EDEL, Alfredo Leonardo
Figlio di Giuseppe e Clementina Naudin, nacque a Colorno presso Parma il 15 maggio 1856 (nell'atto di morte è riportata, a differenza del certificato di nascita, la data 26 maggio 1860). Svolse una brillante carriera artistica, densa di riconoscimenti da parte dei suoi contemporanei, come pittore ed illustratore e soprattutto come costumista teatrale.
Proveniva da una famiglia di artisti di origine alsaziana: il padre era un pittore dilettante, il fratello Vittorino aveva lavorato spesso come figurinista e la sorella Adele dipingeva professionalmente. Ma la famiglia si gloriava soprattutto della discendenza da un celebre miniaturista, il cavalier Giuseppe Naudin, maestro di pittura della duchessa di Parma Maria Luigia d'Austria, divenuto in seguito regio pittore di Vittorio Emanuele II.
Per quanto riguarda la formazione artistica dell'E. non risulta che egli abbia frequentato la reale accademia di belle arti perlomeno in modo regolare; gli si attribuiscono comunque due maestri: l'architetto Pancrazio Soncini e lo scenografo decoratore Girolamo Magnani (cfr. Settantaquattro figurini…, 1984), con il quale collaborò più tardi per il Simon Boccanegra di Verdi, rappresentato alla Scala di Milano nel 1881.
L'E. cominciò ad operare collaborando alla realizzazione di spettacoli per il teatro alla Scala di Milano, ove diede inizio al primo vero e proprio tentativo di rinnovamento del costume teatrale italiano. Infatti, dopo aver lavorato per alcuni anni presso la Casa musicale Ricordi, per la quale illustrava le copertine delle più varie edizioni, ancora giovanissimo divenne allievo di L. Bartezaghi, scenografo e costumista ufficiale della Scala. Dal Bartezaghi, artista poco estroso ma assai erudito sulle fogge dei costumi antichi e moderni, apprese il gusto per il "vero storico"; un gusto che tuttavia, diversamente dal maestro, egli riusci sempre a coniugare con una bizzarra e assai godibile fantasia.
A partire dal 1875-76, in seguito alla morte del Bartezaghi, l'E. divenne collaboratore del coreografo e mimo L. Manzotti, stravagante e geniale creatore di spettacolari messe in scena e balletti: per Manzotti ideò i costumi del Pietro Micca, celebrazione della storia civile italiana in clima risorgimentale (teatro alla Scala, 1875), primo capolavoro coreografico del Manzotti, su musiche di G. Chiti (già rappresentato a Roma nel 1872), e di Sieba, sempre su coreografia del Manzotti ma musiche di R. Marenco, rappresentato alla Scala nel 1879.
Tra il 1880 e i primi anni del nuovo secolo l'attività artistica dell'E. si fece sempre più intensa; disegnò oltre 300 figurini, una parte dei quali è conservata nel Museo teatrale della Scala di Milano: come i dieci acquerelli su cartone eseguiti per Cherubin di J. E. F. Massenet, andato in scena al teatro del Casinò di Montecarlo nel 1905; e i novanta acquerelli disegnati per Erodiade, sempre di Massenet, rappresentato al teatro alla Scala nel 1882. Altri, mai utilizzati, sono stati di recente esposti in una mostra (Settantaquattro figurini…, 1984) che radunava i figurini eseguiti dall'E. per il dramma Simeta di G. Cipollini, opera mai rappresentata per motivi finanziari e di altro genere (cfr. la voce Cipollini, Gaetano in questo stesso Dizionario).
Di questa ricca produzione vanno ricordati i costumi che l'E. realizzò per il famoso ballo Excelsior, su musica di Marenco per il quale il Manzotti ideò una coreografia in 6 parti e 12 scene, rappresentato per la prima volta al teatro alla Scala l'11 febbr. 1881.
Più che di un balletto si trattava di una fantasmagorica celebrazione dei trionfi dell'industria e della nuova civiltà dell'uomo, di una rappresentazione teatrale definita "il più ambizioso balletto della storia" (Angiolillo, 1989, p. 109). Il balletto si ispirava infatti alle nuove scoperte scientifiche e tecnologiche: il traforo del Cenisio, l'istmo di Suez, l'invenzione del telegrafo, dell'elettricità, e via dicendo, che per l'occasione si trasformavano in marce, polche e mazurche.
L'E. lavorò ancora per i balletti di Manzotti e Marenco Amor (teatro alla Scala, 1886) e Sport (ibid., 1897), Parvana di C. Bacchini (ibid., 1905) e Siama di I. Hüvös (ibid., 1913). Disegnò i figurini per la prima rappresentazione dell'Otello di G. Verdi, nel 1887, con le scene di G. Ferrari (cfr. L'Illustr. ital., 6 febbr. 1887, pp. 102 s.. e il numero speciale della stessa rivista dedicato a Verdi e l'Otello), per i quali si recò a Venezia a studiare modelli e stoffe degli abiti sulla pittura rinascimentale.
