Vedi ALICARNASSO dell'anno: 1958 - 1973 - 1994
ALICARNASSO (῾Αλικαρνασσός, Halicarnāssus)
Antica città della Caria, oggi Būdrūm in una insenatura della frastagliata penisola che divide il Sinus Iassicus dal Sinus Ceramicus.
Colonia fondata dai Dori di Trezene e capitale dell'Esapoli dorica. Stabilì una fattoria a Naucrati in Egitto e batté moneta dal VI sec. a. C. fino all'imperatore Gordiano. Perduta dagli Ateniesi nella guerra del Peloponneso, ripresa da Trasibulo nel 389, fu poi residenza di dinasti tributari dei Persiani, ma culturalmente legati alla Grecia. Fiorì sotto Mausolo (v.) nel IV sec. a. C. Fu assediata, presa e incendiata nel 333 a. C. da Alessandro, che però non riuscì ad occupare la fortezza Salmakis a N. Rioccupata da Farnabazo, generale di Dario, fu riconquistata da Alessandro e, dal 280 al 200, fu in potere dei Tolomei, riottenendo la libertà nel 197 a. C. Subì la supremazia di Rodi e dal 129 a. C. fu inclusa nella provincia romana d'Asia.
Il luogo fu scavato da C. T. Newton (1856-57), e la topografia della città è bene descritta da Vitruvio (ii, 8), il quale dice che Mausolo, avendo notato che il luogo era naturalmente fortificato, adatto a farne un emporio commerciale e un porto, vi stabilì la sua residenza. Il luogo è simile, egli dice, alla curva di un teatro, cosicché in basso, vicino al porto, fu impiantato il Foro, a metà altezza del declivio curvilineo fu aperta una larga strada, come la praecintio di un teatro, nel cui centro fu costruito il Mausoleo (v.) con egregia struttura, tanto da farne una delle sette meraviglie del mondo. Nel centro dell'acropoli era il tempio di Ares con un simulacro colossale acrolitico, opera nobilissima dello scultore Leochares: questa statua, soggiunge, alcuni l'attribuiscono a Leochares, altri a Timotheos. Nel corno destro alla sommità, seguita Vitruvio, è il tempio di Afrodite e di Hermes, vicino alla fonte Saimacide. Come a destra stanno questo tempio di Afrodite e la fonte sopraddetta, così nel corno sinistro è il palazzo reale, che Mausolo vi impiantò secondo il suo progetto: da questo a destra si vedono il Foro e il porto e tutto il circuito delle mura; a sinistra, sotto le mura è nascosto un porto segreto, in modo che nessuno possa vedere e conoscere quello che in esso avviene, cosicché il re stesso dal suo palazzo, poteva dare ordini ai rematori e ai soldati senza che nessuno ne venisse a conoscenza.
L'insenatura del porto termina anche oggi nei due corni su cui stanno l'arsenale a O e il Castello di S. Pietro a E. Il circuito delle mura antiche è visibile ininterrottamente lungo la cresta delle alture che chiudono la "cavea" della città, tranne vicino alla spiaggia sul lato E, dove mancano; il tracciato irregolare è dettato dai bisogni difensivi e deve attribuirsi a Mausolo, sebbene forse fu rifatto in seguito alle successive distruzioni. La maggior parte delle mura sono poligonali, tranne dal lato O dove sono isodome; il materiale è trachite, calcare e tufo. Sul lato O si apriva una porta, probabilmente quella detta Trìpylon (Arr., Alex., i, 22, 1, 4), da cui partiva la via verso Myndus. Questa era la parte più debole della cinta perché a un livello più basso, perciò la porta fu munita di tre grandi torri, delle quali una impiantata obliquamente alle mura per ottenere un più ampio raggio di difesa.
Le mura salgono verso NE sul lato di un colle conico con angolo ottuso, e sulla sommità c'è una piattaforma oblunga (m 8,75 × 12,5 circa), come una piccola cittadella, con resti delle fondazioni di una torre di vedetta (ritenuta erroneamente dai Ross il tempio di Ares) e vicino è una grande cisterna. Dalla sommità le mura scendono nella valle e poi si dirigono verso NE in una zona rocciosa e precipite, formando un saliente e creando una acropoli (cfr. Strabo, ix, 657); piegano poi a S sull'orlo di un burrone, e scendono nella fertile pianura verso il porto; ma qui sono andate distrutte tranne qualche piccolo resto, e in parte furono forse smantellate per ricavarne materiale per il castello di S. Pietro. In questo lato NE c'è anche un tratto di muro più esterno e si è pensato che qui ci fosse la Porta Mylasa, il settore dove Alessandro sferrò l'attacco alla città nel 334 a. C. secondo Arriano (Anab., i, 20-23) e Diodoro (xvii, 24-27).
