BARBI, Alice
Nata a Modena il 10 giugno 1862, fu indirizzata dal padre, Enrico, buon maestro di violino, allo studio della musica, e debuttò all'età di sette anni come violinista.
Con il padre soggiornò per un certo tempo in Egitto, trasferendosi poi a Bologna, centro musicale di grande rinomanza, ove seguì le lezioni di C. Verardi. In seguito si dedicò allo studio del canto con i noti maestri bolognesi L. Zamboni e A. Busi, e poi con L. Vannuccini di Firenze, ove intanto si era trasferita conquistandosi le simpatie e la protezione della famiglia Corsini, che seppe sviluppare adeguatamente le sue già notevoli qualità artistiche. Il 2 apr. 1882 si produsse per la prima volta a Milano durante gli intervalli di un concerto popolare organizzato dall'impresario Andreoli, con un programma comprendente quattro arie, di G. F. Haendel, F. J. Haydn, N. Jammelli e G. Rossini ottenendo un grande successo. Del resto, già a Roma, in un concerto al Quirinale, aveva saputo degnamente figurare al fianco dei celebre A. Cotogni e di G. Sgambati.
L'anno seguente lo stesso impresario la scritturò per due concerti consecutivi, nell'ultimo dei quali la B. si esibì anche come violinista, dimostrando "stile perfetto, interpretazione castigata e soavità d'accento" (come scrisse un critico del tempo): il giudizio complessivo finì tuttavia col porre in maggior rilievo le virtù canore della giovane artista.
A Milano essa cantò ancora nel 1885 e nel 1886, ma la sua attività si svolse quasi interamente all'estero: in Russia (Società Imperiale), in Inghilterra (Società popolare di Londra, università di Edimburgo), in Germania (Società filarmonica di Berlino), e soprattutto a Vienna, la città che seppe meglio corrispondere alle sue esigenze artistiche.
Fin dall'inizio del 1890 la B. aveva letteralmente affascinato il pubblico della Basenderfer-Saal di Vienna, sollecitandone il gusto raffimato e la più lusinghiera approvazione.
Qui la conobbe J. Brahms, dei quale la B. aveva interpretato mirabilmente alcuni Lieder:il musicista ne fu subito entusiasta al punto da informarne Clara Schumann Wieck (contrariamente alla opinione del Kalbeck, Brahms conobbe la B. nel febbraio del 1890, come risulta appunto da una lettera alla Schumann, e non nel 1892).
Il 21 dic. 1893, dopo poco più di dieci anni di attività, la B. rinunciava alla sua carriera per sposare il barone Wolf von Stomersee, ciambellano e maestro di corte dello zar. Nel suo concerto d'addio Brahms volle accompagnarla per tutto il programma. Rimasta vedova dello Stomersee, nel 1920 sposò a Londra il marchese della Torretta, ambasciatore d'Italia. Morì a Roma il 4 nov. 1948.
L'attività della B. può inserirsi nell'ambito delle esperienze di quel gruppo di colti musicisti, i cosiddetti musicisti del "ponte", G. Sgambati, G. Martucci, M. E. Bossi, A. Bazzini, ecc., che nella seconda metà del secolo scorso, in un tenace sforzo di sprovincializzazione, si allontanarono dalla tradizione melodrammatica italiana, prodigandosi per la diffusione della musica strumentale del romanticismo tedesco. La B. fu indubbiamente la prima cantante italiana da concerto, fatto tanto più notevole in quanto svolse la sua attività in un periodo caratterizzato dal più acceso fanatismo per le dive del bel canto.
Nell'ambiente sempre in fermento costituito dai musicisti e musicofili bolognesi la sua educazione musicale fu indirizzata verso forme antitradizionali e inconsuete per una cantante del tempo: fu un'eccellente violinista, buona pianista, musicista d'ingegno; armonizzò una serie di famose arie antiche che poi pubblicò, scrisse due stornelli e una romanza, musicati da A. Bazzini e da lei stessa mirabilmente interpretati, Luna bella (stamp. a Milano, s.d.), Sono stanca alfin di lamentarmi e Nuvola d'oro (inser. nell'album il bel canto, Milano 1900), che, pur rientrando nel gusto del tempo, si distinguono per spiccati elementi di sensibilità e di cultura.
La preparazione della B. andava oltre il campo più propriamente musicale, conosceva e parlava alla perfezione diverse lingue (cantò sempre nella lingua originale ciascuna composizione), aveva studiato a fondo la musica romantica tedesca, divenendo in brevissimo tempo una delle più grandi cantatrici di lieder.Per questo meritò la stima e la considerazione, oltre che di Brahms, anche di Clara Schumann, dello Sgambati, che diverse volte collaborò al pianoforte, del Martucci, che compose per lei il poemetto La canzone dei ricordi del Bazzini e di tutti gli ambienti musicali colti di Europa. La sua specialità restava sempre però la musica italiana antica, per la quale mostrò subito eccezionale sensibilità.
La voce della B. era media, dal timbro dolce e vellutato, non eccezionale per volume, ma per qualità. La sua estensione era notevole (prendeva con grande naturalezza il si bemolle sopra le righe, pur essendo mezzosoprano), ma soprattutto eccezionale era la sua tecnica: trillo perfetto, agilità nei passaggi omamentali, uguaglianza di timbro, fraseggio discorsivo e infine pronuncia chiara e assolutamente intellegibile. Queste eccezionali doti non erano esibite smodatamente, ché anzi i programmi della B. si facevano notare per il gusto raffinato della scelta e per la sobrietà della interpretazione.
Fonti e Bibl.: L. Bignami-F. Romani, Cronologia di tutti gli spettacoli rappresentati nel gran teatro Comunale di Bologna dalla solenne sua apertura 14 maggio 1763 a tutto l'autunno del 1880, Bologna 1880, p. 219; G. Sgambati, A. B.,in The musical World, London, 18 luglio 1885, p. 452; G. B. Nappi, A. B.,in Gazzetta musicale di Milano,XLII (1887), pp. 122-124; M. Kalbeck, Johannes Brahms, IV, Berlin 1915, pp. 136, 325329; Clara Schumann-Jiohannes Brahms Briefe as den -Vahren 1853-1896, im Auftrage von Marte Schumann,a cura di B. Zitzmann, II, Leipzig 1927, pp. 406, 423 s., 426, 431, 585; A. v. Ehrmann, Jiohannes Brahms,Leipzig 1933, pp. 448, 471; K. Geiringer, I. Brahms,Milano 1952, pp. 157, 168; C. Schmidi, Dizionario univ. dei muncisti, I, p. 11.