ASCOLI, Alfredo
Nato a Livorno il 18 ag. 1863, studiò giurisprudenza a Pisa, alla scuola di Filippo Serafini, e ivi si laureò nel 1884. Si recò quindi, con una borsa di perfezionamento, a Berlino, e passò poi a Roma, per continuare sotto la guida di Vittorio Scialoia, giovanissimo maestro, gli studi romanistici.
Incaricato di diritto romano all'università di Macerata nel 1888-89, l'anno dopo ricevette l'incarico di storia del diritto romano nell'ateneo perugino. Nel 1890-91 passò a Messina, professore straordinario di diritto romano e incaricato di storia della stessa disciplina. Divenuto, il 10 dic. 1894, Ordinario, rimase a Messina fino al 1899-900. Nei due anni seguenti, pur conservando la cattedra romanistica in Sicilia, fu comandato alla cattedra di diritto civile nell'università di Pavia, che ottenne stabilmente in qualità di ordinario dal 1902-03. A Pavia, dove fu anche incaricato di procedura civile (1911-12) e supplente di diritto commerciale (1914-15), e donde si recava anche ad insegnare istituzioni di diritto privato all'Università commerciale "Bocconi" di Milano, rimase fino a che non fu chiamato a Roma, dove dal 1919-20 insegnò istituzioni di diritto civile e dal 1926-27, succedendo a Vittorio Polacco, diritto civile. Lasciò l'insegnamento universitario a sua richiesta il 10 nov. 1933. Due anni prima erano apparsi gli Studi in onore di A. A. per il XLII anno del suo insegnamento (Messina 1931).
Morì a Livorno il 2 sett. 1942.
Le prime testimonianze di un non comune talento e di una solida preparazione giuridica e storica furono fornite dall'A. nel campo degli studi romanistici, al tempo della loro prima grande fioritura in Italia, per l'opera di studiosi come lo Scialoia, il Ferrini, il Fadda. Già la monografia giovanile su Le origini dell'ipoteca e l'interdetto Salviano (Livorno 1887) si impose all'attenzione per la luce che gettava sull'evoluzione storica della garanzia reale, attraverso un esame approfondito delle forme di essa che precedettero la figura generale dell'ipoteca. Seguirono le ricerche sull'Usucapione delle servitù nel diritto romano (in Arch. giuridico, XXXVIII[18871, pp. 51 ss., 198 ss.) e Sul senatusconsulto neroniano (ibid.,XL[1888], pp. 329 ss.), e la prolusione maceratese Dell'influenza dello Stato nello sviluppo del diritto privato romano (Livorno 1889). Ma specialmente apprezzato fu lo scritto Sulle obbligazioni solidali, in Studi e documenti di storia e di diritto, XI[1890], pp. 121 ss., e in Bullett. d. Istit. di diritto romano, IV[1891], pp. 287 ss.), nel quale, contemporaneamente ad analoghe indagini dell'Eisele, dimostrò non fondata la distinzione tra obbligazioni correali e obbligazioni solidali semplici sostenuta dal Ribbentrop per comporre l'apparente antinomia delle fonti circa l'effetto estintivo della "litiscontestatio". Con la ricerca Sulla "lex Cincia", in Bullettino d. Ist. di diritto romano, VI[1893], pp.173 ss.) l'A. prese infine contatto, sul terreno romanistico, con il tema della donazione, al quale avrebbe dedicato, di li a qualche arino, la classica opera civilistica, che segnò anche il suo passaggio all'insegnamento del diritto positivo: il Trattato delle donazioni secondo il diritto civile italiano, con riguardo al diritto romano e alla giurisprudenza moderna (Firenze 1898; 2 ediz., Milano 1935).In questo libro la raffinata educazione romanistica, il naturale vigore dialettico e uguali attitudini all'analisi e alla sintesi operarono congiuntamente e fecondamente sui dati dell'ancor giovane legislazione unitaria e della connessa esperienza giurisprudenziale, entrambe dall'A. compiutamente padroneggiate, e procurarono una fondamentale sistemazione di concetti e di norme, che divenne d'allora innanzi punto di riferimento obbligato per i cultori della materia. Accanto al Trattato delle donazioni vanno ricordate, per i notevolissimi pregi didattici, le Istituzioni di diritto civile (Napoli 1922; 2 ediz., ibid. 1924; 3 ediz., Roma 1934), dalle linee semplici ed efficaci, frutto del primo insegnamento romano, ma già anticipate dalle Lezioni di istituzioni di diritto privato (Pavia 1917) tenute all'università commerciale "Bocconi". Si possono inoltre consultare con profitto i corsi di diritto civile pavesi e romani: Le obbligazioni (Pavia 1914 e 1919), Le successioni (ibid. 1919), Contratti speciali (Roma 1927), Trascrizione-Ipoteche (ibid. 1927), Delle obbligazioni (ibid. 1928). Queste le opere di maggiore ampiezza.