Sulle pendici dell'altura di Göktepe era il teatro di cui restano alcuni gradini della cavea. Il Mausoleo è stato ritrovato e scavato, proprio nella posizione descritta da Vitruvio, al centro della città alla metà dell'altezza del declivio, su una piattaforma di circa 100 m di lato. Sopra fra le alture fortificate dominanti la città è stato identificato dallo Spratt e dal Newton il tempio di Ares nel basamento scavato al centro di una terrazza sostenuta da massicce mura, sebbene la posizione non corrisponda esattamente a quella indicata da Vitruvio (in summa arce media).
Il tempio era ionico di ordine simile a quello del Mausoleo. A. SE di questo supposto tempio di Ares rimangono alcune colonne doriche di un portico, che il Newton identificò con la stoà di Apollo, documentata in un'iscrizione trovata nelle vicinanze, eretta da un Tolomeo e quindi del III sec. a. C., sebbene sul lato N il Newton abbia visto un mosaico di periodo romano e giudichi lo stile architettonico più romano che ellenistico. A E del portico presso le rovine del monastero bizantino di Haghia Marina, alcune fondazioni antiche con resti di mosaici e di stucchi dipinti sono state interpretate dal Newton come appartenenti a un ginnasio, perché è ricordato in un'iscrizione e per la menzione di ginnasiarchi in un'altra iscrizione trovata nelle vicinanze. A S di questa zona il Newton scavò (nel campo di Chiaoux) alcune fondazioni e pensò che qui sorgesse il santuario di Demetra e Kore, avendo trovato molte statuette fittili di queste divinità e un'iscrizione con dedica ad esse. Tra il Mausoleo e la riva si stendeva l'agorà, e nella zona si sono trovati frammenti architettonici e colonne ioniche simili a quelle del Mausoleo. Ad O del Mausoleo è stata scavata una ricca abitazione romana, di cui vennero messi in luce cinque vani per una estensione di circa m 37 da E a O e di 27 da N a S, tutti riccamente decorati con mosaici policromi. Un ambiente quadrato aveva al centro una specie di impluvio pavimentato di marmo bianco, circondato da quattro pannelli con cani che inseguono stambecchi e due leoni; in una sala rettangolare adiacente, il cui pavimento era distrutto al centro e all'estremità O, era un mosaico con Meleagro (ΜΕΛΕΑΓΡΟC) vestito di tunica, e Atalante (ΑΤΑΛΑΝΤΗ) a cavallo che cacciava il leone; all'estrernità E erano invece Didone (ΔΕΙΔΩ) ed Enea (ΑΙΝΕΑC) ambedue a cavallo e dietro un albero e una pantera; fra le due scene erano varie riquadrature e cerchi e figure di Stagioni alate: la Primavera (ΑΙΑΡ = ἔαρ, forse forma del dialetto cario), l'Estate (ΘΕΡΟC). Una galleria da E a O, tutta pavimentata a mosaico, terminava in un'abside decorata con Afrodite sostenuta da Tritoni, nel centro aveva motivi geometrici riquadrati da tralci di edera e treccia e all'estremità E un grande rosone di trecce ed altri motivi geometrici e floreali. Da questo lato E due gradini scendevano in un corridoio, che girava intorno ai due lati di un vano centrale con un pozzo e il cui pavimento a mosaico era diviso in due sezioni con un complesso di motivi ornamentali e di medaglioni e pannelli quadrati. I medaglioni sono decorati con protome di Phobos al centro, i pannelli con un Satiro che insegue una Menade, una Nereide su l'ippocampo, Dioniso con la pantera; altri medaglioni entro riquadrature ottagonali (in origine 41) presentano motivi vari: rosette, anitre, pesci, galli, protomi dionisiache. In uno spazio rettangolare il mosaico raffigurava scene di vendemmia, Pan che coglie l'uva, Eros, pantere, uccelli, leoni, delfini, e nel centro tre pannelli fra cui uno con Europa sul toro. Nei passaggi ad alcuni di questi ambienti erano, in uno, una corona contenente le iscrizioni ΥΓΙΑ (Salute), ΖΟΗ (Vita), ΧΑΡΑ (Gioia), ΕΙΡΗΝΗ (Pace), ΕΥΘΥΜΙΑ (Allegrezza), ΕΛΠΙC (Speranza) e motivi ornamentali, e in un altro motivi geometrici e un medaglione con maschera di ΦΟΒΟS.
