GARGIULO, Alfredo
Critico letterario, nato a Napoli il 10 maggio 1876. Fu collaboratore della Critica del Croce durante i primi anni della rivista; ha scritto una Storia dei criteri coi quali è stata trattata la storia delle arti figurative, premiata dall'Accademia Pontaniana (1905) ma rimasta inedita; ha tradotto, per la collezione dei classici della filosofia moderna del Laterza, la Critica del giudizio di Kant (Bari 1907); ha pubblicato un ampio saggio su Gabriele d'Annunzio (Napoli 1912), fondamentale nella storia della critica dannunziana. Da allora ad oggi, nella sua saltuaria ma coerente attività di critico militante, ha scritto in varî periodici e giornali (La Ronda, L'Italia letteraria, Vita artistica, Nuova Antologia, Circoli, Letteratura, ecc.) numerosi articoli su questioni di estetica, con particolare riferimento alla letteratura e alle arti figurative contemporanee, e una lunga serie di recensioni e di saggi sulla letteratura italiana del Novecento, della quale ha anche tentato un panorama (1900-1930, in L'Italia letteraria, 19 gennaio 1930-6 agosto 1933), neppure esso ancora raccolto in volume.
Movendo, dall'ambito del crocianesimo, incontro alle esigenze delle poetiche simboliste e decadenti e alle esperienze della letteratura frammentista e critico-lirica (v. frammentismo, App.), il G. tende a conciliare il rigore metodologico dell'uno con la sensibilità raffinata, con il gusto formale e musicale delle altre in una sorta di empirismo estetico e critico, che alla ideale unità delle arti postulata dal Croce sostituisce la diversità effettuale di esse fondata sulla diversità del "mezzo espressivo"; e alla equazione crociana fra arte e intuizione lirica, l'identificazione dell'arte con la "coscienza artistica", cioè con la capacità autocritica dell'artista nell'atto stesso della creazione, con la elaborazione tecnica. Per codesto "empirismo" la critica del G. giova ad instaurare, di contro al problemismo generico dei crociani, ed a integrazione dell'impressionismo dei vociani, il valore del problema particolare, dell'analisi puntuale, dell'assaggio costante del tono poetico; e insieme a porre le premesse d'una storia della poesia come dialettica di forme poetiche e storia del concetto stesso di poesia, anzi di lirica, fuori della subordinazione romantica alla storia civile, e della commistione crociana con la storia della cultura. Ma d'altra parte, essendo venuta sempre più idoleggiando la "purezza", cioè la isolabilità della poesia da ogni altro momento o atteggiamento dello spirito, essa, come spesso riduce il giudizio a mera indicazione antologica, così di rado giunge a cogliere la personalità dell'artista nella sua concreta unità, a tracciarne lo svolgimento, a fare storia.