BARTOLOMEI, Alfredo
Nacque il 10 marzo 1874 a Sant'Angelo dei Lombardi (Avellino), da Luigi e da Rosa Lembo. Avviatosi agli studi di giurisprudenza, si laureò a Bologna nel 1896. Il suo primo lavoro, uscito a Roma nel 1898, i Principi fondamentali dell'etica di R. Ardigò e le dottrine della filosofia scientifica,mostra la sua iniziale adesione al positivismo. Negli amii successivi il B., attraverso una più larga conoscenza dei sistemi filosofico-giuridici tedeschi dello Stamniler e dello Schuppe andò orientandosi verso una diversa prospettiva metodologica, che è testimoniata dai suoi Lineamenti di una teoria del giusto e del diritto con riguardo alle questioni metodologiche moderne,parte i (Roma 1901), apparsi contemporaneamente allo studio sul Significato e valore delle dottrine di Romagnosi per il criticismo contemporaneo (ibid. 1901), con cui nel giugno del 1902 conseguì la libera docenza in filosofia del diritto. Nel 1904 vinse la cattedra di questa materia a Sassari, da dove nel 1907 passò a Messina, indi nel 1908 a Parma, e infine nel 1912 a Napoli, dove tenne la medesima cattedra sino al 1949, anno del suo collocamento a riposo.
Il distacco dalle posizioni positivistiche si manifestava nel B. attraverso una cauta ed empirica adesione al neo-kantismo tedesco, con implicito richiamo alla "filosofia dei valori" del Windelband. A quel presupposti si rifaceva infatti lo sforzo sistematico del B., volto a "determinare le norme e gli scopi universali dell'ordine giuridico ideale, vale a dire quei valori universali che stanno alla base di ogni ordine giuridico normale". Mancava tuttavia al B. una chiara conoscenza teoretica di questi presupposti, che lo portava a perseguire, pur da un mutato angolo di impostazione metodologica, ancora alcuni interessi di origine chiaramente positivistica. Basti guardare alla sua Introduzione alle scienze sociali (Roma 1906-1907) e al saggio pubblicato negli Studi in onore di Biagio Brugi (Salerno 1910), Per la determinazione della sociologia,ove il B., tentando di approdare a una nozione delle scienze sociali e della sociologia in particolare che ne distinguesse nettamente i fondamenti teoretici rispetto alle scienze naturali, tendeva a stabilire un rapporto di metodo tra "filosofia dei valori" e ricerca sociologica. Di questa contraddizione, su un piano teoretico, il pensiero del B., come ha notato il Piovani, sembra a tratto farsi cosciente, donde il tentativo di trovare una via d'uscita storicistica attraverso l'analisi del pensiero vichiano, interpretato nelle sue componenti di "scienze sociali", cioè proprio dal suo profilo non speculativo.
Questa fondamentale mancanza di sensibilità teoretica, sebbene nulla tolga alla serietà e all'impegno dell'opera del B., impedì tuttavia a questa d'indirizzarsi verso soluzioni coscientemente innovatrici. Poco attendibile quindi ci sembra l'aver posto l'accento, da parte dei critici del B., su alcuni spunti di impostazione metodologica contenuti ad esempio nel suo lavoro Le ragioni della giurisprudenza Pura. Prelezione accademica (Napoli 1912), quasi fossero precorrimenti kelseniani.
La figura del B., infatti, si colloca in quella fase avanzata di recezione da parte della scienza italiana del diritto, dei temi della cultura filosofico-giuridica tedesca di cui egli fu un attento conoscitore, e in questo ambito va valutato il contributo della sua opera.
Accanto al lavoro scientifico il B. svolse anche una certa attività politica. Fu consigliere comunale a Parma e assessore per la Pubblica Istruzione a Napoli. Nella XXVI legislatura (1921-1924) fu deputato di Benevento, eletto nella lista dei democratici-sociali del Rubelli. Con l'avvento del fascismo il B. si ritirò dalla vita politica, dedicandosi soltanto alla l'attività scientifica e all'insegnamento. Tornò a esprimere i suoi interessi civili nel 1944, collaborando alla rivista Stoa,con un saggio su La funzione etico-sociale dell'alta cultura,di scarso interesse politico, ma improntato a un coerente ripensamento etico.
Morì a Roma l'8 giugno 1954.
Altre opere: Contributo alla dommatica del diritto pubblico,Roma 1902; voce Filosofia del diritto,in Nuovo Digesto Italiano, V, Torino 1938; Compendio di filosofia del diritto,Napoli 1941; Lezioni di filosofia del diritto (8 ediz., Napoli 1946). Da vedere anche alcuni articoli: Diritto pubblico e teoria della conoscenza,in Annali d. facoltà di giurisprudenza dell'Univ. di Perugia,1902-1903; Su alcuni concetti di diritto pubblico generale,in Studi sassaresi,1905 (ambedue~ recentemente ristampati sotto il titolo Diritto pubblico e filosofia,Milano 1953).
Bibl.: E. Di Carlo, Del criticismo di A. B. e di alcuni Punti fondamentali della filosofia del diritto, in Per la dottrina e la storia della filosofia del diritto,Palermo 1910, p. i n.; V. Marchi, La filosofia morale e giuridica di A. B.,Camerino 1920; 1 53s Deputati al Parlamento per la XXVI legislatura... Biografie e ritratti,Milano 1922, p. 355; M. F. Sciacca, Il secolo XX, I, Milano 1947, pp. 198, 758; E. Di Carlo, Breve nota su l'opera scientifica di A. B.,in Iustitia, IV 1951), ip. 58; V. Viglietti, A proposito della nota su A. B., ibid.,p. 73; E. Di Carlo, Chiarimenti intorno alla "nota" su A. B., ibid.,pp. 85 s.; P. Piovani, A. B.,in Riv. internaz. di filos. del diritto, XXXI (1954), pp. 586-589; E. Di Carlo, La sociologia nel Pensiero di A. B.,in Il circolo giuridico "C. Sampolo", XXVIII (1957), pp. 9-32.