Bini, Alfredo
Produttore cinematografico, nato a Livorno il 12 dicembre 1926. Tra i più attivi produttori del cinema degli anni Sessanta, ha saputo ritagliarsi un posto di rilievo in un'epoca in cui la produzione nazionale si dedicava alla scoperta e alla valorizzazione di opere d'autore nuove e di qualità. Spesso alla ricerca di storie originali e capaci di suscitare riflessione, ha legato il suo nome in particolare a quello di Pier Paolo Pasolini. Ma è stato anche produttore di film 'disimpegnati' caratterizzati da un dichiarato sfondo erotico, che gli hanno garantito notevoli incassi.
Trasferitosi a Roma per frequentare la facoltà di Medicina, per due anni diresse il teatro universitario dell'Ateneo, dove fece rappresentare con successo testi di autori classici e moderni, come U. Betti e I. Calvino. Più tardi conobbe Pietro Germi che gli offrì una piccola parte nel suo film Il brigante di Tacca del Lupo del 1952. Da allora il suo interesse si indirizzò sempre più verso il cinema. Divenne assistente di produzione, poi direttore di produzione, per es., per il film La loi c'est la loi (1957; La legge è legge) di Christian-Jaque, e infine creò una sua casa di produzione, la Arco film. Segnò il suo debutto Il bell'Antonio (1960) diretto da Mauro Bolognini, dal romanzo di V. Brancati, per la cui realizzazione incontrò molti ostacoli. Anche l'opera successivamente prodotta fu una prova di coraggio: Accattone (1961), esordio alla regia di Pasolini. Il film ebbe problemi di censura e venne distribuito in ritardo, dopo essere stato accolto da violente critiche alla Mostra del cinema di Venezia. Iniziò così il sodalizio fra B. e Pasolini, destinato a durare per circa sette anni e segnato da un comune interesse per storie in grado di suscitare, anche provocatoriamente, la riflessione. Come il successivo Mamma Roma (1962), nuovo ritratto della difficile realtà proletaria, che trovò in Anna Magnani una perfetta interprete. Ma la tendenza al rischio portò B., sempre in quell'anno, a produrre il film di un altro esordiente: I nuovi angeli di Ugo Gregoretti, opera originale che offre un quadro, tra il serio e l'ironico, del mondo giovanile dell'epoca. Le sue scelte anticonformiste si riaffermarono nel 1963 con la produzione di RO.GO.PA.G., film a episodi (girati da Roberto Rossellini, Jean-Luc Godard, Pasolini e Gregoretti), attraverso il quale vengono indagati i meccanismi e le disfunzioni della società, ricordato essenzialmente per l'episodio pasoliniano, La ricotta. Il film provocò reazioni violentissime: Pasolini venne accusato di vilipendio alla religione e, dopo il processo, fu costretto a cambiare alcune battute dei dialoghi, mentre a B. fu imposta una nuova uscita dell'opera con un altro titolo (Laviamoci il cervello! ‒ RO.GO.PA.G.). Le molte polemiche e le conseguenze legali complicarono la realizzazione dell'opera successiva, Il Vangelo secondo Matteo che, uscito nel 1964, inaspettatamente vinse il Gran premio della giuria alla Mostra del cinema di Venezia. La collaborazione con Pasolini diede vita, poi, ad altri tre film: Comizi d'amore (1965), un'inchiesta sperimentale sul rapporto degli italiani con il sesso e l'amore, realizzata insieme a Cesare Musatti e Alberto Moravia; Uccellacci e uccellini (1966) e, infine, Edipo re (1967), versione della tragedia di Sofocle in una cornice di contemporaneità. B. produsse inoltre numerose opere tratte da testi letterari, come era accaduto per il suo film d'esordio: La viaccia nel 1961, sempre di Bolognini, da L'eredità di M. Pratesi; La mandragola (1965) di Alberto Lattuada, rilettura della commedia di N. Machiavelli, interpretata da Rosanna Schiaffino (allora moglie del produttore); e anche La betía, ovvero nell'amore per ogni gaudenza ci vuole sofferenza (1971) di Gianfranco De Bosio, sempre con la Schiaffino, tratto dai testi teatrali di Ruzante. Altro successo di B. fu la coproduzione con la Francia di Lancelot du Lac (1974; Lancillotto e Ginevra) di Robert Bresson, proposto per anni dal regista che finalmente riuscì a realizzarlo solo grazie all'impegno del produttore italiano. In parallelo alle scelte intellettuali e di qualità, perseguì il successo commerciale, producendo film che appartengono al filone cosiddetto esotico-erotico e che furono campioni d'incassi. Con la fine degli anni Settanta l'impegno di B. andò diminuendo, in concomitanza con la crisi del cinema italiano di quel periodo.Negli anni Novanta è stato presidente del Centro sperimentale di cinematografia, ora Scuola nazionale di cinema.