimo conte Gerardo II (1172), e il Pallars inferiore, per donazione della contessa Dolce (prima del 1192).
Nella penisola iberica, la politica di A. ebbe atteggiamenti varî. Aiutò dapprima Alfonso VIII, suo suocero, contro il re di Navarra, Sancio VI, e contro i Saraceni (1177); in compenso, fu sciolto dal vassallaggio dovuto ai re castigliani. Spirito bellicoso, volle prendere parte attiva alla lotta contro i Saraceni; in una incursione fatta nel loro territorio, fondò Teruel, e forse si spinse fino a Valenza (1171). Vagheggiava anche, nel 1178, una spedizione alle Baleari, con l'aiuto di navi siciliane. Ma questa sua fervida attività contro i Mori di Spagna venne bruscamente interrotta dal contrasto d'interessi che si rivelò nel determinare i limiti delle future conquiste, che egli e il suo alleato Alfonso VIII si proponevano di fare. Convinto dello scarso vantaggio che traeva dall'alleanza A. si unì col re di Navarra contro Alfonso VIII, e si assicurò l'amicizia dei re di León e del Portogallo. Negli ultimi tempi di sua vita, A. accentuò la sua politica oltre i Pirenei, mediante concordati con i grandi feudatarî e magnati del regno. Egli forse prevedeva un'azione dell'impero germanico in Provenza. Morì a Perpignano, il 25 aprile 1196; e la sua salma fu trasportata al monastero di Poblet, in Catalogna, di recente fondazione. Strenuus et liberalitatis plurimum amator, egli, oltre che guerriero, fu politico sagace ed energico, incline alle lettere, amico dei trovatori, cultore egli stesso della poesia provenzale. Dettò savie leggi, tra cui le franchigie accordate a Teruel (1176).
Per il titolo e la numerazione dei conti - re di Catalogna - Aragona (Alf0nso I-II, II-III, III-IV, IV-V), che qui vengono designati con la doppia numerazione, mentre di solito sono indicati semplicemente come re d'Aragona (II, III, IV, V), v. aragona: Storia; Catlogna: Storia. Per conservare la successione dei re d'Aragona, iniziatasi con Alfonso il Battagliero, si è tuttavia anteposto il numero d'ordine aragonese a quello catalano.
Bibl.: B. Sánchez Alonso, Fuentes de la historia española e hispanoamericana, 2ª ed., Madrid 1927, nn. 1826, 1831, 1843 segg., 2040-2043. V. specialmente Zurita, Anales de la Corona de Aragón, Saragozza 1562-80; H. J. Miret y Sans, Itinerario de Alfonso I de Cataluña, II en Aragón, in Boletin de la R. Academia de buenas letras de Barcelona, II, pp. 257-278, 389-423, 437-474; V. L. Bourrilly, Les comtes de Provence de la maison de Barcelone au XII siècle (1113-1209), in Les Bouches-du-Rhône, Encyclopédie départementale, II, Marsiglia 1926, pp. 318-330; A. Rovira y Virgili, Historia nacional de Catalunya, Barcellona 1922, pp. 403-443.