TENNYSON, Alfred
Poeta nato il 6 agosto 1809 a Somersby (Lincolnshire), e morto il 6 ottobre 1892 a Aldworth, presso Haslemere (Surrey). Quarto dei dodici figli d'un pastore anglicano, tutti più o meno dotati di fantasia poetica, la tranquilla e appartata adolescenza nella parrocchia, in una regione di pianura acquitrinosa distesa a perdita d'occhio, e di boscose collinette da cui si scopre il mare, dovette improntare indelebilmente il suo carattere schivo e la sua ispirazione elegiaca. Lettore appassionato di poeti, cominciò presto a imitarli con sorprendente abilità; a otto anni scriveva versi in lode dei fiori alla maniera del Thomson, a undici sapeva maneggiare il distico eroico del Pope, la cui versione d'Omero gl'ispirò centinaia di versi; più tardi compose un poema epico di seimila versi sulle orme dello Scott. Nel 1827 pubblicò col fratello Charles una prima raccolta (contenente anche versi del fratello maggiore Frederick) presso un libraio di Louth, Poems by two Brothers; le poesie di Alfred, scritte tra i quindici e i diciassette anni, sono meno promettenti di quelle più giovanili, da lui scartate; il volume è pieno di echi del Byron e del Moore e passò meritatamente inosservato. Nel febbraio 1828 Alfred e Charles raggiunsero Frederick al Trinity College a Cambridge; qui, stimolato dall'ambiente favorevole, il poeta si sviluppò rapidamente e nel giugno 1829 ottenne una medaglia universitaria per i versi su Timbuctoo, che già rivelano le sue caratteristiche fondamentali. Un volumetto di Poems, chiefly Lyrical, Londra 1830, mostrava il T. chiaramente al seguito di Coleridge e di Keats, e conteneva poesie tipiche come Claribel, The Dying Swan, The Ballad of Oriana. Tra i recensori entusiasti di questo volume figurò Arthur Hallam, col quale il T. aveva stretto amicizia a Cambridge; in sua compagnia passò le vacanze del 1830 sui Pirenei e l'estate del 1832 in Renania. Nel febbraio 1831 il T. abbandonò senza laurearsi l'università, che "nulla gli apprese, non nutrendo il cuore", essendo la sua presenza resa necessaria a Somersby dalla malferma salute del padre. Più intima ancora divenne l'amicizia col Hallam, che si fidanzò con la sorella di lui, Emily. Hallam soleva "leggere i poeti toscani sul prato" della casa parrocchiale; Mary, altra sorella del T. cantava romanze accompagnandosi sull'arpa. Le poesie del T. circolavano manoscritte nella cerchia dei suoi amici e ammiratori; alcuni componimenti, destinati a rimanere tra i suoi migliori (The Lady of Shalott, none, The Palace of Art, The Lotos-Eaters) figurarono nella raccolta di Poems pubblicata a Londra alla fine del 1832 (ma con data 1833). Tuttavia, se il volume incontrò successo tra il pubblico, fu recensito aspramente nella Quarterly Review, e il tono di questa critica fu tra le principali cause per cui il poeta si astenne dal pubblicare altro per una decina d'anni. Inoltre una grave perdita colpì nel frattempo il T.: Hallam morì improvvisamente a Vienna nel settembre 1833. La sciagura, che "cancellò ogni gioia dalla sua vita e gli fece anelare la morte" ispirò tosto al T. le prime di una serie di liriche in memoria dell'amico la cui composizione si protrasse per un gran numero d'anni, fino a formare In Memoriam (pubbl. 1850): in codeste liriche, in quartine di ottosillabi, è descritta la graduale trasformazione del rimpianto per il defunto in un sentimento di contatto spirituale e di più vasto amore per Dio e l'umanità.
