al-Tawhidi, Ali ibn Muhammad Abu Hayyan
Filosofo e letterato musulmano probabilmente persiano (Shīrāz o Baghdad, 922 o 932 - Shīrāz 1023). La sua opera filosofica più importante è al-Muqābasāt, una raccolta di più di cento conversazioni filosofiche. Il suo pensiero, definito una sorta di neoplatonismo popolare, è incentrato sull’idea emanativa: il mondo deriva da Dio secondo lo schema classico di illuminazioni e ipostasi (Intelletto, Anima, Natura) e l’uomo, integrato nel processo emanatista, è intermedio tra i mondi angelico e terrestre. Profondo è l’interesse per i temi psicologici (per es., quello gnostico della caduta dell’anima). Più che della filosofia, al-T. è però rappresentativo delle «belle lettere» arabe (adab). Preziosa per la ricostruzione dell’ambiente intellettuale della Baghdad dell’epoca – e non di rado anche per la chiarificazione di singole questioni – è l’opera al-Imtā‛wa l-mu’ānasa («Il libro della gaiezza e della convivialità»), scritta in un arabo elegante e non di rado piena di spirito. Importante è il resoconto della diatriba tra logici e grammatici, per i quali al-T. sembra parteggiare, pur dimostrando grande rispetto per l’autorità di Aristotele e del suo maestro Abū Sulaymān al-Manṭiqī al-Siǧistānī (➔); notevole è il ricorso alle Epistole dei Fratelli della purezza (➔), di cui tramanda anche i nomi dei possibili autori, e a Ibn Miskawayh, con cui intrattenne una corrispondenza filosofica (al-Hawāmil wa l-Shawāmil).