CORTI, Alfredo
Nato a Tresivio (prov. di Sondrio) il 24 luglio 1880 da Linneo e Maria Pia Menatti, studiò scienze naturali a Pavia dove fu alunno del collegio Ghislieri e allievo di C. Golgi, P. Maggi e P. Pavesi. Laureatosi nel 1902, divenne assistente di A. Andres nell'istituto di zoologia e anatomia comparata dell'università di Parma, dove nel 1907 conseguì anche la libera docenza; fu poi aiuto presso l'istituto di anatomia e fisiologia comparata dell'università di Bologna, diretto da E. Giacomini, e incaricato di entomologia agraria presso la stessa università. I suoi primi studi toccarono temi di entomologia, acarologia e botanica: in particolare si occupò dei vari tipi di galle presenti sulle piante della Valtellina.
Nel frattempo, proseguendo la linea di ricerca aperta dal Golgi, approfondiva la conoscenza delle tecniche di analisi istologica e citologica (Di una totale inversione dell'affinità colorante col mutare del liquido fissatore, in Monitore zool. ital., XVI [1905], pp. 319 s., in collab. con A. Ferrata), mentre i suoi interessi scientifici si spostavano gradatamente verso temi di anatomia e fisiologia (Su i globuli bianchi del sangue dei mammiferi, ibid., XVII [1906], pp. 124-38; Ricerche sulla mucosa del tubo digerente di Helix pomatia L., ibid., XX [1909], pp. 55-60; Contributo alla conoscenza degli elementi granulosi delle ghiandole cutanee di Triton crestatus, ibid., pp. 68 ss.; Studi sulla minuta struttura della mucosa intestinale dei Vertebrati in riguardo ai suoi diversi momenti funzionali, in Arch. ital. di anat. ed embriologia, XII [1912], pp. 1-189).
Dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale (nel corso della quale fu decorato con la croce al merito) diresse i suoi studi sull'apparato reticolare, evidenziato per la prima volta da Golgi nella cellula nervosa (L'apparato reticolare interno del Golgi nelle cellule dell'epitelio intestinale di Mammifero, in Bull. d. scienze mediche, VIII [1920], pp. 1-20), iniziando una serie pluriennale di ricerche che lo condussero a interpretare l'apparato del Golgi come un "lacunoma", termine introdotto dal C. stesso. La formulazione della teoria del lacunoma viene fatta risalire dallo stesso C. a questa pubblicazione del 1920, ma la prima esposizione completa è del 1924: Studi sulla morfologia cellulare. Lacunoma = apparato interno del Golgi (trofospongio) - Condrioma, Idiosoma (in Ricerche di morfologia, IV [1924], pp. 315-419).
Le ricerche furono condotte su cellule dell'apparato gastrointestinale di Mus musculus albinus, Salmo furio e Rana aesculenta, utilizzando l'acido arsenioso di Golgi, il sale di uranio di S. Ramon y Cajal e il tetrossido d'osmio di Kopsch; all'analisi risultò che "nel citoplasma appaiono delle lacune... cavità che con i mezzi di fissazione e colorazione della tecnica citologica, escludendo solo i metodi di riduzione metallica, appaiono come fossero vuote, e cioè con contenuto ialino chiaro" (p. 330). Il C. concludeva interpretando l'apparato reticolare di Golgi come il complesso di tali lacune ialine del citoplasma, corrispondenti al trofospongio, termine introdotto da A. F. Holmgreen per designare un sistema di canali che dall'esterno penetrano entro il citoplasma cellulare. Il reticolo di Golgi fu anche descritto come vacuoma da P. A. Dangeart e come sistema vaculare nelle cellule vegetali.
In studi successivi il C. precisò che le lacune risultano costituite da "peculiari porzioni, zollette, di sostanza del citoplasma differenziate dalla restante, con la quale non sono miscibili; costanti per sede, per massa e per forma, con limiti netti di contrasto ... ; per la parvenza di massicciole, nei preparati, di sostanza ialina incolore, ho chiamato il sistema col nome di lacunoma" (cfr. Conoscenze cellulari: apparato interno e lacunoma, in Rend. d. Acc. naz. d. Lincei, cl. di sc. fis., mat. e nat., s. 8, IV [1948], p. 578). Avendo intanto vinto nel 1924 il concorso per la cattedra di anatomia comparata dell'università di Torino, si era trasferito in questa città proseguendovi ricerche volte ad attestare e diffondere la propria teoria la cui accettazione incontrava, soprattutto all'estero, una certa difficoltà. Agli ultimi anni del soggiorno bolognese appartengono i suoi primi studi di carattere storico nei quali seguiva l'indirizzo, allora dominante, volto alla ricerca dei "primati" e delle "rivendicazioni". Gli stessi limiti dimostra anche la sua opera maggiore di storico della biologia: B. Grassi e la trasmissione della malaria (Pavia 1961), nella quale, basandosi molto incautamente sull'opera del Grassi Documenti riguardanti la storia della scoperta del modo di trasmissione della malaria (Milano 1903), il C. sostenne il primato del Grassi rispetto a R. Ross nella scoperta del ciclo della malaria.