Finalmente coi Poems pubblicati in due volumi nel 1842 T. ottenne fama di massimo tra i giovani poeti; ivi, accanto a poesie, in parte riscritte, dei volumi del 1830 e del 1833, vedevano la luce per la prima volta Locksley Hall, Morte d'Arthur, Ulysses, Sir Galahad, e altri versi divenuti poi celebri. Ulysses ebbe pel poeta anche una conseguenza pratica non trascurabile, ché la lettura di quei versi fatta da Monckton Milnes al ministro sir Robert Peel ottenne al T., allora in dissestate condizioni finanziarie, una pensione statale di duecento sterline annue. Ma le poesie che più conquisero il pubblico vittoriano furono Dora e The Gardener's Daughter, quest'ultima soprattutto tipica dell'ideale femminino dell'età, descrivendo una dolce e adorabile fanciulla contro lo sfondo d'un idillico giardino: furono, d'altronde, versi di questo tipo che provocarono la violenta satira di Bulwer Lytton, The New Timon: a Poetical Romance of London (1846), in cui T. era chiamato "Schoolmiss Alfred". Nel 1847 il T. pubblicò un racconto fantastico in versi inteso a satireggiare il movimento femminista, The Princess, a Medley, che si conchiude con la trasformazione dell'università delle donne saccenti in un ospedale per guerrieri feriti; il pregio principale del poema è tuttavia nelle liriche aggiunte alla terza edizione (del 1830): "The splendour falls on castle walls", "Tears, idle tears, I know not what they mean", e altre. Se The Princess non accrebbe di gran che la popolarità del T., In Memoriam, uscito anonimo nel giugno del 1850, ma subito riconosciuto per suo, gli guadagnò la riputazione di poeta più eminente dell'età, nonostante la reazione sfavorevole di certi circoli ecclesiastici alla posizione di dubbio e d'agnosticismo assunta dal T. I proventi dei volumi di versi permisero ora al T. di coronare col matrimonio il lungo fidanzamento con la cognata, Emily Sellwood, sorella della moglie di Charles T. Non a torto il T. soleva dire che "la pace del Signore entrò nella sua vita col matrimonio". Nell'aprile del 1850, essendo morto il Wordsworth, il titolo di Poeta Laureato fu offerto e conferito al T., specialmente in seguito all'ammirazione del principe Alberto per In Memoriam. Nell'estate del 1851 T. con la moglie fece il giro in Italia (Lucca, Firenze, i laghi) celebrato poi in The Daisy; nel 1853 si stabilì con la famiglia nella villa denominata Farringford nell'isola di Wight, che rimase da allora in poi la sua dimora per gran parte dell'anno. La guerra di Crimea gli suggerì la famosa Charge of the Light Brigade, basata su un resoconto apparso nel Times del dicembre 1854, e la conclusione patriottica (la partenza per la guerra "purificatrice" del protagonista dopo un accesso di pazzia per il naufragio delle sue speranze in amore) del poema (un monologo drammatico) Maud (1855), delle cui parti, composte in differenti metri d'una consumata abilità, sopravvivono soprattutto le liriche (la più famosa è "Come into the garden, Maud"). Nel volume Maud, and Other Poems, fu inclusa anche l'Ode on the Death of the Duke of Wellington (1852) dove il T. dà espressione poetica al pensiero dei suoi connazionali, che l'Inghilterra, badando ai proprî interessi, promuoveva la causa dell'umanità.
Da molto tempo il T. attendeva alla composizione di poesie ispirate dalla leggenda arturiana. Nel 1859 quattro Idylls of The King, col titolo di The True and the False (Geraint and Enid, Merlin and Vivien, Lancelot and Elaine, e Guinevere), videro la luce e incontrarono subito un'immensa popolarità, facendo tacere ogni antagonismo (e molto ne aveva incontrato Maud). Gli Idylls s'arricchirono di nuovi poemi nel 1868, nel 1871-72 e finalmente nel 1885; la serie completa apparve nel 1889.
Artù è la figura che dà unità ai varî poemi, ma come Malory il T. sentì che questa figura centrale non era sufficiente a conferire unità agli eterogenei argomenti. Perciò si studiò di dare quell'unità per mezzo d'un'allegoria. In un epilogo, indirizzato alla regina Vittoria, il T. dichiarò che l'opera intendeva d'adombrare la guerra tra l'Anima e il Senso. Re Artù rappresenta la coscienza. I suoi nobili sforzi sono frustrati dagli adulterî che corrompono tutta la sua corte. Artù, tornato da una campagna di sterminio contro il giovane Pelleas, il quale ha raccolto una banda di briganti e l'ha battezzata la sua Tavola Rotonda, lanciando una sfida ad Artù ("Digli che i miei cavalieri son tutti adulteri, come i suoi, ma i miei son più sinceri, poiché non professano di esser altro"), scopre l'adulterio e la fuga di Lancillotto e Ginevra. Così un'atmosfera di pessimismo circonfonde tutta l'opera, e il transito di Artù sulla nave misteriosa che lo porta alla lontana terra di Avilion ha tutta la cupa solennità d'un crepuscolo degli dei.
