DENTICE (Dentice di Frasso), Alfredo
Quintogenito di Ernesto, principe di Frasso, Crucoli e San Vito, e di Luisa Chotek di Chotkova, nacque a NapOli il 27 genn. 1873. Allievo della Accademia navale dal 21 ott. 1886, ebbe la sua prima esperienza di navigazione a bordo del "Vittorio Emanuele". Guardiamarina nel luglio del 1891, promosso sottotenente due anni dopo, partecipò con le unità italiane al rifornimento del corpo di spedizione ed alle altre operazioni in Africa orientale fino al 1894. Assegnato alla difesa mobile di La Spezia, tenente nel 1896, imbarcato sulla torpediniera "Nibbio", prese parte nel 1901 alle operazioni militari in Cina seguite alla insurrezione dei Boxer.
Occupata dalle potenze alleate la città di T'ienching (Tientsin) e costituitosi nell'aprile un governo provvisorio, questi assegnò alla marina italiana il compito di vigilare, insieme ad altre forze, sui fiumi e sui canali che si incrociavano nella città per impedire il contrabbando di armi, combattere la piccola pirateria e regolare la navigazione delle giunche. A capo di tali servizi con una compagnia di marinai fu posto il D. il quale, frequentemente impegnato, in uno scontro con i briganti venne ferito ad una mano. Successivamente, nel maggio, venne inviato più a settentrione a presidiare la città di Shan-hai-Kuan; curò i rilievi topografici dei luoghi e raccolse notizie su eventuali giacimenti di carbone, ma dovette affrontare soprattutto frequenti scaramucce con soldati cinesi sbandati e con alcune bande di saccheggiatori.
Rientrato in Italia alla fine di novembre a bordo del "Fieramosca", ebbe il comando della torpediniera "125 S.". Allo scoppio della guerra di Libia gli venne assegnato il comando della torpediniera "Falco", per altro con compiti secondari limitati al pattugliamento dell'alto Adriatico; passò nel novembre del 1911 al comando della torpediniera "Pellicano", anche in questo incarico disimpegnò normale servizio di pattugliamento in Adriatico e l'unità venne in seguito messa a disposizione della Scuola meccanici di Venezia. Comandò infine un piroscafo, il "Verona", impegnato nel trasporto di truppe in Libia.
Sul finire delle ostilità (si era unito in matrimonio fin dal 1905 con Elisabetta Schlippenbach) richiese di essere collocato in posizione ausiliaria. La decisione venne probabilmente in seguito alla delusione per non aver potuto partecipare attivamente alla guerra libica, per la mancata promozione al grado superiore ormai attesa, ed anche per l'intenzione di dedicarsi ad attività amministrative o commerciali nella città natale. Iscritto nella riserva navale il 1º giugno 1912, fu però ben presto richiamato in servizio all'oscurarsi dell'orizzonte europeo. Promosso capitano di corvetta, fu destinato nel maggio del 1914 a predisporre la difesa di Porto Corsini (Ravenna). Mise in opera diverse batterie vere e simulate, predispose l'abbandono per una parte della popolazione dei luoghi ritenuti più esposti in caso di eventuali azioni belliche, costruì rifugi di emergenza; guadagnò una medaglia d'argento per aver assunto di propria iniziativa, nel gennaio del '15, il comando del rimorchiatore "Leone" ed aver tratto in salvo l'equipaggio di un peschereccio che stava affondando travolto dal mare grosso. Alle prime luci dell'alba del 24 maggio venne sorpreso dall'attacco di unità austriache (non era giunta a Porto Corsini la notizia della dichiarazione di guerra) ma riuscì a reagire prontamente con l'artiglieria: il cacciatorpediniere "Scharfschütze" che era penetrato nel canale fu costretto a battere in ritirata ripetutamente colpito mentre l'incrociatore "Novara" e le altre unità che bombardavano il porto riportarono danni e morti e feriti a bordo. Nel giugno venne destinato alla difesa di Porto Rosega (Monfalcone).
Gli Austriaci si erano ritirati poco sopra il cantiere e dall'alto impedivano quasiasi movimento di navi e l'utilizzo dello stesso, anzi con il continuo fuoco delle artiglierie producevano danni ed incendi quasi quotidiani. Il D. sistemò il proprio comando all'interno di uno scafo in costruzione per essere in grado di intervenire con la massima rapidità con pompieri e marinai per gli incendi e le devastazioni, mentre intanto metteva a punto le contromisure per neutralizzare il fuoco nemico. Lavorò con molte difficoltà ma riuscì, anche piazzando nelle paludi batterie con blocchi di calcestruzzo appena sotto al pelo dell'acqua, a neutralizzare le postazioni avversarie ed anche a danneggiare gli impianti idrici del Carso.
Nel novembre 1916 per la notevole opera svolta (gli era stata assegnata una medaglia di bronzo per un'ardita esplorazione notturna su Trieste) gli venne affidato il più impegnativo compito della difesa marittima della zona di Grado.
Anche qui curò l'installazione di numerose batterie, la sistemazione di diversi pontoni, il dragaggio di alcune zone, fece aprire due canali navigabili per collegamenti interni ed organizzò una base per idrovolanti e naviglio leggero (torpediniere e MAS). In breve Grado divenne il centro delle operazioni aeree e navali ordinate dal comando di Venezia per il controllo del fianco meridionale dello schieramento nemico e dei porti istriani. Con grande frequenza vennero eseguite esplorazioni e incursioni mentre si provvedeva anche alla messa in posa di banchi di mine. Con alle sue dipendenze il tenente L. Rizzo studiò e propugnò un più incisivo ed aggressivo impiego dei MAS, fino ad allora utilizzati in compiti secondari, e mise particolare impegno nell'opera di esplorazione dell'Adriatico e della sponda orientale.
