Bassermann, Alfred
, Dantista tedesco (Mannheim 1856 - Heidelberg 1935), di famiglia agiata di banchieri, studiò giurisprudenza ad Heidelberg; dopo essere entrato nell'amministrazione, lasciò il posto nel 1886 per dedicarsi agli studi. Recatosi in Italia, divenne un fervido ammiratore della cultura italiana. Il B. è caratteristico esponente dell'estetismo delle cerchie colte tedesche prima del 1914; elemento integrante di questo estetismo era il culto di D., di cui il B. fu uno dei più cospicui e zelanti diffusori. La sua opera è disuguale, rivelando per vari aspetti l'autodidatta, ma non fu priva di valore ed esercitò un influsso notevole sia in Germania che altrove. Fin da giovane il B. si propose di dare al popolo tedesco una versione della Commedia che riproducesse tanto le caratteristiche della lingua di D. quanto la bellezza del testo originale. Perciò il B., che rifiutava le traduzioni non rimate, si accinse a tradurre in terzine dantesche, patteggiando con la purezza della rima per non sacrificare l'esattezza del senso. Pubblicò l'Inferno nel 1892, il Purgatorio nel 1909 e il Paradiso nel 1921. Per ‛ Paradiso ' creò il neologismo " Fegeberg ", dapprima combattuto dalla critica, poi accettato (F. Schneider). Questa traduzione non ebbe fortuna presso la critica dominante, che esigeva una traduzione di più limpida resa stilistica e rimproverò al B. un'eccessiva preoccupazione filologica. Del commento che preparava man mano che progrediva la traduzione il B. non pubblicò che un saggio (1932). Maggiore fortuna ebbe la seconda sua opera, Dantes Spuren in Italien, che pubblicò in un'edizione di lusso a proprie spese, con 67 tavole illustrative (Heidelberg 1897). Della seconda edizione (non illustrata, Monaco 1898) fece una traduzione E. Gorra, Orme di D. in Italia (Bologna 1902). Frutto di un lungo studio che aveva condotto il B. a fare lunghi viaggi per l'Italia, anche in luoghi impervi e a piedi, il libro mirava a " rendere D. più abbordabile e famigliare, dimostrando come il poeta dell'aldilà era radicato nella realtà ". Il B. seppe unire a una vasta erudizione una felice vivacità nella descrizione dei luoghi visitati. Grande suo merito fu l'aver dedicato un terzo del volume ai riflessi danteschi nelle arti figurative. Il libro contribuì non poco alla conoscenza di D. e rimane fino a oggi il miglior manuale per tanti pellegrinaggi danteschi. Inoltre il B. pubblicò vari studi di critica dantesca, nonché una sua traduzione del Fiore, la prima versione in lingua tedesca (Heidelberg 1926), accettando l'ipotesi che D. ne fosse l'autore. Fra i più aspri e accesi critici figurarono R. Borchardt e K. Vossler, ai quali il B. replicò nel 1928; trovò in B. Wiese (1928), E. Wechssler (1928) e E. Köhler (1957) sostenitori della sua tesi, che, è stata confermata dalle più recenti indagini italiane. Il B. riprese anche (1931) la tesi che la Commedia avrebbe avuto una prima redazione comprendente i primi sette canti dell'Inferno, che egli B. datava intorno al 1290. La meno felice trovata del B. fu la sua interpretazione del Veltro, in cui ravvisò il simbolo di un mito solare venuto da oriente, divenuto poi il simbolo di un imperatore salvatore del mondo. Questa tesi, che egli propugnò fin dal 1902, sostenne ed espose con caparbietà fino alla fine della sua vita. Abbagliato dal nascente nazismo, finì con l'identificare ingenuamente mito solare, Veltro e Adolfo Hitler, poi anche Veltro, Dux (Pg XXXIII 43) e Mussolini. La sua tesi non rimase inoppugnata, e suscitò dissensi con la Deutsche Dante-Gesellschaft, da cui si ritirò. Gli errori della sua vecchiaia non tolgono che nei suoi anni migliori il B. con la sua erudizione e con il suo entusiasmo fu uno dei dantisti più influenti e più autorevoli in Germania.
Bibl. - E. Fehrle, in " Oberdeutsche Zeitschrift für Volkskunde " IX (1935) 176 ss.; Neue Deutsche Biographie, I (1935) 622 ss.; J.H. Beckmann, in " Neue Heidelberger Jahrbücher " neue Folge, 1938, 1-22; A. Vezin, in " Mitteilungsblatt der Deutschen Dante-Gesellschaft " 1956, 2; K. Kostelnik, A.B., ein Leben für D., ibid. 1968, 1.