Frattanto il T. attese alla composizione di poemi narrativi ispirati dalla vita campestre inglese: Enoch Arden, Aylmer's Field, Northern Farmer: Old Style (il titolo originario del volume apparso nel 1864 come Enoch Arden era Idylls of the Heartlh). Northern Farmer intendeva essere il primo d'una serie di poemetti scritti nel dialetto del Lincolnshire settentrionale, e mostrava un lato insospettato del T., la drammatica e umoristica presentazione di tipi campestri. Tentò anche il dramma con Queen Mary (1875), Harold (1877), Becket (1879), The Falcou (1879), The Cup (1881), The Promise of May (1882) (The Cup and the Falcon, edizione in commercio, è del 1884). Nel 1873 il Gladstone offrì al T. il titolo di baronetto; nel 1874 il Disraeli rinnovò l'offerta; finalmente, nel 1883, non senza esitazione, il poeta accettò il titolo di lord offertogli dalla regina, e divenne barone T. di Aldworth e Farringford (la residenza di Aldworth era stata edificata dal T. nel 1868). La vita del poeta fluiva decorosa e agiata, con frequenti viaggi in Inghilterra e sul continente, e visite d'illustri personaggi che recavano l'omaggio delle quattro parti del mondo al Poeta Laureato del Grande Regno: Garibaldi (1864) che piantò un albero nel giardino di Farringford, i Longfellow dall'America, la regina Emma delle Isole Sandwich, il figlio del re Teodoro d'Abissinia. Tuttavia l'età non portava serenità al poeta, di più in più egli diveniva sensibile alla realtà della vita e ai suoi duri problemi; l'incupirsi del suo punto di vista è evidente in Locksley Hall Sixty Years After, pubblicato alla fine di quell'anno 1886 in cui il poeta fu colpito da uno dei suoi più grandi dolori, la perdita del suo secondogenito Lionel. L'energia creatrice non abbandonò il T. neanche negli ultimi anni, come prova la raccolta Demeter and Other Poems (1889), contenente, tra l'altro, la poesia che si può considerare il suo testamento di poeta: Crossing the Bar. Fu sepolto a Westminster Abbey con grande solennità e un'imponente accolta di popolo.
Una soave grazia elegiaca, quasi virgiliana, emana dai primi e fondamentali motivi del T.: una vasta landa acquatica percorsa da un fiume per cui melodiosamente cantando scende un cigno morente (The Dying Swan) o una misteriosa dama morente (The Lady of Shalott); un motivo di stanchezza, un'aspirazione a placarsi in una morte armoniosa e lene: Titone stanco d'immortalità (Tithonus), i marinai d'Ulisse stanchi del diuturno errore (The Lotos-Eaters), Enone abbandonata e languente (Enone); un desiderio accorato e misterioso di dileguare, di vanir via, che si esala in un ploro dolcissimo ("Tears, idle tears..."). È un mondo incantato d'immagini e di ritmi disceso da quello del Keats; quel mondo fiabesco e decorativo che il Keats aveva superato attraverso l'esperienza del dolore. Nessuna crisi così radicale traversò la vita del T., che conobbe bensì uno sgomento filosofico dinnanzi ai progressi scientifici che lo portò al dubbio e all'agnosticismo, ed ebbe moti d'istintiva ribellione contro quella società che esteriormente accettava e lodava, ribellione che si espresse talora in forma ironica (come in The Princess), talora con amara violenza (Locksley Hall, e specialmente Maud). La concezione pessimistica del T. si stempera in quel lene crepuscolo degli dei che sono gli Idylls of the King, ove la leggenda arturiana, desunta dalla Morte d'Arthur del Malory da cui il T. prende in prestito innumerevoli frasi, diviene quasi adombramento dei modi, degl'ideali, e delle delusioni dell'epoca della regina Vittoria. Come Callimaco e Teocrito facevano discendere gli dei e gli eroi al livello di