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MARSHALL, Alfred

di Marco Fanno - Enciclopedia Italiana (1934)
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MARSHALL, Alfred

Marco Fanno

Economista, nato a Londra il 26 luglio 1842, morto a Cambridge il 13 luglio 1924. Studiò prima filosofia e matematica quindi scienze economiche. Occupò dal 1885 al 1908 la cattedra di economia politica dell'università di Cambridge. Conoscitore profondo della letteratura economica mondiale, risentì particolarmente l'influenza di D. Ricardo.

Il principio del costo marginale, come fondamento del valore, già implicito nel Ricardo per il caso di costi crescenti, fu esteso da lui ai casi di costi uniformi e costanti e utilizzato per ricavarne schedule o curve di offerta. Il principio dell'utilità marginale (finale), da lui scoperto quasi simultaneamente agli economisti austriaci e a W. Jevons, fu da lui pure utilizzato per ricavarne schedule o curve di domanda, non di utilità. Coordinando insieme le due schedule o curve della domanda e dell'offerta, egli perviene alla formulazione della legge dei prezzi in un mercato, fondendo così insieme le teorie unilaterali dominanti, discordi in apparenza fra loro. Per il M. quindi il prezzo si determina, non già come per il Ricardo, semplicemente in relazione al costo, né, come per i rappresentanti della scuola austriaca, in relazione al grado finale di utilità; ma in relazione all'uno e all'altro. Si determina cioè a quel limite al quale il costo marginale coincide col grado marginale di utilità e la quantità domandata è uguale alla quantità offerta. Questo però avviene soltanto nell'ipotesi che si lasci alle forze economiche il tempo necessario per reagire integralmente. Ove questo non sia, la legge di formazione dei prezzi è alquanto diversa. Onde il M. distingue opportunamente a questo proposito i periodi brevi dai periodi lunghi: i periodi lunghi in cui l'offerta dipende, oltre che dalla quantità dei prodotti disponibili, dal flusso della loro produzione potenziale o attuale, e nei quali i prezzi, come si è già indicato, tendono a coincidere col costo marginale di produzione; e i periodi brevi in cui l'offerta è costituita dalla sola quantità di prodotti già disponibile, e in cui i prezzi si determinano quindi indipendentemente dal costo. Riprendendo e perfezionando la teoria ricardiana della rendita, egli fissa il concetto di quasi-rendita, che troverà feconda applicazione nello studio della dinamica economica. Sulla base di questi principî e tenendo conto delle differenze sostanziali, egli studia, oltre che le leggi del mercato dei prodotti, quelle dei mercati dei capitali, del lavoro, e della terra; e ne ricava un sistema economico organico, che segna un notevole progresso rispetto ai sistemi degli altri autori del tempo. Questo suo sistema egli espone e sviluppa nel volume Principles of Economics (Londra 1890), che raggiunse la sua forma definitiva nella 5ª edizione (1907). Per l'orditura di quest'opera, diretta a determinare le posizioni di equilibrio dei singoli mercati, il M. va collocato fra i teorici degli equilibrî economici; ma fra i teorici degli equilibrî economici parziali e non, come L. Walras e V. Pareto, fra quelli dell'equilibrio economico generale. Il sistema economico del M., però, al pari di quello degli altri due autori, non dà, per quanto in grado diverso, che un'immagine imperfetta della realtà. Essi forniscono entrambi, pure con diversa visione d'insieme, una rappresentazione statica dell'economia sociale, mentre questa è per sua natura dinamica. Di tale imperfezione dell'opera sua egli era però perfettamente cosciente. I proprî schemi teorici egli considera infatti come semplici impalcature provvisorie, destinate a essere sostituite da altre man mano che la scienza progredisce.

A prescindere dalle pubblicazioni minori, tutte pregevolissime, raccolte, dopo la sua morte, in due grossi volumi, il M. scrisse due altre opere di mole: Industry and Trade (Londra 1919) e Credit, money and commerce (Londra 1923), ambedue di forza molto minore dei Principles. Nel primo egli si occupa dello sviluppo della grande industria in Inghilterra, in Francia, in Germania, negli Stati Uniti e della loro tendenza odierna verso forme monopolistiche, con particolare riguardo all'industria dei trasporti e alle relazioni tra banche e industrie. Nel secondo particolarmente importanti sono i capitoli sopra il commercio internazionale, scritti nel 1875.

