ALICANTE (A. T., 41-42)
Città della Spagna, capoluogo della provincia omonima, sulle rive del Mediterraneo (38°20° N., 0°26° O.), in fondo all'ampia falcatura che si apre fra i capi de las Huertas e di Santa Pola. Il nome le viene dalla romana Lucentum, che fu poi alterato, durante il periodo musulmano, nella forma Lecant od Alcant, da cui è venuta l'odierna. La città non conserva più se non poche e insignificanti tracce di antichità romane o arabe. Il primo nucleo dell'attuale centro abitato (villa vieja) è quello che si accalca proprio sotto e ad occidente del Castello di Santa Barbara, vecchia fortezza che sorge in cima a uno sperone roccioso poco eminente (160 m.), ma ben isolato all'intorno. Il nuovo centro si è sviluppato e continua a svilupparsi ancora ad occidente, secondo lunghe vie parallele alla spiaggia e brevi tronchi normali a questa. Viali e giardini sono abbastanza frequenti; particolarmente degno di nota il magnifico paseo de los Mártires, che chiude il porto da levante, col suo doppio filare di palme e una bella cornice di edifici.
La città, che conta ora oltre 65.000 abitanti (63.908 nel 1920), ha veduto nell'ultimo ventennio un incremento di popolazione piuttosto modesto, in armonia con le sue condizioni economiche, che hanno risentito della concorrenza fortunata di altri centri della costa mediterranea. Tuttavia la produzione agricola del retroterra è cospicua (vino, olio, grano, mais, cereali, avena, legumi, ortaggi, frutta, sparto, alfa, ecc.); e anche alcune industrie vi hanno bene attecchito (conserve alimentari, ceramica, metallurgia, tabacchi, ecc.).
Pochi gli edifici artisticamente notevoli; la Casa Consistorial (municipio), con portici e con due torri ricoperte di mattonelle smaltate di varî colori, è un interessante esempio di barocco valenzano, sul quale ha indubbiamente influito l'architettura romana. Di un bel barocco è anche la Collegiata di S. Nicola da Bari, costruita nel 1616 secondo la tradizione herreriana, a una vasta navata con crociera e cupola. Sul luogo dell'antica moschea è ora la chiesa di S. Maria, edificio gotico, ma restaurato modernamente, con una buona statua della Vergine, del sec. XV. Notevole anche la chiesa della Misericordia, l'ospedale di San Giovanni di Dio, e qualche altra costruzione minore.
Il porto ha un doppio molo di recente ampliato con una vasta darsena esterna, dalla parte di levante. Il traffico, abbastanza intenso, è rappresentato soprattutto da esportazione di prodotti agricoli. Vi mettono capo servizî regolari con le Baleari, le Canarie, il Marocco e l'Algeria. Alicante è stazione della ferrovia costiera ed è congiunta anche, per ferrovia, con Madrid, di cui rappresenta il più vicino sbocco sul Mediterraneo. L'elegante Playa del Postiguet richiama durante la buona stagione gran concorso di bagnanti, massime dalla capitale.
Storia. - L'antica Lucentum sorgeva forse un po' più a settentrione di Alicante, e fu città di diritto latino e uno dei centri della provincia Tarraconese (Tarraconensis), anche prima che quel diritto venisse da Vespasiano concesso a tutta la Spagna. Oscura è la sua sorte durante i primi tempi delle invasioni barbariche. Quando poi avvenne l'invasione degli Arabi, Alicante fu una delle città comprese nella Cosa de Todmir o del conte Teodomiro, con regime indipendente, secondo il trattato di pace concluso tra il detto conte e ‛Abd al-‛Azīz ibn Mūsà, il figlio del conquistatore della Spagna. Nel 1097 fu assoggettata da Aben Omar e nel 1114 da re Alfonso I; ma dopo poco ritornò in potere degli Arabi. La riassoggettò nel 1250 Alfonso X il Savio, che ne prese molto a cuore il ripopolamento, per l'importanza del suo porto: sicché, come dice lo stesso re nella sua cronaca, Alicante fu popolata "di gentiluomini, di mercanti, di buoni uomini provenienti da città onorate e di gente pratica del mare, e le furono accordati molti statuti (fueros) buoni e liberali, franchigie ed ampî confini". I Musulmani di Murcia, nella sollevazione del 1262, tornarono a strapparla dalle mani dei Cristiani; ma Giacomo I il Conquistatore, re d'Aragona, la riprese nel 1296, e a lui venne attribuita in forza della sentenza pronunciata dal re Dionigi di Portogallo insieme con l'infante Giovanni e con Jimeno de Luna vescovo di Saragozza, che erano stati nominati arbitri nella contesa tra i re di Aragona e di Castiglia. A partir da allora fino ai re cattolici, Alicante fu causa di lotte tra Castigliani e Aragonesi. Ferdinando il Cattolico le diede il titolo di città nel 1490. Alla fine del sec. XVII, e precisamente nel 1684, la città ebbe a soffrire per una pestilenza che quasi spopolò la regione. Più tardi, nella guerra di successione di Spagna, Alicante rappresentò una parte notevole, perché solamente essa e Peñíscola sostennero il partito di Filippo V nel regno di Valenza. Assediata nel 1706 dall'arciduca d'Austria, pel quale quel regno s'era pronunziato, dovette capitolare, e il castello che la difendeva non tornò nelle mani di Filippo V che nel 1709. Il porto di Alicante continuò ad avere importanza nei regni che si susseguirono, per la sua posizione strategica. L'arma della città è un castello sopra una roccia battuta dal mare; al di sopra, le sbarre aragonesi, concesse da Giacomo I.