In un vano rettangolare a N della galleria absidata il mosaico formava, con trecce e motivi geometrici, dei medaglioni circolari dove erano raffigurati busti delle personificazioni di Alicarnasso (ΑΛΙΚΑΡΝΑCΟC), di Alessandria (ΑΛΕΧΑΝΔΡΙΑ) con corona turrita, e di Berito (ΒΗΡΥΤΟC).
Sotto la galleria si trovarono tracce di pavimento in stucco dipinto e di un più antico mosaico; lo stile dei mosaici della casa ci riporta al IV e V sec. d. C. Sono stati distaccati e sono conservati al British Museum di Londra.
Tra questa villa romana e il porto a Eski ÇaŞme, forse dal luogo di un'altra abitazione, sono venute in luce alcune sculture: una statua acefala femminile, una statua di Marsia appeso all'albero con tracce di color rosso sul corpo, e un rilievo con Achebo, Hermes e le Ninfe, del II sec. a. C.
Il Newton, escludendo il luogo del Castello di S. Pietro, pone il palazzo reale in un'altura rocciosa vicino al quartiere greco dominante l'istmo, e riconosce il porto segreto nell'insenatura a O dell'istmo, dove restano fondazioni di un molo. Del palazzo peraltro non rimangono tracce. Nessun resto si ha ugualmente del tempio di Afrodite ed Hermes sul corno opposto occidentale (si è anche pensato a una tradizione corrotta di un ῾Ερμαϕοδίτου ἱερόν, e per una connessione di Ermafrodito con la ninfa Salmacide; cfr. Ovid., Met., iv, 258 ss.). L'ubicazione della fortezza Salmacide e della fontana rimangono incerte, ma è probabile che il promontorio dell'Arsenale fosse occupato dal primitivo quartiere di Salmacide che, verso la metà del V sec. a. C., godé una certa autonomia.
Il luogo dove sorge il Castello di S. Pietro è una isola rocciosa che si uni già nell'antichità con un istmo sabbioso alla terraferma (Plin., Nat. hist., ii, 204), e quest'isola era originariamente detta Zephöria (Strabo, xiv, 656); su di essa si impiantò la prima colonia argiva, estendendosi poi sul continente. Qui era una cittadella greca, di cui rimangono nella roccia i tagli delle mura di fortificazione, e un muro di antica tecnica isodomica. Il Maiuri localizza nell'isola il tempio di Apollo dove erano conservati i decreti della città, per il trovamento di un'iscrizione della metà del V sec. a. C.
È probabile che prima di Mausolo i due centri abitati fossero nell'isola e nel promontorio dell'Arsenale con il quartiere di Salmacide e che nell'area intermedia presso il futuro Mausoleo e il porto si stendesse la necropoli, perché Newton vi scavò tombe di periodo classico, una camera sepolcrale con figurine fittili arcaiche, e il Biliotti vi trovò anche una testa marmorea arcaica (circa 530 a. C.) oggi al British Museum, forse di una sfinge funeraria.
Sul lato N e O della città si stendono le necropoli, con molte tombe scavate nella roccia.
Bibl: Bürchner, in Pauly-Wissowa, I, s. v., cc. 2253-2264; C.T. Newton, A History of Discoveries at Halicarnassus, Cnidus and Branchidae, Londra 1862, II, 2; G. Karo, in Arch. Anz., 119, c. 61; A. Maiuri, in Annuario Atene, IV-V, 1921-22, pp. 271-328; Suppl. Epigraphicum Graecum, IV, 191; G. E. Bean - J. M. Cook, The Halicarnassus Peninsula, in Annual of the Brit. School at Athens, L, 1955, pp. 85-108.
Per i mosaici: R. P. Hinks, Catalogue of the Greek, Etruscan and Roman Paintings and Mosaics in the British Museum, Londra 1933, pp. 125-143, nn. 50-56; D. Levi, Antioch Mosaics Pavements, Princeton-Londra 1947, pp. 170, 182, 234, 238, 282, 407, 485, n. 365, 586, n. 20.