TANCREDI, Alfonso Mario
– Nacque a Napoli il 27 gennaio 1861 da Luigi, medico della Regia Marina che prese parte come direttore di sanità alla battaglia di Lissa, e da Luisa Panza.
Frequentò le scuole primarie a Venezia, dove il padre era stato trasferito, per completare i suoi studi prima a Roma e poi a Napoli: superato il concorso per essere ammesso alla scuola militare, il 19 dicembre 1881 entrò nel collegio della Nunziatella, dove ebbe per compagno Armando Diaz. Sostenuti gli esami, fu nominato sottotenente nel 4° reggimento fanteria il 28 luglio 1883 e il 16 settembre fu promosso tenente e destinato al 93° fanteria.
Il 28 aprile 1887 ricevette l’ordine di partire per l’Africa in qualità di aiutante maggiore in seconda del III battaglione fanteria Africa. Al ritorno in patria, il 6 maggio 1888 venne destinato al 2° reggimento Alpini con la carica di aiutante maggiore in seconda. Il 21 novembre 1894 ritornò come volontario in Africa, venendo aggregato il 1° febbraio 1895 al V battaglione fanteria con il quale prese parte all’inseguimento del ras etiope Mangascià dopo la vittoria di Coatit. Partecipò poi anche al presidio di Hausien, al secondo inseguimento di ras Mangascià, al combattimento di Debra Ailà, alle operazioni di soccorso del maggiore Pietro Toselli ad Amba Alagi, alla battaglia di Adua – dopo la quale si occupò della ricostruzione dei battaglioni –, e alla liberazione di Adigrat.
Nominato capitano il 18 ottobre 1896, comandò la 3ª compagnia del I battaglione indigeni ad Adi Ugrì, effettuando, nel gennaio 1887, il raid Adi Ugrì-Agordat per sventare la minaccia dei dervisci. Nel gennaio 1899 impiantò ad Adi Ugrì un osservatorio meteorologico, di cui gli vennero affidate l’organizzazione e la direzione, e la stessa cosa fece nel 1903 a Chenafenà, dove studiò i pregi dell’arenaria locale come materiale da costruzione e ornamentale.
Nel 1905 fu nominato cavaliere della Corona d’Italia e nel 1908 venne insignito della croce di cavaliere dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Nello stesso anno ottenne gli incarichi di addetto alla direzione degli Affari civili in Asmara e di commissario regionale reggente nello Achelè Guzai, con sede ad Adi Caieh.
In questa veste, tra l’aprile e il luglio del 1908 preparò e realizzò la spedizione della Società geografica italiana incaricata, passando per Cheren, Agordat, El-Aghir e Gondar, di esplorare i Paesi dell’oltre Mareb e soprattutto quelli appartenenti al bacino idrografico del lago Tzana, e delle aree con questi confinanti, dal punto di vista della geografia naturale, economica e sociale, con particolare attenzione alle condizioni agricole e minerarie dei territori attraversati. A questo scopo aggregò alla sua iniziativa l’agronomo e deputato Giuseppe Ostini, che curò gli studi e le osservazioni di natura agronomica, economica e commerciale, e il pittore Maurizio Rava, che redasse la relazione (1913) ricavandola in gran parte dal giornale di viaggio di Tancredi. Preparò anche un’altra spedizione della Società geografica italiana nella Dancalia etiopica, che si sarebbe dovuta svolgere tra il dicembre 1908 e il maggio 1909, ma venne prima rimandata all’autunno e poi annullata per le notizie sulla presunta morte di Menelik.
Il 31 marzo 1910 ricevette la promozione a maggiore. Richiamato in Italia il 7 luglio 1910 fu destinato all’8° reggimento Alpini e venne comandato alla direzione coloniale del ministero degli Affari esteri con l’incarico di preparare la Mostra coloniale della direzione degli Affari civili che meritò il gran premio alla Esposizione internazionale di Torino del 1911. Comandato di autorità in Eritrea, il 28 ottobre 1912 si recò di nuovo in Africa al comando del battaglione Indigeni eritrei, con il quale il 18 dicembre partì alla volta della Libia, sbarcando a Derna, dove, nella colonna di spedizione Tassoni, prese parte a diverse operazioni militari.