Bibl.: J. P. de la Roca, Historia general de la ciudad de Alicante, 2ª ed., Alicante 1891.
Provincia di Alicante. - La provincia di Alicante, sul Mediterraneo, fu creata nel 1833, con l'aggregazione di distretti prima pertinenti alle provincie di Valencia e di Murcia, fra le quali è compresa. La parte settentrionale ha carattere montuoso ed è costituita da un insieme di rilievi isolati o irregolarmente disposti, con valli brevi e variamente orientate; la meridionale continua l'orlo piatto e paludoso che si sviluppa a N. di Cartagena, e termina poco oltre la città di Alicante. Se se ne toglie il basso Segura, che attraversa questa zona pianeggiante provenendo da Murcia, e il Vinalapo, che convoglia all'Albufera di Elche il tributo di tutta la parte occidentale della provincia, bacino e portata degli altri corsi d'acqua meritano a questi appena il nome di torrenti. Lagune abbastanza estese sono lungo la costa a S. (La Mata, Torrevieja); raccolte d'acqua dolce vengono create in più luoghi, sbarrando il letto dei torrenti (pantanos), per l'irrigazione delle huertas, alle quali provvedono anche numerosi canali artificiali, soprattutto nei distretti del S. Il clima è mite, specie se confrontato con quello della meseta, con scarse precipitazioni (è proverbiale la limpidezza del cielo lungo la costa; ad Alicante si ha una media annua di 200 giorni sereni), temperatura media intorno ai 17° sul litorale, di non molto inferiore nell'interno, dove però talora compare la neve e si hanno estati anche eccessive (fin oltre i 40°). Nonostante la siccità (media annua delle piogge: 280-300 mm. ad Alicante), l'agricoltura del paese è fra le più prospere della Spagna: la provincia produce soprattutto vino, olio, cereali, legumi, ortaggi, agrumi, piante tessili, sparto, ecc., avendo gli abitanti saputo sfruttare con tenace lavoro condizioni d'ambiente che non possono dirsi delle più propizie. Minerali non mancano (rame ad Orihuela, zolfo a Oibi e Petrel, salgemma, ligniti, piombo in varî luoghi); ma non costituiscono, almeno per ora, fonte di vera ricchezza. Per contro, sono abbastanza sviluppate le industrie (conserve alimentari, tessuti di lana, cotone, seta, sparto, cartiere, ecc.) e florido è il commercio, che può contare sopra una discreta rete stradale, buone comunicazioni ferroviarie, e soprattutto sul traffico del piccolo cabotaggio che si esercita fra gli scali della costa.
La provincia, estesa 5799 kmq., è divisa in 14 partidos judiciales o mandamenti: Alcoy, Alicante, Cocentaina, Denia, Dolores, Elche, Ensarriá, Jijona, Monóvar, Novelda, Orihuela, Pego, Villajoyosa e Villena, con 138 ayuntamientos, che contano insieme una popolazione di 512.186 abitanti (densità 88 per kmq., più che doppia di quella dell'intera nazione).
Numerose sono, relativamente, le città di qualche importanza. Oltre Alicante, superano i 30.000 ab. Elche, Orihuela, Alcoy, l'ultima delle quali rappresenta il centro industriale più notevole della provincia (tessuti di lana e di cotone e soprattutto la famosa carta da sigarette). Caratteristica è ad Alcoy la festa di S. Giorgio, durante la quale ha luogo una curiosa rievocazione delle lotte fra Mori e Cristiani, con finte battaglie che durano tre giorni (23-25 aprile), e vi richiamano gran concorso di spettatori. Denia (15 mila ab.), sul luogo di un'antichissima città iberica (l'Hemeroskopeion dei Massilioti), ricorda col suo nome latino (Dianium) il culto di Diana, che vi aveva un tempio: è oggi centro del commercio dell'uva passa, che viene esportata quasi tutta in Inghilterra. Villena (15 mila ab.) e Novelda (13 mila ab.) sono centri agricoli notevoli sul corso del Vinalapo.