Promosso capitano di fregata nell'ottobre del '17, diresse lo sgombero della zona in seguito alla ritirata dell'esercito sul Piave. Recuperò artiglierie, galleggianti, pontoni, munizioni ed una notevole quantità di altro materiale ed infine, ultimo con alcuni MAS e con Rizzo, risalì il Lemene nel tentativo di agganciare il nemico, disturbarlo o impedirgli il passaggio del canale e ritardarne così l'avanzata. Abbandonata la zona ai primi di novembre, si recò a Venezia; ma da qui ripartì immediatamente, interprete della volontà di P. Thaon di Revel di difendere fino all'estremo la città veneta e la laguna. Costituitasi la brigata Marina, al comando del contramm. V. Molà dipendente dal XXVI corpo d'annata, formata da un raggruppamento di artiglieria e da un reggimento su quattro battaglioni con personale e materiale proveniente dalla difesa costiera precedente e con altro personale dalla flotta e dalle piazzeforti di La Spezia e Messina, ottenne il comando di quest'ultimo.
Raccolta una prima compagnia di 230 marinai, ebbe un primo scontro con gli Austriaci tra il 6 ed il 7 novembre. Revel assegnò al reggimento la difesa della zona tra lesolo e Cortellazzo lungo il canale Cavetta; qui venne respinto un attacco di barconi nemici il 13 novembre, seguì il 16 un altro attacco, e questa volta l'offesa venne portata anche dal mare con unità navali, ed infine il 19 dicembre truppe scelte attaccarono la linea del fronte mentre dal mare seguiva un grosso bombardamento ad opera di corazzate e cacciatorpediniere. La battaglia durò l'intera giornata: alla fine, nonostante qualche infiltrazione, i marinai italiani respinsero l'attacco mentre le navi erano costrette a desistere dal bombardamento in seguito al brillante intervento dei MAS condotti da C. Gano. Il D. veniva promosso capitano di vascello per merito di guerra e veniva decorato con una seconda medaglia d'argento; frattanto, con una visita, lo stesso capo di stato maggiore della marina si complimentava per il valoroso comportamento di ufficiali e marinai. Seguirono mesi di relativa calma, con qualche colpo di mano ma soprattutto con un continuo ed estenuante lavoro per scavare trinceramenti, stendere reticolati, rifornire di munizioni i punti avanzati, rinforzare gli argini del Cavetta che costituivano la prima linea, recuperare materiale con palombari in una zona senza ripari, malarica, acquitrinosa, dove era necessario il continuo ricorso alle idrovore. Lasciato l'incarico nel maggio 1918, insignito dell'Ordine militare di Savoia, nel novembre partecipò all'occupazione militare di Trieste ed assunse la carica di comandante militare marittimo della città fino al marzo del 1920, quando venne nuovamente collocato nella riserva.
Si impegnò in diverse attività'economiche e politiche: curò la valorizzazione e lo sviluppo di alcune industrie tessili nel Napoletano, fu assertore dello sviluppo dell'aviazione e delle linee aeree commerciali, fu presidente del Lloyd Triestino e della Società di navigazione Cosulich. Promosso contrammiraglio della riserva nel 1924, divenne il 18 giugno 1936 ammiraglio di divisione. Era entrato alla Camera dei deputati per il collegio unico nazionale con le elezioni plebiscitarie del 1929 (XXVIII legislatura) come presidente della Federazione naz. fascista imprese e trasporti aerei, e fu nominato senatore alla fine del 1939.
Morì ad Aiello Calabro (Cosenza) il 10 febbr. 1940, precipitando con un aereo di linea in volo verso Roma.
Fonti e Bibl.: Roma, Ministero della Marina, Uff. storico, Fascicolo personale;M. Ralli, Gliavvenimenti in Cina nel1900e l'azione della R. Marina italiana, Milano 1905, pp. 650, 657; Ministero della Marina, Uff. storico, Cronistoria documentata della guerra marittima italo-austriaca 1915-1918, collezione "Preparazione dei mezzi e loro impiego", fasc. VIII, Cooperazione della Marina alle operaz. dell'esercito sul fronte terrestre, Roma 1918, pp. 70, 72, 196; C. Manfroni, Storia della Marina ital. durante la guerra mondiale 1914-18, Bologna 1925, pp. 39, 218, 223; G. Po, La guerra marittima dell'Italia, Milano 1934, pp. 327, 329; Un aereo precipita sulla linea Brindisi Roma, in IlMessaggero, 13 febbr. 1940; G. Po, La partecipazione dell'ammiraglio A. D. ... alla guerra marittima 1915-1918, in Riv. di cultura marinara, XV (1940), pp. 401-420; S. Cilibrizzi, Storia parlam., politica e diplomatica d'Italia da Novara a Vittorio Veneto, Roma 1949, VII, p. 390; V. Tur, Plancia ammiraglio, Roma 1960, II, pp. 386 s., 397 s., 402, 404, 407, 427, 464; Enc. militare, III, p. 433.