Tornato in Italia, venne destinato al 3° reggimento Alpini, dove rimase fino al 18 gennaio 1914, quando fu collocato in posizione ausiliaria per limiti di età, non essendogli stata concessa la promozione a scelta che gli era stata ventilata; nel febbraio 1914 venne tuttavia richiamato in servizio e comandato d’autorità in Colonia eritrea, dove ricostituì l’VIII battaglione eritreo assieme al presidio di Coatit. Dopo aver ricevuto il 30 giugno 1915 l’ordine di partire con il suo battaglione per Tripoli, il 17 luglio rientrò nuovamente in Italia, dove venne destinato al comando territoriale del corpo di stato maggiore, delegazione trasporti, con il compito di commissario a bordo di piroscafi requisiti dall’amministrazione militare italiana a New York, che raggiunse il 4 ottobre. Durante il suo soggiorno a New York, che si concluse il 7 gennaio 1919, fu promosso tenente colonnello il 25 novembre 1915 e colonnello il 6 luglio 1917. L’8 gennaio 1919 fu messo a disposizione del comando territoriale del corpo di stato maggiore, delegazione della direzione trasporti, dove rimase fino al 15 aprile, per tornare poi in posizione ausiliaria ed essere finalmente collocato a riposo per anzianità di servizio e iscritto nella riserva il 13 gennaio 1920.
Da allora scelse come sua dimora Torino, dove gli venne affidata la presidenza dell’amministrazione dell’ospedale di S. Lazzaro, che tenne gratuitamente per quattro anni. Contemporaneamente, con l’appoggio di eminenti autorità torinesi, per incoraggiare e favorire il turismo nella regione piemontese nel febbraio del 1920 costituì l’associazione Pro Piemonte, di cui fu nominato segretario regionale, dando vita anche all’omonima rivista. In questa veste, nel 1923, quando si svolse l’Esposizione delle invenzioni e dei progressi industriali, fu nominato segretario generale delle giurie e nel 1926 organizzò alla Fiera di Milano il reparto assegnato al Piemonte.
Nel giugno 1928 fu promosso generale di brigata; morì pochi giorni dopo, l’8 luglio, assistito dalla moglie Vittoria Gastaldi, per il degenerare dell’asma bronchiale che lo aveva colpito nel periodo trascorso a New York.
Nel corso della sua esistenza, oltre a quelli già segnalati, ricevette numerosi riconoscimenti. Fu decorato della croce di cavaliere dell’Ordine militare e della commenda della Corona d’Italia. Venne nominato ufficiale nell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro e fu autorizzato a fregiarsi della croce d’oro con corona reale per anzianità di servizio. Conseguì la medaglia commemorativa della campagna italo-turca 1911-12 e quella delle campagne di Libia; ottenne la croce di cavaliere dell’Ordine coloniale della Stella d’Italia. Fu insignito anche di decorazioni etiopiche.
Opere. Sul clima di Addi-Ugrì (Colonia Eritrea), in Bollettino della Società geografica italiana, s. 4, IV (1903), pp. 76-109; Chenafenà, ibid., V (1904), pp. 352-377; Nota sul clima del Serahè (Colonia Eritrea), ibid., VII (1906), pp. 1192-1250; Una cucina barbara. “Come mangiano gli Abissini di Eritrea”, ibid., VIII (1907), pp. 960-982, 1088, 1115; La missione della Società geografica italiana in Etiopia settentrionale, ibid., IX (1908), pp. 1199-1250; Notizie e studi sulla Colonia Eritrea, Roma 1913 (un manuale ricco di dati, pubblicato sotto gli auspici del ministero delle Colonie).
Fonti e Bibl.: Numerosi documenti relativi ad Alfonso Mario Tancredi sono conservati in diversi fondi dell’Archivio storico della Società geografica italiana a Roma (vedi l’indice dell’entità 61983); il suo stato di servizio militare si conserva a Roma nell’Archivio dell’Ufficio storico dell’Esercito.
M. Rava, Al Lago Tsana. Il mar profondo d’Etiopia, Roma 1913 (contiene anche un’Appendice di G. Ostini, Il Lago Tana e la sua regione agricola, pp. 257-270); F. Bracchi, A.M. T., in Pro Piemonte, VIII (1928), pp. 9-15 (contiene una foto di Tancredi); Archivio storico della Società africana d’Italia, I, Inventario, a cura di C. Intartaglia - C. Scaramella, Napoli 1992, ad ind., II, Raccolte fotografiche e cartografiche, a cura di S. Palma, Napoli 1996, ad ind.; Obiettivo sul mondo. Viaggi ed esplorazioni nelle immagini dell’Archivio fotografico della Società geografica italiana (1866-1956), a cura di M. Mancini, Roma 1996, p. 79; G. Monina, Il consenso coloniale. Le società geografiche e l’Istituto coloniale italiano (1896-1914), Roma 2002, ad indicem.