Nobel, Alfred
Da genio degli esplosivi a grande filantropo
Il chimico svedese Nobel, vissuto nell’Ottocento, spese la sua vita alla ricerca di esplosivi sempre più potenti. A lui si deve l’invenzione della dinamite. Divenuto immensamente ricco, lasciò un testamento che portò alla fondazione che da più di cento anni assegna i premi Nobel
Alfred Nobel nacque nel 1833 a Stoccolma, la capitale della Svezia, in una famiglia un po’ particolare, perché il padre era inventore e costruttore di armi. Fra alterne vicende familiari il giovane Alfred poté studiare chimica a Parigi. La fine della guerra di Crimea (1856) mise in crisi i commerci del padre. Nel 1847 l’italiano Ascanio Sobrero aveva sintetizzato la nitroglicerina e Nobel scoprì il modo di utilizzarla come esplosivo. Nel 1863 ottenne i primi brevetti sulla produzione della nitroglicerina e sull’innesco mediante detonatori, avviando un fiorente commercio del potente esplosivo.
La nitroglicerina è una sostanza molto pericolosa, e nei primi anni della sua commercializzazione provocò terribili esplosioni accidentali in varie parti del mondo, anche perché talvolta era spedita in damigiane senza alcuna indicazione della sua rischiosità.
Fu lo stesso Nobel a mettere fine a questo inconveniente, con un’invenzione che lo rese ricco e famoso. Nel 1867 scoprì che la nitroglicerina, se era adsorbita su farina fossile, diventava una pasta morbida molto più sicura: era nata la dinamite. In breve tempo la produzione di dinamite arricchì il chimico svedese che, comunque, era insoddisfatto della sua potenza esplosiva. A Parigi nel 1875 Nobel inventò l’esplosivo ‘perfetto’, la gelatina esplosiva e nel 1887 preparò la balistite, un esplosivo ad alto potenziale di uso esclusivamente militare.
Nobel è ora noto in tutto il mondo soprattutto per i premi che portano il suo nome, e che ogni anno sono assegnati a grandi scienziati, a scrittori e poeti, e a chi si è distinto nella lotta contro le guerre e per la pace fra i popoli. Curioso è il motivo che portò all’istituzione di questi premi. Nel 1888 morì a Parigi Ludwig Nobel, un fratello di Alfred. Un giornalista confuse i nomi e scrisse un necrologio del chimico svedese dal titolo «Morto il venditore di morte». Nell’articolo si sosteneva – in gran parte a ragione – che Nobel si era arricchito a dismisura con invenzioni che avevano reso le guerre, già terribili, ancora più sanguinose.
Nobel fu molto colpito dal tono di condanna di questo necrologio prematuro, e pensò di lasciare di sé una memoria migliore di quella di uno spietato industriale, dedito soltanto ad accumulare ricchezze. La filantropia era una buona via d’uscita, così Nobel lasciò nel suo testamento una somma enorme che, ben amministrata, sarebbe servita negli anni a venire per premiare le grandi scoperte scientifiche in chimica, fisica e medicina.
A parte l’enormità del lascito, l’iniziativa di Nobel ben si inseriva nella cultura del tempo che celebrava il progresso delle scienze. Più innovativi furono i premi per la letteratura e per la pace. Dietro quest’ultimo premio vi è una storia romantica, forse l’unica vissuta da Nobel. Nel 1876 l’inquieto chimico svedese visse a Vienna e mise un annuncio su un giornale per cercare una segretaria-governante. Nobel si innamorò ben presto della bellissima ed energica signorina che si presentò, la contessa Berta Kinsky (che poco dopo si sposò diventando la baronessa von Suttner).
Berta von Suttner è entrata nella storia come infaticabile attivista del movimento contro la guerra. Dopo il breve incontro viennese Nobel e Berta non si incontrarono mai più, ma mantennero uno stretto contatto epistolare, in cui discussero anche la forma da dare al premio per la pace. In buona parte il premio per la pace fu dunque il risultato di un amore non corrisposto, quasi un lascito per Berta von Suttner, che vinse il premio nel 1905.
Nobel trascorse gli ultimi anni della vita, dal 1890 al 1896, in una splendida villa di Sanremo, nella quale aveva allestito un attrezzato laboratorio chimico e dove continuò a perfezionare i nuovi esplosivi, facendo perfino arrivare dalla Svezia due cannoni con cui da un molo privato eseguiva esperimenti di tiro, anche mentre stava rifinendo i dettagli del testamento con cui stabiliva il premio per la pace.