Alì
Cugino e genero di Maometto (in arabo ῾ Alī ῾ Alī ibn Abī Tālib; la forma Alì è quella generalmente vulgata nelle lingue romanze), quarto successore di Maometto come califfo. D. lo ricorda in If XXVIII 32, per bocca dello stesso Maometto che lo indica nel dannato che cammina dinanzi a lui (Dinanzi a me sen va piangendo Alì, / fesso nel volto dal mento al ciuffetto). Rispetto alla ferita che viene inferta a Maometto, rotto dal mento infin dove si trulla (v. 24), A. è colpito da una minore mutilazione, soltanto nella faccia dal mento alla fronte, e con ferita di minore profondità (Maometto è squarciato, rotto, A. soltanto spaccato, fesso), anche se la mutilazione per entrambi parte dallo stesso luogo, il mento. Tale minor pena si giustifica col fatto che A. non ha creato, come il suocero, un grande ‛ scisma ' (secondo l'opinione invalsa nel Medioevo; cfr. per l'appunto la voce MAOMETTO), ma una setta propria all'interno dello ‛ scisma ' islamico, quella degli Sciiti; donde la complementarità della ferita, che continua quella di Maometto giungendo sino ai capelli, così come A. ha continuato lo scisma aggravando la frattura dell'unità religiosa nella Chiesa di Cristo. Di conseguenza il comportamento del personaggio è più nell'ombra, e dai tratti meno energici (bene qui il Tommaseo: " Alì, men forte, piange; Maometto, guerriero, si lacera da sé, per pompa di costanza e per più fiera pena ", quantunque erri nel ritenere che Maometto aggravi la sua dannazione ampliando la ferita con le mani; in realtà mi dilacco vale " mi trovo diviso in due ", per il Del Lungo " mi fo in due ").
Ma v'è chi dubita, ad esempio il Porena, che D. potesse conoscere con esattezza l'opera di A. come autore di un ulteriore scisma; quindi A. si troverebbe in una posizione di minor pena solo perché personaggio meno importante del suocero, e comunque soltanto ‛ perfezionatore ' dell'opera scismatica di questi. Per le fonti storiche e leggendarie a disposizione di D., v. ISLAM.