Per diverse volte nel suo carteggio con Verdi A. Boito si sofferma a parlare dei costumi dell'E. per Otello (cfr. Carteggio Verdi-Boito, a cura di M. Medici-M. Conati, Parma 1978, pp. 101 s., 106 s., 112), ribadendone la pigrizia e consigliandogli di studiare i pittori veneziani dalla fine del '400 al primo quarto del '500. Il suo stile, infatti, fantasioso e vivace, univa la profonda conoscenza del "vero storico" e la mirabile tecnica ad una scrupolosa scelta delle stoffe, di cui l'artista studiava via via l'effetto sotto le luci del palcoscenico. L'E. preferiva comunque soluzioni di fantasia al naturalismo e alla verosimiglianza, curando principalmente l'effetto teatrale e la suggestione visiva, come si addiceva in particolare alle coreografie del Manzotti.
Dell'attività dell'E. durante gli anni Ottanta rimangono anche alcuni disegni, in particolare due ritratti (Milano, Raccolta delle stampe del Castello Sforzesco): quello del compositore Francesco Paolo Tosti, eseguito nel 1883, e quello di Richard Wagner, ripreso da una fotografia, realizzato a Venezia sempre nel 1883 (Arrigoni-Bertarelli, 1934).
Nel 1889, a Londra, l'E. ebbe l'opportunità di lavorare per il circo Barnum, che segui in tournée anchein America. Nel 1890 circa si stabili a Parigi, mantenendo rapporti di stretta collaborazione con la Scala di Milano e lavorando spesso a Londra. Di questi anni vanno ricordati i costumi per La bisbetica domata di Shakespeare (1891, Parigi, Comédie-Française), con la regia di F. Fevbre; per Carnet du diable di E. Blum e P. Ferrier (1895, Parigi, théâtre Variétés), e per la Bohème di Puccini alla Scala nel 1897. Sempre alla Scala realizzò le scene del balletto Rosa d'amore, su musica di G. Bayer, ancora con coreografie del Manzotti (4 marzo 1899).
A Londra fu tra i soci fondatori dell'Excentric Club (presieduto da sir August Harris) e lavorò a diversi figurini per il Drury Lane, in occasione di alcune Christmas-pantomimes come Little Bo-Peep e Robinson Crusoe. A Parigi lavorò soprattutto per la casa Ollendorf, fornitrice di arredi teatrali, ma tenne anche diverse mostre personali e, nel 1889, fu premiato all'Esposizione universale con una medaglia d'oro. Lavorò ai figurini per lo spettacolo Le brebis de Panurge di H. Meilhac e L. Halévy, diretto da F. Fevbre; disegnò per la Comédie-Francaise, per il Nouveau Théátre (un grande ballo di soggetto russo) e per le Folie s. Bergères (La belle et la bête).
Ai primi del Novecento l'E. operò intensamente a New York per spettacoli di Extravaganza, un genere comico-musicale affine al burlesque e alla pantomima, molto diffuso nell'Inghilterra dell'epoca vittoriana. Non fu un caso se i suoi figurini furono scelti da E. Rostand per il suo spettacolo musicale Chantecler del 1910, una "symphonie rustique" in cui i personaggi erano rappresentati da animali, che venne replicata per 322 volte.
L'E., che si era sposato con Fiorenza Parker, mori a Boulogne-sur-Seine presso Parigi il 16 dic. 1912.
Fonti e Bibl.: Necrol. in Vita, 18 dic. 1912 (conservato nelle Schede Noack, nella Bibl. Hertziana di Roma); P. Arrigoni-A. Bertarelli, Ritrattidi musicisti ed artisti di teatro, Milano 1934, nn. 4475, 4720; E. Servolini, Diz. illustrato degliincisori ital. moderni e contemp., Milano 1955, p. 300; [Elena Povoledo] A. E., in Enc. d. spett., IV, Roma 1957, coll. 1282 ss.; C. Gatti, Ilteatroalla Scala, II, Cronologia, Milano 1964, pp. 204, 206, 208 ss.; Musei e gallerie di Milano, Museo … alla Scala, Milano 1976, II, pp. 683 s.; G. Tintori, Duecento anni di teatro alla Scala, Bergamo 1979, pp. 194 s., 197, 199; Settantaquattro figuriniinediti di A. E. (catal.), Parma 1984; M. L. Angiolillo, Storia del costume teatrale in Europa, Roma 1989, pp. 109-111; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, X, p. 334.