Convinto antifascista, fu arrestato e destituito dalla cattedra nel 1941, per essere poi reintegrato nelle sue funzioni dal ministro della Pubblica Istruzione del primo governo Badoglio; in considerazione di questo periodo di sospensione dall'insegnamento gli fu poi concesso di occupare la cattedra fino al compimento del settantacinquesimo anno di età.
Appassionato e provetto alpinista - tanto da meritare il soprannome di "leone del Bernina e del Disgrazia" -, fu membro influente del Club alpino italiano ed autore di monografie alpinistiche, tra cui si ricordano: Nel gruppo del Disgrazia: studi ed esplorazioni (Torino 1922); Nel gruppo del Bernina: il sottogruppo di Glüschaint-Sella (Torino 1929).
Il C. morì il 7 luglio 1973 a Roma, dove si era trasferito negli ultimi anni.
Tra le sue opere si ricordano: Le galle della Valtellina. Primo contributo alla conoscenza della cecidologia italiana, in Atti d. Soc. ital. di sc. naturali, XI, (1901), pp. 1-118; Le galle della Valtellina. Secondo contributo alla conoscenza della cecidologia valtellinese, ibid., XLI (1902), pp. 177-283; I cecidomiidi del Pavese, ibid., XLII (1903), pp. 3-11; Zoocecidii italici, ibid., pp. 12-47; Di una nuova galla d'Apion pubescens Kirby e dei coleotterocecidii in genere, in Riv. coleotterologica ital., I (1903), pp. 179-82; Su alcuni zoocecidii d'Algeria raccolti dal dott. Hocheutiner, in Annuaire du Conservatoire et du Jardin botaniques de Genève, VII-VIII (1903-04), pp. 250-54; Una nuova specie di acaro parassita, in Zoolog. Anzeiger, XXVII (1904), pp. 427 s.; Eriofidi nuovi o poco noti, ibid., XXVIII (1905), pp. 766-73; Le galle della Valtellina. Terzo contributo alla conoscenza della cecidologia valtellinese, in Atti d. Soc. ital. di sc. nat., XLIX (1911), pp. 297-354; Cenni di tecnica della raccolta e conservazione degli Eriofidi cecidogerti, in Brotéria, serie zoologica, XVIII (1920), pp. 28-32; D. M. Gusmano Galeazzi, anatomico bolognese, ha dato la prima descrizione esauriente delle ghiandole dell'intestino che molti dicono del Lieberkühn, in Bull. d. sc. med., VIII (1920), pp. 1-30; Valvola del Morgagni e non del Gerlach si deve nominare la valvola del processo vermiforme dell'intestino umano, ibid., X (1922) pp. 1-12; Il lacunoma delle cellule dell'epitelio intestinale dell'uomo, in Arch. ital. di anat. ed embriol., XXII (1926), pp. 457-482; Un sicuro primato italiano: generazione spontanea e dottrina parassitaria dei morbi, in Annuario della R. Univ. di Torino, 1927, pp. 3-32; Il lacunoma, in Arch. ital. di anat. ed embriologia, XLVII (1942), pp. 135-252; Per la conoscenza e per la storia del lacunoma, in Monitore zool. ital., LV (1946), pp. 17-45; Per la tecnica e per la conoscenza del lacunoma, ibid., LVI (1947), pp. 103-27; Ricerche sul lacunoma, in Riv. di biol., XXXIX (1947), pp. 103-27; Omero sapeva quel che il Redi dimostrò, in Riv. di storia d. sc. med. e nat., XLV (1954), pp. 1-24.
Fonti e Bibl.: La bibl. completa delle opere del C. è conservata, dattiloscritta con altri documenti (non classificati), relativi alla biogr. e all'attività scientifica, presso l'Arch. dell'Istituto di anatomia comparata dell'università di Torino. M. Benazzi, In memoria di A. C., in Boll. di zool., XLI (1974), pp. 63-66;S. Leghissa, Citologia ed istologia, Torino 1967, pp. 150 s.