Baccarini, Alfredo
Uomo politico (Russi, Ravenna, 1826 - ivi 1890). Dopo aver compiuto studi letterari, s’iscrisse nella facoltà di Matematica dell’università di Bologna. Nel marzo 1848 si arruolò fra i volontari romagnoli che partirono per Modena per liberare la città dal duca. Partecipò poi alla campagna del Veneto, con i volontari della provincia di Ravenna, combattendo a Vicenza e a Treviso. Durante il governo della Repubblica romana aderì al comitato democratico degli studenti bolognesi. Quando, nel maggio del 1849, gli austriaci attaccarono il territorio pontificio e Bologna si organizzò per resistere, riprese le armi. Destinato al corpo dei genieri, partecipò ai lavori di fortificazione delle mura e fu tra i difensori di Porta Galliera, riuscendo a guadagnare il grado di ufficiale. Dopo l’ingresso degli austriaci in città, fuggì a Russi dove rimase nascosto per qualche tempo. Lavorò negli uffici tecnici locali e, una volta laureatosi, come ingegnere del comune a Ravenna. Nel 1859 fu chiamato da Farini al ministero dei Lavori pubblici, e divenne in seguito membro della commissione per la ferrovia delle Alpi elvetiche e poi, sempre ai Lavori pubblici, direttore generale delle opere idrauliche. Nel 1875 il governo lo affiancò, come tecnico, a Garibaldi negli studi che questi andava conducendo per la sistemazione del Tevere urbano e per la bonifica dell’Agro romano. Nel 1876 fu eletto deputato. Durante il primo governo della Sinistra fu sottosegretario ai Lavori pubblici col ministro Zanardelli e poi, nel 1878, divenne ministro, carica che ricoprì, con brevi interruzioni, fino al 1883, nei governi guidati da Cairoli e da Depretis. Nel corso di questi anni realizzò importanti provvedimenti legislativi per lo sviluppo del sistema nazionale dei trasporti, per le bonifiche e le opere idrauliche e per il riordinamento dei corpi tecnici e delle strutture del ministero, temi cui dedicò anche numerose pubblicazioni tecniche. Si spostò progressivamente su posizioni radicali e avverse al trasformismo e nel marzo del 1883 passò all’opposizione. Costituì quindi con Cairoli, Crispi, Nicotera e Zanardelli la cosiddetta Pentarchia. Negli anni seguenti continuò dai banchi della Camera la sua battaglia politica e parlamentare e, al tempo stesso, non smise di interessarsi alla politica dei lavori pubblici.