L'A. dispiegò il suo ingegno e la sua cultura anche in una nutrita serie di scritti meno estesi, ma non meno adatti a fare apprezzare l'impulso che egli seppe imprimere alla moderna scienza civilistica italiana, che lo annovera tra i suoi fondatori. Nelle pagine delle maggiori riviste, soprattutto in quelle della Rivista di diritto civile che aveva fondato insieme ad altri nel 1909 e che personalmente diresse per un trentennio, e in quella dei Foro Italiano, egli seguì assiduamente, con articoli e con note di giurisprudenza giudicate esemplari, lo svolgersi della vita del diritto in stretta connessione con l'evoluzione storica, politica, sociale ed economica, non soltanto italiana, ma internazionale (si vedano, per es., prove della sua sensibilità per i problemi giuridici posti da nuove situazioni, le note apparse nella Rivista di diritto civile durante la prima guerra mondiale sotto il titolo Questioni relative alla guerra). Convinto assertore dell'unità del diritto, scrisse con ugual competenza di diritto romano, privato, pubblico, comparato, in ogni campo gettando il seme di nuove idee e aprendo fervide discussioni. Il suo contributo alla scienza giuridica, che egli individuò come scienza eminentemente pratica (l'A. esercitò anche l'avvocatura), ebbe uno spiccato carattere di concretezza, in contrapposizione alle astrattezze dogmatiche e all'eccesso di abilità dialettica che dorninavano in altre scuole. Lo stile dei suoi scritti, alieno così dalla retorica come dalle astruse terminologie, rifletté fedelmente la sua limpida e acuta visione dei problemi.
Non estranea, anzi intimamente coordinata con la produzione originale, e intesa a fornire uno strumento di grande utilità per l'approfondirnento e il rinnovamento delle esperienze dei giuristi italiani, fu l'opera prestata dall'A. insieme a F. Cammeo per la traduzione e l'annotazione di classiche opere del civilista francese C. Crome: Parte generale del diritto privato francese moderno (Milano 1906); Teorie fondamentali delle obbligazioni nel diritto francese (ibid. 1908). Alla Francia del resto l'A. volse sempre un'attenzione particolare, come dimostra, tra l'altro, il saggio, steso in collaborazione con C. Levi, Il diritto privato nel teatro contemporaneo francese ed italiano (in Riv. di diritto civile, VI [1914], pp. 145 ss.), che è testimonianza oltretutto di vivaci interessi letterari.
L'A. ebbe parte eminente nel movimento per la riforma- dei codici. Nel 1910 aveva letto nell'università di Pavia il discorso La riforma del codice civile. E quando la riforma prese ufficialmente l'avvio, egli fu uno dei più autorevoli membri della commissione reale all'uopo costituita con la legge 30 dic. 1923, n. 2814.
L'A. era del resto già da tempo impegnato in un'opera i cui risultati avrebbero influenzato la riforma del codice del '65, poiché fin dall'inizio aveva caldamente e attivamente appoggiato il programma, lanciato durante la guerra da V. Sciaioia, di unificazione dei diritto privato dei popoli di civiltà affine. Rimaste nel dopoguerra soltanto Italia e Francia a sostenere l'impresa, l'A. fece parte della commissione mista, formata dai più insigrui g!uristi dei due paesi, dalla quale ebbe origine nel 1927 il notissimo progetto bilingue di un Codice unico delle obbligazioni e dei contratti,che è un modello di rigore scientifico e di tecnica legislativa (cfr. lo scritto dell'A., L'unificazione del diritto delle obbligazioni, in Monitore dei Tribunali, LXIX[1928], pp. 3 ss.).
Nell'elaborazione del nuovo codice civile italiano l'A. ebbe un ruolo di primissimo piano, sì che alcune parti della nuova legislazione possono considerarsi senz'altro il frutto della sua opera personale. E all'illustrazione delle nuove norme si dedicò fino agli ultimissimi tempi della sua vita (cfr. lo scritto postumo Il beneficio d'inventario e la separazione dei beni secondo il nuovo codice civile italiano, in Rivista di diritto privato, XII [1942], 1, pp. 105-147).
Bibl.: N. Spano, L'Università di Roma, Roma 1935, p. 163; E. Valsecchi, A. A., in Riv. di diritto privato, XII(1942), 1, pp. 195-199; Osti, A. A., in Riv. di diritto civile, XXXV (1943), pp. 1-4.