quella società di parvenus che era la società alessandrina, non senza ironia, così il T. - ma senza ironia - fa sentire e ragionare le sue Enid e le sue Elaine come compite misses vittoriane, fa combattere i cavalieri della Tavola Rotonda per filantropici motivi, fa parlare re Arturo all'adultera sposa col linguaggio d'un padrefamiglia borghese timorato d'Iddio. E dell'alessandrinismo fondamentale del T. si possono mostrare altri aspetti: l'erudita squisitezza che distolse il Verlaine dal tradurre In Memoriam, parendogli il T. un poeta "troppo nobile, troppo inglese, che, quando avrebbe dovuto essere accorato, aveva molte reminiscenze"; lo sceglier soggetti dalla vita umile, e il modo di svolgerli, con lingua squisitamente popolaresca e colorito sentimentale (Enoch Arden, che d'alessandrino ha non solo la sviscerata abnegazione, ma perfino il riconoscimento per via di segni, così comune nei romanzi ellenistici), o addirittura in dialetto, con tratti umoristici (Northern Farmer: Old Style). Il T. del resto sentì fortemente i legami di parentela che l'univano con gli Alessandrini; scrisse idillî, s'ispirò a Teocrito e a Virgilio. Beniamino della societá vittoriana, il cui gusto soddisfece pienamente, il T. risentì della reazione contro l'età che fu sua; solo ai nostri giorni è stata possibile una più serena valutazione storica della sua arte.
Bibl.: La principale ediz. delle opere del T. è l'ediz. in 12 volumi, Londra 1898-99; i primi quattro contengono A. lord T., A Memoir by his Son, i volumi V-XII i Works. La biografia scritta dal figlio, Hallam lord Tennyson, è stata ristampata in due volumi nel 1924. Un'altra ediz. con le note del T. e del figlio, in nove volumi, fu pubblicata nel 1907-08 e di nuovo nel 1913 ("Eversley Edition"); varie ediz. econ., per es. quella di Oxford, Poems, 1829-68; varie scelte, per es. quella curata da F. L. Lucas, A. lord T. An Anthology, Cambridge 1932, e per l'Italia, Poesie scelte, a cura di G. N. Giordano-Orsini (con notevole introduz. bibliogr. e commento), Firenze 1928; bibliogr. di T. J. Wise, Londra 1908 (fuori comm.), Concordance to Poet. and Dram. Works del Baker, 1914: A Commentary to T.'s In Memoriam, di A. C. Bradley, Londra 1920; vers. ital. di E. Nencioni, E. Teza, ecc., sparse in riviste e opuscoli; tra quelle in volume, oltre alle vers. nelle antologie (per es. M. Praz, Poeti inglesi dell'Ottocento), Firenze 1925): In Memoriam, a cura di U. Borsa, Lanciano 1920 ("Cultura dell'anima"), Enoch Arden, a cura di G. Lenta, Livorno 1926; traduz. dei drammi (Bechet, La coppa, Il falcone) di E. Girardini, Roma 1918. Biogr. e critica (oltre la vita scritta dal figlio, di cui sopra): H. I. Fausset, A. T., a Modern Portrait, Londra 1923; H. Nicolson, A. T., Aspects of his Life, Character and Poetry, Londra 1923 (si veda recens. di questi due volumi, The Real T., di sir Herbert Warren, in The Nineteenth Century, XCIV, 1923); H. Wolfe, T., Londra 1930; F. S. Boas, Idylls of the King in 1921, in Transactions of the Royal Soc. of Literature, n. s., II (1922); L. Abercrombie, in Revaluations, Studies in Biography, di vari, Oxford 1931; T. S. Eliot in Essays ancient and modern, Londra 1936 (in In Memoriam); T. H. Warren, Virgil and T.: a Literary Parallel, in Essays on Poets and Poetry, ivi 1909; R. Jones, The Growth of the Idylls of the King, Filadelfia 1895; J. F. A. Fyre, The formation of T.s style, Univ. of Wisconsin Studies 1921; M. Bowden, T. in France, Manchester 1930; G. N. Giordano-Orsini, La poesia di A. T., Bari 1928; E. Cecchi, Fortuna del T., in Scrittori inglesi e americani, Lanciano 1935 (recensione in parte del volume dell'Orsini).