Morto il M., incominciò una parziale revisione di alcuni capisaldi del suo sistema economico. I primi punti sottoposti a critica furono le curve dei costi crescenti, decrescenti e uniformi e la teoria dell'equilibrio dei mercati per lunghi periodi in regime di concorrenza e nel caso di costi decrescenti. La critica di questi due punti ha servito a mettere in luce la debolezza delle costruzioni teoriche fondate sulla concezione degli equilibrî economici parziali; perché la divergenza tra le conclusioni del M. e quelle dei suoi critici si è rivelata dipendere in sostanza da ciò che molti problemi comportano soluzioni diverse secondo che siano studiati per singoli mercati indipendenti o in relazione a mercati fra loro connessi.

Nonostante queste e altre imperfezioni, il sistema del M. rappresenta una pietra miliare nella storia della scienza economica. Esso fu senza dubbio superato sotto certi rispetti, lui vivente, dall'economia Walras-Paretiana, e comincia a essere superato ora, sotto altri rispetti, dall'odierno orientamento della scienza verso lo studio dell'economia dinamica. Ma le curve di domanda, da lui così minuziosamente studiate, formano oggetto, ancorché trasformate da statiche in dinamiche, delle odierne ricerche di economia induttiva. Il concetto di elasticità della domanda, già introdotto nella scienza da W. Whewell, ma dal M. sviluppato e fissato in una formula incisiva, viene ora posto a base dello studio della dinamica economica; e la sua formula viene utilizzata da tutti i cultori di economia induttiva.

Bibl.: P. Jannaccone, A.M., in Biblioteca dell'economista, serie 4ª, IX, iii; J. M. Keynes, A. M., in The Economic Journal, settembre 1924; A. Loria, A. M., Roma 1924; G. Del Vecchio, L'opera di A. M., in Giornale degli economisti, dicembre 1924; Scott, A. M., in Proceedings of the British Academy; M. Fanno, A. M., in Annali di economia, II, n. i, Milano 1925; Clapham, Of empty economic boxes, in The Economic Journal, settembre 1922; A. Pigou, Empty economic boxes, ibid; P. Sraffa, Sulle relazioni tra costo e quantità prodotta, Milano 1925; id., in Annali di econ., II, n. i; id., The law of returns under compet. condit., in The Econ Journ., dicembre 1926; A. Pigou, The law of dimin. and increas. cost, ibidem, giugno 1927; id., An analysis of supply, ibidem, giugno 1928.

Vedi anche
John Maynard Keynes Keynes ‹kèinʃ›, John Maynard. - Economista (Cambridge 1883 - Firle, Sussex, 1946). Considerato una delle figure fondamentali della scienza economica, il suo pensiero e le sue opere hanno influenzato l'elaborazione economica, sociologica e politica del Novecento. L'insoddisfazione per l'incapacità delle ... utilità utilità Nel linguaggio economico, il piacere che procura o può procurare a un soggetto un dato bene o servizio in quanto da lui ritenuto idoneo ad appagare un suo bisogno presente o futuro. L’utilita è, quindi, un carattere conferito al bene dai singoli soggetti e muta a seconda dei bisogni di questi, ... Arthur Cecil Pigou Pigou ‹pìġuu›, Arthur Cecil. - Economista inglese (Ryde, isola di Wight, 1877 - Cambridge 1959). Allievo e successore di A. Marshall, è ritenuto il pioniere dell'economia del benessere. Accanto alla sua opera più ampia The economics of welfare e alla dotta, equilibrata opera sulle crisi Industrial fluctuations, ... rendita Entrata continuativa senza costo, o almeno senza costo contemporaneo, e in particolare reddito di capitale, frutto di risparmio comunque investito. diritto Contratto di r. Quello col quale una persona si obbliga a corrispondere a un’altra la prestazione periodica di una somma di denaro o di una certa ...
Altri risultati per MARSHALL, Alfred
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    Economista inglese (Londra 1842 - Cambridge 1924). Professore all’Università di Cambridge (1885-1908), nel testo Principles of economics (1890) volle conciliare la teoria classica del costo di produzione con l’analisi dell’utilità (➔ p). Scelse il metodo d’equilibrio parziale, partendo dall’ipotesi ...
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    Economista inglese (Londra 1842 - Cambridge 1924), prof. all'univ. di Cambridge (1885-1908), esponente rappresentativo della scuola neoclassica e creatore del sistema detto degli equilibrî parziali. Attraverso l'analisi di breve e di lungo periodo della curva di domanda generata dalle preferenze dei ...
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